Riguardo a quanto ancora si discute con sterili polemiche, frutto di una superficiale o mancata conoscenza e attenzione ai veri problemi della conservazione, nonché di un disconoscimento delle corrette tecniche di restauro per le superfici decorate, si vuole ancora una volta precisare che il Progetto di recupero e conservazione della Villa romana del Casale di Piazza Armerina è stato approvato da tutti gli organi ufficiali e istituzionali (Soprintendenza, Genio civile, Commissione regionale lavori pubblici), presentato, discusso e favorevolmente apprezzato dai massimi esperti nazionali (Opd, Aiscom) e internazionali (Iccm) della conservazione, da chi ha realmente visitato il cantiere. È frutto di una lunga ricerca interdisciplinare che ha visto impegnate professionalità di alto livello del mondo della ricerca scientifica e accademica (Università e Cnr) ed è stato redatto secondo le Linee guida dellAlto Commissario della Villa, Vittorio Sgarbi, sulla base delle risultanze scientifiche delle analisi condotte sul sito. A proposito di alcune inconsistenti osservazioni che circolano, si chiarisce ancora una volta che, premesso che il progetto dei primi anni sessanta non si è avvalso, cosa comune per quei tempi, di alcuna professionalità scientifica nel campo della conservazione, le indagini in campo chimico, fisico e biologico hanno accertato che i materiali usati per la copertura da Minissi, plastica e poi vetro, da lui stesso sostituito nel tempo alla plastica, sono dannosi per la conservazione dei mosaici, avendo provocato nel tempo linsorgere e levolversi del degrado, anche per il tipo di restauro delle superfici decorate operato allepoca con luso di cementi e la conseguente cessione di sali pericolosi. La trasparenza di quella copertura, che comporta luce e calore, è tra le principali concause del degrado, innescando processi di alterazione chimica, fisica e biologica. Si è dunque conservato lo «spirito» del precedente progetto cambiandone i materiali con altri compatibili alla conservazione. Le soluzioni sostanziali del nuovo intervento infatti reinterpretano quelle già individuate da Minissi: ricostituire la terza dimensione della Villa per alludere al volume originario ma secondo studi scientifici più approfonditi, per definire una gerarchia dei volumi e ricostituire il rapporto di luci e ombre in relazione agli spazi; realizzare le passerelle di visita sulle creste dei muri con rialzo delle murature originarie, adeguando però i percorsi e le quote per aumentare gli spazi di visita e permettere laccesso ai disabili; uso di materiali e tecnologie moderne per linserimento e il dialogo del nuovo in una struttura antica, ma tenendo conto delle indagini scientifiche che hanno richiesto una copertura opaca, a taglio termico, con la possibilità di garantire una certa stabilità termica alla quota dei mosaici, attraverso un sistema naturale di controllo dei parametri microclimatici.
Per quanto riguarda il restauro dei mosaici, si sono dovuti eliminare i problemi causati da materiali impropri, ma allepoca invalsi: dismesse tutte le «storiche» lacune realizzate con colate di cemento oggi fortemente degradato e ricoprente in parte le tessere; bonificati o estratti, con micro interventi, i ferri dei cementi armati sui quali erano stati ricollocati alcuni pavimenti; estratti i sali e bonificato il supporto originario, attraverso infiltrazioni di bario. Le lacune sono state trattate differentemente: riconfigurate con malte di calce con trattamento a neutro per il figurato e con malte di calce incise e pigmentate per le parti con disegno geometrico, per restituire lunitarietà iconografica del disegno. Lavoro di alta precisione e particolare raffinatezza, secondo i più recenti indirizzi metodologici del restauro dei mosaici, discussi e concordati con i tecnici dellOpd.
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