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Davide BorsaWritten by: Città e Territorio

Il nuovo Piano di Milano: la città come bene comune

Milano. Il 13 ottobre la giunta Pisapia ha definitivamente revocato il Piano di governo del territorio (Pgt) della giunta Moratti, proponendo con il «Documento politico di indirizzo» redatto dal neoassessore all’Urbanistica, l’avvocato Lucia De Cesaris, le nuove linee di orientamento per il futuro Pgt. L’obiettivo è riportare in Consiglio il documento di Piano, riveduto e corretto, dopo l’Epifania, per pubblicarlo a marzo.
Come definirebbe in tre parole il Pgt «rivisto» dalla giunta Pisapia?
Rornare a una «città come bene comune»; però sono quattro parole…
Il numero delle osservazioni è tale da costringere quasi a riscrivere il Piano. Che questo dipenda dalla giunta, è un segnale preoccupante sulla modalità di redazione del documento. Ci sono delle garanzie che l’attuale giunta non utilizzi il metodo discrezionale anche nel merito dell’ulteriore revisione delle osservazioni? Non vengono messi in discussione i principi e i valori dell’impianto?
Le regole, nazionali e regionali, sulla pianificazione urbanistica considerano la fase della partecipazione dei cittadini, attraverso le osservazioni al piano adottato, una parte necessaria della sua elaborazione. È inevitabile quindi che dalla valutazione delle istanze della città (nel caso in questione, quasi 5.000) possano derivare modifiche, anche significative, alle scelte di piano; se così non fosse, la partecipazione diverrebbe un inutile aggravamento formale del procedimento. A ciò si aggiunga che, prima della pubblicazione del Piano e, quindi, prima che lo stesso divenisse efficace, è stato eletto un nuovo sindaco con un nuovo Consiglio comunale, ed è stata nominata una nuova giunta. Inoltre, sono stati accolti importanti quesiti referendari con contenuti di forte incidenza sulla connotazione urbanistica. La scelta della nuova amministrazione è dunque equilibrata e ponderata, anche se certamente fondata su una diversa e rinnovata valutazione dell’interesse pubblico. Peraltro non si tratterà di una decisione della sola giunta: la delibera che consentirà la revoca dell’approvazione del Piano, infatti, dovrà essere approvata dal Consiglio comunale. Infine, per far capire l’approccio della nuova amministrazione comunale milanese al tema dello sviluppo urbano, la giunta ha preventivamente predisposto e diffuso uno specifico documento d’indirizzo politico, nel quale sono indicati i temi e gli obiettivi che guideranno anche l’attività di valutazione delle osservazioni dei cittadini.
Se il Pgt venisse messo a punto vorrebbe dire che, indipendentemente dal governo politico, sono poi le modalità di attuazione a prevalere sulla scrittura e sulla progettazione dell’impianto?
L’attuazione è importante, ma per garantirla è ugualmente importante che le regole di pianificazione siano chiare e che siano indicati gli obiettivi di governo del territorio.
Riuscite a governare i processi o li subite? Per molte aree di rinnovo urbano la giunta si trova di fronte a progetti già in fase avanzata. Per l’Expo siamo agli sgoccioli: si tratta di gestire al meglio le decisioni strategiche già delineate, oppure vi proponete di colmare le eventuali lacune di una politica fin qui spesso definita come espressione di selvaggio liberismo?
Milano in questi anni è stata oggetto di forti cambiamenti sociali ma anche territoriali: tutto, però, è accaduto in assenza di un vero piano di governo della città. Sul territorio sono stati avviati numerosi cantieri, alcuni molto importanti, ma realizzati in forma occasionale e segmentata. Potremmo parlare di «episodi edilizi» che hanno riguardato zone periferiche e semicentrali di Milano, senza un vero progetto politico e urbanistico d’intervento. È necessario quindi ripensare a un progetto di città che tenga conto anche dei cantieri ancora in corso. Bisogna costruire una vera relazione tra questi interventi e la città, curando in modo particolare la realizzazione degli spazi d’interesse pubblico e dei parchi. Per alcuni progetti, invece, si tratta di riprenderne completamente le fila, considerata la necessità di risanare abbandoni e ferite apportate al territorio. Infine, Expo per la città sarà un progetto culturale, globale e locale allo stesso tempo, con effetti diffusi sul territorio, a partire dalla valorizzazione del Parco agricolo sud. Da Expo dovremo ricevere anche opere pubbliche e servizi per i cittadini.
Come va la sua collaborazione con Stefano Boeri, assessore alla Cultura con delega all’Expo, una figura militante della nuova generazione di urbanisti-architetti?
Nella nuova giunta l’obiettivo è lavorare insieme nell’interesse pubblico: tutti gli assessori rappresentano professionalità, competenze e volontà messe al servizio della città. Opereremo insieme anche per Expo. Siamo tutti impegnati a qualificare il grande tema «Nutrire il pianeta, energia per la vita», sia per discutere criticamente il modello di crescita planetaria, sia per riconfigurare il modello di sviluppo territoriale della regione urbana con una riprogettazione sostenibile del sito dopo l’evento.
In quali grandi progetti pubblici (Brera, Beic, edilizia sociale, Milano città d’arte, mobilità ecc), oltre all’Expo, la vostra giunta intende incidere e agire?
L’obiettivo principale, lo ribadisco, è ridare a Milano un progetto, per una città che deve ritornare a essere «bene comune», riprendendo le fila di una crescita avvenuta in ordine sparso, che l’ha fatta diventare spesso inospitale e costosa. Una città che riconosca l’articolazione della regione urbana e, quindi, pratichi politiche integrate e aperte a tutto il territorio metropolitano. Expo rappresenta sicuramente un impegno pubblico rilevante, attraverso il quale potremo ridare vita a risorse pubbliche essenziali quali la Darsena e il sistema dei Navigli. Nei prossimi anni l’obiettivo dev’essere anche riscoprire i quartieri, superando le periferie; riportare al centro la questione delle abitazioni, ritornando a realizzare case accessibili per le fasce più deboli, ma anche in grado di rispondere alla pluralità della domanda sociale (studenti, giovani lavoratori, giovani coppie); garantire servizi e un progetto di verde accessibile e caratterizzante; realizzare una mobilità efficiente. Una città che dev’essere riqualificata anche nella sua parte edificata, con forte attenzione alle prestazioni ambientali e al risparmio energetico, utilizzando fattori premianti e incentivanti. Una città che va ripensata e progettata attraverso il suo paesaggio, tenendo conto anche delle sue caratteristiche scambiatrici e produttive.
Bruxelles ha previsto per il suo Plan de développement internationale un budget di 100 milioni, di cui 47 per infrastrutture, mobilità e spazi pubblici. Su quali risorse può invece contare il Pgt?
È molto difficile parlare oggi di risorse: stiamo lottando per rispettare il patto di stabilità, in una situazione internazionale, ma soprattutto nazionale, molto preoccupante. Credo tuttavia che questa possa essere l’occasione per attivare o rafforzare azioni congiunte tra pubblico e privato, avviando una stagione di politiche pubbliche in rapporto diretto con la mobilitazione della società e degli interessi locali.

