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Rachele MichinelliWritten by: Progetti

Case ad alta qualità di vita

La dimensione dell’abitare declinata secondo la ricerca della qualità di vita costituisce un obiettivo rilevante nell’ambito dell’indagine architettonica, un impegno da perseguire con particolare impegno da parte del progettista nel momento in cui si tratta di edilizia sociale. La definizione di qualità di vita è comunque un concetto sociologico complesso la cui dimostrazione implica una pluralità di condizioni e lascia aperto il quesito della relazione tra ciò che è oggettivo e ciò che invece coinvolge la soggettività. Resta esplicito che nell’architettura degli spazi domestici alcune caratteristiche rappresentano requisiti imprescindibili per considerare un intervento di pregio, come ad esempio la vicinanza ai servizi, la presenza di aree verdi, il comfort climatico, e non da ultimo il fattore estetico. A tutto ciò si deve aggiungere anche quell’elemento che più di tutti nell’abitare coinvolge la valutazione soggettiva, ovvero la rispondenza dei dispositivi interni alle aspettative e alle abitudini di vita degli abitanti.
Tutti i progetti selezionati in queste pagine presentano particolare attenzione a molti di tali aspetti «qualificanti», ed è sorprendente il fatto che parte di essi siano realizzazioni di edilizia sociale.
Il caso italiano di Motta di Livenza è paradigmatico per la scelta di materiali e sistemi costruttivi ecologici come espediente innovativo di rilettura delle tipologie abitative tradizionali. Quello di Parigi, oltre che per le soluzioni architettoniche, stupisce per la sua centralità urbana; realizzato in un lotto prossimo alla Tour Montparnasse, il complesso a destinazione sociale si trova infatti all’interno di uno dei quartieri più prestigiosi della città, una sorta di monito per sottolineare che simili interventi non devono essere sinonimo di marginalità. Il tema della residenza, nel progetto di Vienna, si lega al grande interrogativo sui modelli di sviluppo urbani nelle aree periferiche: crescita densa vs dispersione. La dimensione semi-rurale dei modi dell’abitare è qui tradotta in un intervento dal lessico essenziale e convincente per la sofisticata ed elegante scelta del low profile; tra le unità abitative permane un’atmosfera di tranquillità, pur nella varietà tipologica e vivacità di rapporti interno-esterno.
Le realizzazioni di Berlino e Bruxelles, invece, oltre che per l’importanza dell’intervento urbano sul contesto, si distinguono per lo studio delle tipologie abitative, il cui sviluppo riflette un’evidente necessità di varietà ma soprattutto di «autonomia» anche all’interno di strutture condominiali. In entrambi i casi, infatti, le soluzioni delle«villette pluripiano» presentano accessi separati, giardini e terrazze private. Spazi intimi, all’interno della costruzione collettiva, diventano in tal modo la miglior risposta alle esigenze soggettive.

Autore

  • Rachele Michinelli

    Laureata in Architettura a Ferrara nel 2002, dal 2001 al 2003 lavora a Parigi. Nel 2007 è visiting professor all’Universidad Nacional de Colombia di Bogotà. Nel 2009 consegue il dottorato presso il Politecnico di Torino. Dal 2006 collabora con Il Giornale dell’Architettura. Dal 2013 al 2015 è docente a contratto presso il Politecnico di Torino, nell’a.a. 2016/17 tutor presso l’Alta Scuola Politecnica dei Politecnici di Milano e Torino. Dopo una decennale esperienza come project manager e consulente alla direzione presso Studio Rolla per la gestione d'importanti trasformazioni urbane, fra cui il nuovo stadio della Juventus a Torino, nel 2018 fonda il proprio studio Viadelpino a Genova, occupandosi principalmente di consulenze procedurali e tecnico amministrative

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Last modified: 10 Luglio 2015