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Silvia MazzaWritten by: Design

Salone del Mobile 2011: The Young European D.G.

Milano. La prima buona notizia è che l’industrial design piace agli emergenti. La seconda ci fa notare che i grandi brand internazionali apprezzano i giovani italiani. Le due verità messe insieme fanno due nomi: Nichetto e Fioravanti. La terza notizia è che Studio Formafantasmaè la firma di punta dell’anno. Gli altri? Sono talenti dadaisti come Wilcox (tra i suoi fan, Maurizio Cattelan), i giovanissimi Usin-e e i viennesi Mischer’Traxler. Queste le novità in fatto di scouting dell’ultima edizione della Milano Design Week. In numeri: sei ritratti brevi dedicati alla nuova scena emergente. Sottile linea rossa: il «processo», innanzitutto.

Dominic Wilcox
Chi è. Studia al Royal College of Art, casa-studio a Londra, designer/artista/inventore, è un professionista dell’everyday; ha collaborato con Paul Smith e realizzato uno dei più interessanti work in progress degli ultimi tempi: «Speed Creating», 30 progetti in 30 giorni con un budget di 10 sterline.
Perché piace. Perchè praticare il design significa (anche) «processare» interrogativi.
Wilcox non è un designer di prodotto ma un battitore libero in grado di approfondire, con modalità dadaiste, i temi più attuali della progettazione: dalla velocità alla fallibilità, dai luoghi deputati alla produzione alla caducità del fatto a mano.
Progetto. «Day 1, Bubbly Balls»: nell’era del web 2.0 in molti parlano di cloud, la sua (nuvola) in 100% polistirolo è quasi surreale.

Formafantasma
Chi sono. All’anagrafe Andrea Trimarchi (1983) e Simone Farresin (1980), hanno studiato all’Isia di Firenze, quindi la svolta con un master alla Design Academy di Eindhoven (Olanda). Il progetto rivelazione s’intitola «Autarchy»: vasi impastati a mano con farine naturali; una riflessione alta su società, handmade e tradizione popolare.
Perché piacciono. Nei loro progetti etica ed estetica viaggiano sulle stesse frequenze. Lo confermano le ricerche presentate quest’anno a Milano. In particolare, «Botanica», indagine sulle plastiche prima dell’uso dei polimeri derivati dal petrolio. Percorso da storiografia della scienza; storytelling e allestimento impeccabili.
Progetto. «Migration», tappeti a mezzopunto per Nouds, un omaggio a John James Audubone, ornitologo del XIX secolo, famoso per la minuzia di rappresentazione.

Luca Nichetto
Chi è. Venezia, 1976, laurea in Disegno industriale allo IUAV, esordisce nel 1999 lavorando vetro di Murano per Salviati. Nello stesso anno inizia a collaborare con Foscarini. Casa-studio tra l’Italia e Stoccolma, oggi, non ancora quarantenne, progetta con alcuni dei più prestigiosi brand internazionali da Established & Son a Venini.
Perché piace. Perché, tra tanta design art, il ritorno all’industrial mette di buonumore; perché nei suoi lavori memoria e innovazione viaggiano insieme; perché la cultura del progetto non si arresta al prodotto ma abbraccia tutte le fasi di processo come è accaduto con le recenti art direction di Italesse e Prosciutteria King.
Progetto. La lampada «Dame» per Established & Son: ieri, oggi, domani. Quando è accesa il rivestimento tecnico utilizzato nel settore auto rivela una texture d’altri tempi.

Usin-E
Chi sono. Dal 2009 è la firma del duo lionese Amaury Poudrai e Rémi Bouhaniche, 26 anni, ex studenti dell’École d’art et du design di Saint Etienne. Esordio grazie al sostegno del Via di Parigi: tra i progetti vincenti, l’acquario «Air2» e la parete-cucina in legni di fortuna «Sistème D». Da qualche settimana Amaury è a Treviso con Fabrica; mentre Remy si divide tra Francia e Germania.
Perché piacciono. La regola è semplice: «Lo spazio di lavoro migliore è la carta da disegno», tutto il resto è materia. Tra gli ultimi lavori, lo sgabello «Papa», realizzato con spazzole pulisci scarpe su commissione dei produttori di fibre Brosserie Julio di Nantes.
Quasi alla Munari.
Il progetto. «Preludes», piccoli pezzi colti per una caspule collection in edizione limitata per The Gallery di Bruxelles. Elogio di un materiale (quasi) dimenticato, il rattan.

