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Filippo De PieriWritten by: Reviews

West 8, un luogo di sosta incantato fra i tornanti del Maxxi

Roma. Di tutti i paesaggi proposti da West 8 nel corso della loro carriera, nessuno forse è così arcadico come quello evocato da «The Stolen Paradise», l’allestimento curato dallo studio di paesaggisti olandese per il Maxxi. Nell’intervista con il curatore Alessandro d’Onofrio che compare in catalogo, il fondatore Adriaan Geuze dichiara di aver voluto ispirarsi, per il progetto romano, alla «qualità incredibile dei lucernari del museo» di Zaha Hadid. Sono i lucernari in effetti a rendere vivi gli alberi di stoffa che, cadendo dall’alto, definiscono le qualità dello spazio e della luce come in una scenografia teatrale. Ma si può leggere la stanza di West 8 anche in contrapposizione rispetto al resto del museo: sospese per un attimo l’esperienza cinetica e la retorica del dinamismo, ecco qui un luogo che invita alla sosta, all’ascolto, a una contemplazione che non esclude la sorpresa.
«Nature» è una serie di mostre curata da Pippo Ciorra in cui vari progettisti europei (oltre a West 8, Francesco Venezia, Alberto Campo Baeza e UNStudio) sono chiamati a confrontarsi con una stanza del Maxxi, rileggendovi parte della propria produzione alla luce del rapporto tra architettura e natura. Il tema, inutile dirlo, è particolarmente congeniale a West 8, e nell’allestimento romano si può trovare il consueto armamentario di rovesciamenti, piccole inversioni, trasposizioni ironiche. I materiali più artificiali sono usati per rappresentare forme naturali, i modelli delle architetture sembrano evocare creature reali o fantastiche (un serpente, stormi di gabbiani, forse un ippogrifo). La cosa più di legno che è dato trovare in questo giardino è una bicicletta.
Dietro l’installazione, occorre ricordarlo, c’è una storia: lo studio olandese era stato chiamato a presentare un progetto site specific per il museo già un anno fa, in occasione della prima apertura. Quel progetto, inizialmente montato negli spazi di una delle gallerie principali, fu subito smontato perché sembrava troppo ingombrante rispetto alle altre opere esposte. Ora dunque il riallestimento di «The Stolen Paradise» in un nuovo spazio rappresenta una specie di risarcimento. Ma non è facile, osservando l’installazione, capire da cosa potessero nascere le perplessità iniziali. Una delle qualità del progetto sta proprio nella sua capacità di costruire un ambiente che rende possibili diverse strategie di risposta, diversi adattamenti. Si osserva con curiosità i progetti di West 8 abitare questo spazio proprio come creature in un bosco, scegliendo talvolta la strada del mimetismo, talvolta quella dell’aggressività, altre volte ancora la strada dell’associazione reciproca. Certo questo è un luogo che non lascia immutato chi vi passi: sotto la luce diafana delle fronde di stoffa i visitatori, le hostess, gli operai del Maxxi sembrano guardie di un parco, cercatori di funghi, elfi, escursionisti in gita. Sono solo illusioni, durano un attimo. Poi si esce dalla radura… e ricominciano i tornanti.

«Nature 02/West 8. The Stolen Paradise», a cura di Alessandro d’Onofrio, Maxxi, Roma
fino al 21 agosto

Autore

  • Filippo De Pieri

    Insegna Storia dell’architettura al Politecnico di Torino. Le sue ricerche si concentrano sulla storia delle città di Otto e Novecento, con particolare attenzione ai temi della storia dell’abitare e agli intrecci tra storia pubblica, memoria e trasformazioni dello spazio. Il suo ultimo libro è "Tra simili. Storie incrociate dei quartieri italiani del secondo dopoguerra" (Quodlibet 2022)

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Last modified: 10 Luglio 2015