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Giacomo "Piraz" PirazzoliWritten by: Progetti

Postignano: non sarà un restauro eroico, però…

Spopolatosi lentamente dall’inizio del Novecento per forte emigrazione, interessato da una frana e poi terremotato nel 1997, il borgo umbro di Postignano, in costa di monte, non troppo lontano da Foligno verso le Marche, è oggi uno dei non numerosi casi di recupero italiani di cui si possa scrivere, anche in anticipo rispetto alla fine lavori. Per annotare che, ad esempio, il cantiere è seriamente gestito, in condizioni di sicurezza; che il lavoro di recupero è accorto all’insegna del dov’era e com’era; che perciò il «parlar basso» dei materiali tradizionali è seriamente attuato di concerto con la Soprintendenza; che quindi l’unica infrastruttura contemporanea, l’ascensore, è prevista in una torretta rivestita di pietra mimeticamente inserita tra le preesistenze; che per quanto sopra non si tratta (dal punto di vista disciplinare e in omaggio al tema) di un lavoro eroico sulla «questione del restauro», per intendersi simile a quello del progetto per il Castello di Abbiategrasso di Giorgio Grassi, o l’Aurelio Galfetti del Castelgrande di Bellinzona ecc.
Prescindendo dal glam e dal rumore di fondo della «comunicazione» ormai alla frutta, falsificata dalla durissima prova dei fatti, credo che per l’Italia di questi anni, a parte eccezioni poche e isolate, si debba riguardare a lavori come questo con occhio un po’ diverso. Forse occhio meno acuto e apparentemente meno attento ai dettagli come alla consonanza tra ricerca teorica e sua attuazione? Come dire: premesso che. Premesso che sono davvero poche le opere di questo tipo arrivate a esito, concretamente e dopo così lungo periodo. Premesso che, ancora, è diffuso in Italia il (mal)costume del «prendi i (primi) soldi e scappa» da parte di alcune imprese per quanto riguarda le opere pubbliche, mentre a Postignano l’impresa è anche investitore, quindi gioca del suo. Premesso che, sul fronte del programma, l’interazione pubblico-privato in Italia ha dato, su base quantitativa, esiti un tantino controversi, mentre qui c’è un contributo pubblico (30% terremoto), ma non varianti con aumento di spesa ecc. Premesso che, sul fronte del progetto, il lavoro di ricostruzione si è basato su un rilievo serio, e questo neppure è così consueto nell’ex BelPaese. Premesso che, in qualche modo, c’è pure il lusso della ricerca, per gli affreschi staccati e tuttavia ordinatamente sparsi che attendono di essere riuniti secondo un algoritmo matematico di sperimentazione.
Tutto ciò premesso, questo è (ovvero sarà, tra pochissimo) Postignano, borgo ricostruito con le sue pietre e con travi di legno più possibile simili a quelle d’un tempo. In modo diverso, ancora, dall’operazione condotta negli anni novanta da Giancarlo De Carlo a Colletta di Castelbianco (Savona), o da quella condotta recentemente da un imprenditore svedese a Santo Stefano Sessanio (L’Aquila),
o da quella di Onna, giusto per stimolare paragoni con nomi noti, seppure per ragioni lontane, alla dispersa tribù degli addetti ai lavori. Queste case abbarbicate sulla verde costa del monte, dopo uno smottamento negli anni sessanta e dopo il sisma, saranno «albergo diffuso» a mettere in pratica immateriali meccanismi di self-financing (vendite, ma anche affitti a lungo termine, o ancora affitti curati per periodi limitati direttamente dall’impresa)? Incontreremo presto in questo tranquillo angolo di mondo allegri e colorati personaggi (pensionati e non) da transnational capitalist class in giro per le strade strette del paese fino a raggiungere l’albergo con spa e campi da tennis di prossima e chissacomenuova costruzione? Arriveranno gli emigranti di ritorno per impegnarsi in formidabili tornei di bridge (la Federazione nazionale ha promesso che giungerà in forze)? O ancora leggeremo di rinomati chef venuti qui a impartire colorite lezioni di cucina alla maniera d’Umbria? Imprevedibile calda vita, pur diceva Aldo Rossi inseguendo per paesaggi con rovine il suo demone metafisico delle ore meridiane.

localizzazione: Comune di Sellano (Perugia)
committente: Mirto srl
progetto e direzione lavori: RA Consulting srl, Napoli (Gennaro Matacena, Antonio Gravagnuolo e Monica Rispoli con Maurizio Tonti)
urbanistica: Matteo Scaramella
strutture: Federico M. Mazzolani
impianti: Mariano Cannaviello, Valerio Mangoni di S. Stefano, Silvia Oliva
imprese: Torelli & Dottori (Cupra Montana, Ancona), Consorzio Research (Napoli)
restauro affreschi: Tecnireco (Spoleto)
costo del recupero (esclusi gli interventi ex novo per albergo-ristorante, spa, campi tennis): circa 12 milioni (di cui 4 di finanziamento pubblico)
unità abitative: 60 (300 posti letto; 5.600 mq)

Autore

  • Giacomo "Piraz" Pirazzoli

    Nato nel 1965, laureato in architettura a Firenze, PhD Roma-Sapienza e post-doc FAU-Universidade Mackenzie São Paulo. Dopo aver realizzato in Italia alcune architetture in collaborazione con Paolo Zermani, Fabrizio Rossi Prodi e Francesco Collotti, lavora in ambito interculturale tra musei, mostre e sostenibilità applicando le ricerche Site-Specific Museums e GreenUP - A Smart City che ha diretto, essendo dal 2000 professore associato presso il Dipartimento di Architettura dell’Università di Firenze. Già presidente dell’Accademia di Belle Arti di Firenze, è stato consulente presso ACE-CAE (Architects Council of Europe, Bruxelles), UN-UNOPS etc. Oltre che per mezzo di progetti, opere e relative conferenze, svolge attività internazionale anche come visiting professor e vanta oltre duecento pubblicazioni. Vive tra Firenze, l’Umbria e Rio de Janeiro.

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Last modified: 10 Luglio 2015