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Luigi BartolomeiWritten by: Progetti

A Bologna, un ristorante (kasher) sotto la sinagoga

Bologna. La comunità ebraica intende rafforzare i legami con la città e la scoperta di lacerti musivi e tracce romane nell’ipogeo dell’attuale sinagoga concede nuove occasioni a questo scopo. Per BETarchitetti (lo studio di Daniele De Paz e Giacomo Ricci al quale è stato affidato il progetto con la consulenza di Andrea Morpurgo) il «rischio archeologico» è divenuto così un’opportunità di progettazione, e i giovani progettisti propongono negli spazi della comunità ebraica tra via Mario Finzi e via De’ Gombruti un’eccezionale promenade nella tradizione e nella cultura israelitica sullo sfondo dei reperti archeologici e delle fondazioni romane lasciate in evidenza.
Da un primo stralcio di lavori riguardanti il restauro e il riuso dell’ipogeo sottostante l’attuale sinagoga, il progetto giunge a prevedere la riconquista del piano stradale su via de’ Gombruti, alle spalle del Tempio, ove l’interfaccia dei portici bene si addice a presentare la declinazione gastronomica della cultura ebraica con l’apertura di un ristorante kasher.
Tenuto conto del proseguimento degli scavi a rintracciare altre eventuali porzioni della domus romana o delle terme pubbliche ora rinvenute, il progetto prevede lavori per circa 600.000 euro, di cui solo 260.000 sono a oggi pervenuti grazie alla legge 175/2000 sulla tutela dei beni ebraici. Questi fondi saranno tuttavia sufficienti per portare a termine il primo stralcio dei lavori e ricollocare, sospesi sugli strati archeologici, l’archivio e la biblioteca della comunità, il piccolo Tempio per le celebrazioni quotidiane e, in luogo più appartato ma in continuità storica con le vasche termali rinvenute, la mikvah per i bagni rituali. Come spiega Giuseppe Maria Costantini, curatore del progetto specialistico di restauro, «il sottile diaframma del pavimento, ove opportuno permeabile alla vista, sarà la soglia tra un limitato spazio inferiore, curato nel suo stato di rudere, e uno spazio superiore vivo e abitabile che l’eterogeneità dei materiali e delle lavorazioni, per la gran parte post-belliche, non suggerisce di esaltare nelle sue strutture materiali, ma piuttosto nella sua complessiva articolazione spaziale di archi e pilastri con un trattamento di velatura che restituisca all’ambiente omogeneità senza mascherare l’orditura muraria». A tecniche consuete il progetto predilige soluzioni sperimentali: così, il vetro strutturale sugli scavi viene sostituito da un grigliato metallico per garantire una circolazione dell’aria ed evitare stagnazioni di microclimi locali.
Nella complessiva inerzia del panorama nazionale dell’architettura ebraica, la vivacità della comunità bolognese non può passare inosservata. Tra l’inaugurazione del nuovo accesso al cimitero israelitico e quest’ultimo progetto, la città e la stampa dimostrano di attendere con interesse, tra sette mesi, l’esito del primo stralcio dei lavori.

Autore

  • Luigi Bartolomei

    Nato a Bologna (1977), vi si laurea in Ingegneria edile nel 2003. È ricercatore presso il Dipartimento di Architettura dell'Università di Bologna, ove nel 2008 ha conseguito il dottorato di ricerca in Composizione architettonica. Si occupa specialmente dei rapporti tra sacro e architettura, in collaborazioni formalizzate con la Facoltà teologica dell’Emilia-Romagna ove è professore invitato per seminari attinenti alle relazioni tra liturgia, paesaggio e architettura. Presso la Scuola di Ingegneria e Architettura di Bologna insegna Composizione architettonica e urbana, ed è stato docente di Architettura del paesaggio e delle infrastrutture. È collaboratore de "Il Giornale dell'Architettura" e direttore della rivista scientifica del Dipartimento, “in_bo. Ricerche e progetti per il Territorio, la Città, l’Architettura”

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Last modified: 10 Luglio 2015