Torino. È stato reso noto il 15 gennaio il giudizio emesso dalla commissione sulle 212 proposte del concorso didee a procedura aperta in forma anonima in unico grado, bandito nellottobre 2009, per linserimento duna nuova manica edilizia nel compendio storico di Villa della Regina (cfr. «Il Giornale dellArchitettura», novembre 2009, p.11). Duplice lobiettivo della competizione: ricomporre lintegrità tipologica originaria della residenza sabauda costruita a partire dal 1615, compromessa dai bombardamenti del 1942-1943 e dalla definitiva demolizione, nel 1962, del palazzo Chiablese, addizionato nel 1788; realizzare un nuovo spazio destinato agli uffici della direzione della Villa e ai servizi di accoglienza visitatori.
Va rilevata leccezionalità della committenza (vedi box), solo occasionalmente promotrice di analoghe iniziative in passato, supportata dallUfficio concorsi dellOrdine, in unopera di capillare divulgazione delliniziativa tradottasi in uninattesa affluenza di proposte, in gran parte provenienti da gruppi di giovani architetti non ancora affermati, italiani e stranieri. Un campione la cui rilevanza quantitativa ed eterogeneità permetterebbero, già a uno sguardo superficiale, di rintracciare ricorrenze formali e di riferimenti a saperi progettuali e tecnologici in grado di fornire una fotografia attendibile, ancorché parziale, della cultura architettonica contemporanea.
A lavori terminati, divulgazione e comunicazione sono ancora obiettivi primari della Direzione regionale e dellOrdine che, dopo la proclamazione dei vincitori (attesa da quasi un anno!), pubblicheranno un catalogo e organizzeranno una mostra dei progetti, al fine di mantenere viva lattenzione pubblica e di stimolare linteresse di possibili finanziatori, vista la ferma volontà di realizzare lopera, i cui lavori sono stimati nellordine di grandezza di 1,5 milioni di euro. Lo stesso realistico approccio ha contraddistinto il testo del disciplinare di gara che, in vista di un eventuale affidamento dincarico, chiedeva «di valutare e documentare seppure sommariamente limpegno necessario in risorse economiche» e che si è rivelato efficacemente prescrittivo nel prefigurare le soluzioni, tra loro dunque più raffrontabili. Sempre in tale direzione andava letto lobbligo per i partecipanti di presentare documenti omogenei se non omologhi. Accanto alla breve relazione illustrativa, erano richieste tre tavole di progressivo approfondimento: progetto paesistico (una foto aerea e tre viste prospettiche con punto di ripresa obbligato al fine di rendere esplicito limpatto visivo dun intervento percepibile fin dalla centralissima piazza Vittorio Veneto); progetto edilizio (planimetrie, prospetti e sezioni interpretano il difficile nodo del raccordo della nuova manica con la preesistenza barocca, il giardino e le vigne); allestimento degli ambienti interni e prefigurazione delle scelte distributive e tecnologiche.
Assai diversi per impostazione i primi tre progetti classificati, che esprimono sia le principali tendenze intorno a cui si possono raggruppare quasi tutte le proposte, sia i divergenti orientamenti di «gusto» dei membri della giuria. La scelta dun involucro in ferro preossidato (Cor-ten) e traforato per rivestire un volume puro in cemento armato e una serra in vetro con struttura in acciaio è la cifra minimale del progetto vincitore, apprezzato dalla commissione per «lequilibrio tra qualità dellinserimento nelleccezionale contesto e coerente modernità del linguaggio architettonico». Il secondo classificato disegna strutture portanti direttamente ispirate alla natura reinterpretando, sullequivoco crinale della mimesi storicista, un tema legato alla lunga tradizione delle orangeries e dei giardini dinverno. Il terzo punta invece sullevidenza tettonica delladdizione quale segno quasi antagonista alla preesistenza, organizzando due volumi parallepipedi (uno compatto completamente rivestito in pietra e laltro trasparente in vetro) attraversati da una rampa.
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