Odoardo Fioravanti
Chi è. Classe 1976, quattro anni d’ingegneria alla Sapienza di Roma, quindi Design al Politecnico di Milano, dove vive e lavora. Quest’anno ha firmato, tra gli altri, due progetti davvero speciali: lo sgabello «Bigfoot» per Normann Copenaghen e la lampada «Colibrì» per Foscarini. Nelle battute di esordio, impossibile non ricordare il «battipanni per design» alla Coop a cura di Giulio Iacchetti.
Perché piace. Perchè è un pensatore industrioso, in grado di misurarsi con le logiche di prodotto e imbastirvi attorno uno storytelling contemporaneo come è accaduto quest’inverno con «Industrious Design» alla Triennale di Milano. Punto di partenza: «La mostra statica tradizionale è una specie di foto ricordo». Punto di approdo: per trenta giorni Fioravanti ha lavorato in residence.
Il progetto. Il tavolo da caffè «Fog» per Casamania, vetro acidato e poliet, effetto nebbia tra i piani.

Mischer’traxler
Chi sono. Giovane coppia di designer viennesi, Katharina Mischer e Thomas Traxler sono freschi vincitori del premio «Designers of the Future Award 2011» promosso da W Hotels Worldwide e Design Miami/Basel dove sono attesi a giugno. Diplomati a Eindhoven, progettano prodotti e installazioni ad alto contenuto concettuale, ingentilite nei risultati dal senso per la visione dell’accademia olandese.
Perché piacciono. Dicono di essere due ma di completarsi a vicenda. Raccontano di processare con la logica delle doppie W: «Why and what for?»…. «What if..?». Ovvero dei «E se…» e dei «Perchè». Tra i progetti recenti: la macchina decora torte realizzata per la mostra «Ornament and Crime» al Mak di Vienna. Custom (con zucchero e pan di spagna).
Il progetto. «Recorder One», macchina a ciclo solare presentata al Riot Studio di Napoli, in occasione di «Naturally Combined» a cura di Marco Petroni con la Fondazione Plart.

Autore

  • Silvia Mazza

    Storica dell’arte e giornalista, scrive su “Il Giornale dell’Arte”, “Il Giornale dell’Architettura” e “The Art Newspaper”. Le sue inchieste sono state citate dal “Corriere della Sera” e dal compianto Folco Quilici nel suo ultimo libro Tutt'attorno la Sicilia: Un'avventura di mare (Utet, Torino 2017). Dal 2019 collabora col MART di Rovereto e dallo stesso anno ha iniziato a scrivere per il quotidiano “La Sicilia”. Dal 2006 al 2012 è stata corrispondente per il quotidiano “America Oggi” (New Jersey), titolare della rubrica di “Arte e Cultura” del magazine domenicale “Oggi 7”. Con un diploma di Specializzazione in Storia dell’Arte Medievale e Moderna, ha una formazione specifica nel campo della conservazione del patrimonio culturale. Ha collaborato con il Centro regionale per la progettazione e il restauro di Palermo al progetto europeo “Noè” (Carta tematica di rischio vulcanico della Regione Sicilia) e alla “Carta del rischio del patrimonio culturale”. Autrice di saggi, in particolare, sull’arte e l’architettura medievale, e sulla scultura dal Rinascimento al Barocco, ha partecipato a convegni su temi d’arte, sul recupero e la ridestinazione del patrimonio architettonico-urbanistico e ideato conferenze e dibattiti, organizzati con Legambiente e Italia Nostra, sulle criticità dei beni culturali “a statuto speciale”, di cui è profonda conoscitrice.

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Last modified: 10 Luglio 2015