Autore

  • Davide Borsa

    Laureato in Architettura al Politecnico di Milano con una tesi su Cesare Brandi, pubblicata con il titolo Le radici della critica di Cesare Brandi (2000), è dottore di ricerca in Conservazione dell'architettura. È corrispondente del “Giornale dell'Architettura” e ha scritto per “Arte Architettura Ambiente”, “Arcphoto”, “Ananke”, “Il Giornale dell'Arte”. Suoi contributi sono in atti per il seminario internazionale “Theory and Practice in Conservation- A tribute to Cesare Brandi” (Lisbona 2006), per la giornata di studi “Brandi e l’architettura” (Siracusa 2006), per il volume “Razionalismo lariano” con il saggio “Eisenman/Terragni: dalla analogia del linguaggio alla metafora del testo” (2010), per il volume “Guerra monumenti ricostruzione. Architetture e centri storici italiani nel secondo conflitto mondiale” (2011). Ha curato il volume “Memoria e identità del luogo. II progetto della memoria” (2012). Ha fatto parte dello staff curatoriale del Padiglione Architettura Expo 2015 per il ciclo di convegni Milano capitale del moderno. Presso il Politecnico di Milano collabora alla didattica nei corsi di Storia dell'architettura contemporanea, Teoria del restauro, Composizione architettonica e urbana e ai laboratori di Restauro e di Progettazione architettonica.

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Last modified: 10 Luglio 2015