PARIGI. Quello che un tempo fu il quartiere operaio periferico noto come Billancourt si sta progressivamente fondendo (un processo che dura da decenni, esattamente dal 1962) con la città borghese di Boulogne; oggi, sotto il nome di Boulogne-Billancourt, è uno dei comuni più popolati e ricchi della regione parigina. La storia del sito è stata segnata dalla presenza della Renault situata ai bordi della Senna, che in seguito occupò tre aree tra cui quella che viene ancora chiamata il «trapezio» (più di trenta ettari lungo la riva destra del fiume) e lisola Seguin, la mitica «fortezza operaia», di una dozzina di ettari, circondata dagli anni trenta da alte mura bianche a picco sulla Senna.
Alla fine degli anni ottanta, la Renault decise di abbandonare le attività di produzione di Billancourt per sviluppare su 140 ettari il centro moderno di Guyancourt, nella nuova città di Saint-Quentin-en-Yvelines. Le porte dellisola furono definitivamente sbarrate il 31 marzo 1992.
Sono passati ormai ventanni da quando nel 1990 venne chiesta una perizia al paesaggista Alexandre Chemetoff. Da allora, vari progetti di pianificazione si sono susseguiti. Allinizio si trattava di valutare, nellambito di una consultazione lanciata dalla casa automobilistica nel 1994, le eventuali possibilità del sito una volta abbandonata la funzione industriale (avevano risposto allappello Renzo Piano, Richard Rogers, Christian de Portzamparc, Bernard Tschumi, Paul Chemetov padre, Reichen & Robert, e infine Chaix & Morel, che allepoca avevano costruito il nuovo tecnocentro di Guyancourt).
Dopo lelezione a sindaco di Boulogne-Billancourt dellex ministro delle Finanze Jean-Pierre Fourcade nel 1995, fu organizzato un concorso vinto nel 1998 da Bruno Fortier con il paesaggista Pascal Cribier. Vinsero con una proposta allinsegna della calma e del verde, dispirazione paesaggista, con costruzioni basse e senza automobili. Ed ecco che, allimprovviso, Jean Nouvel offrì una nuova prospettiva lanciando il 6 marzo 1999 una violenta campagna con un pezzo pubblicato in prima pagina su «Le Monde» dal titolo Boulogne sta uccidendo Billancourt. Nouvel attaccava il progetto per la sua insipidità, definendolo una «pallida idiozia alla clorofilla» e difendeva il carattere di vascello di pietra delle vecchie fabbriche, «tanto imponenti quanto un transatlantico o una portaerei». Nouvel apriva così un dibattito politico e al tempo stesso offriva un omaggio alla memoria e alla forma.
Durante il concorso per lurbanizzazione del «trapezio» (nel 2001 furono selezionate le 48 squadre vincitrici, tra cui Norman Foster, Dominique Perrault, Jean-Paul Viguier, Ibos & Vitard, Rudy Ricciotti, Diener & Diener, Jacob & MacFarlane e Reichen & Robert, e oggi il quartiere è in fase di ultimazione) si verificò quella che sembrava unoccasione straordinaria, ovvero il desiderio del finanziere François Pinault distituire sullisola una Fondazione il cui progetto venne in seguito affidato a Tadao Ando. Tuttavia, nel 2005, Pinault ebbe limpressione che il progetto stesse naufragando e così lo abbandonò proprio in occasione dellavvio ai lavori. Nel 2006 decise di spostare la sua Fondazione a Venezia, a Palazzo Grassi.
Sono dunque cinque anni che lisola è stata liberata da ogni costruzione e che si presenta allosservatore come una lunga piattaforma a mezzaluna, arida e perfettamente orizzontale, i cui ettari di terreno compatto si estendono per qualche metro al di sotto del livello della Senna. In precedenza, nel 2004, un altro concorso bandito dalla società mista Saem, committente della trasformazione della restante parte dellisola, era rimasto lettera morta.
Il sindaco di Boulogne fu sconfitto alle elezioni del 2008 dal suo vice ed eterno rivale Jean-Pierre Baguet. Il progetto originario di pianificazione dellisola fu respinto a favore di uno nuovo, meno denso, «più verde e più culturale». Questa volta al concorso si sono confrontati Nicolas Michelin, Djamel Klouche, Rem Koolhaas, Jacques Ferrier, Winy Maas e Jean Nouvel, il quale ha vinto nel luglio 2009. La sua proposta è stata resa pubblica a luglio. Si è conclusa il 4 novembre la concertazione pubblica del progetto. Attesa per febbraio linchiesta pubblica per presentare e discutere le proposte.
Per quanto riguarda il programma, che appare ancora sfuocato e in balia della crisi economica, si è parlato di varie sale da concerto (di cui una in grado di accogliere da 3.000 a 5.000 persone), di un complesso di cinema multisala, di un circo, di un museo di storia francese (il «grand projet» di Nicolas Sarkozy che, però, come deciso recentemente, verrà costruito nel Marais!), di un trasferimento della Fondazione Cartier per larte contemporanea, di un hotel di prestigio e di gallerie darte: un insieme che funge da «polena» per una «valle della cultura» che rappresenterà una delle operazioni principali del «Grand Paris» di Sarkozy.
In termini fisici, a giudicare dal modello in plexiglas, il progetto presenta una miscela di piazzali, giardini, belvedere immersi nel verde, un lungo giardino coperto da una serra amovibile a memoria delle vecchie vetrate della fabbrica, una babele di alte forme diversificate, prismatiche, che danno allinsieme laspetto di una nave a più castelli e volumi a tratti coperti da grandi lastre sottili che serviranno da «campi per pannelli solari». E, di fronte a Billancourt e al suo trapezio, un lungo edificio lineare a gallerie che fungerà da facciata e che dovrà simboleggiare il nuovo destino del luogo.
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