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Cristina DonatiWritten by: Professione e Formazione

Pietra prefabbricata per l’Università di Oxford

Oxford. La blasonata Università guarda al futuro con una serie d’interventi mirati a rinnovare forma e contenuto di ricerca e didattica. Dopo anni d’immobilismo, anche la città britannica è in fermento con programmi inerenti il piano della mobilità nel centro storico e la rigenerazione degli spazi museali, per la cultura e l’accoglienza.
A metà ottobre è stata inaugurata la nuova Facoltà di Geologia all’interno del campus scientifico, a nord-ovest della città storica. Nel 2006 il Senato accademico aspirava a un edificio in grado di comunicare l’identità del Dipartimento; così, lo studio Wilkinson Eyre (ingegneria strutturale, Pell Frischmann; impresa, Laing O’Rourke) ha evocato una sedimentazione rocciosa: com’è evidente nel prospetto lungo la corte d’ingresso (narrative wall), dove un innovativo sistema costruttivo ricrea la texture di una litostratigrafia.
Come già nel Museo marittimo di Swansea, i pannelli prefabbricati del rivestimento contribuiscono all’aggiornamento tecnologico ed estetico di un materiale come la pietra, oltre a ridurre gli sprechi legati alla posa in opera. La muratura è un pacchetto pluristrato a cui vengono ancorati i pannelli prefabbricati, costituiti da un massetto in cemento armato e da lastre tipo Jura limestone, una pietra tedesca. L’irregolarità dettata dall’accostamento di lastre di cromie e spessori differenti è enfatizzata da tagli diagonali in pietra arenaria, tipo Purbeck Feather limestone, estratta nella vicina Contea del Dorset. Il fronte est presenta invece una regolare partizione di pannelli in pietra arenaria, tipo Clipsham del Derbyshire, propria di molti edifici storici di Oxford, mentre la copertura in zinco è caratterizzata dai quattro slanciati camini degli impianti. Il complesso, dalla superficie di 7.100 mq, è completato dalla torre in vetro schermato da lamelle in acciaio che collega il blocco della ricerca a quello degli uffici, dall’involucro modulare in vetroresina.
Per ridurre i consumi dei laboratori sono state adottate strategie mirate sia al controllo che alla produzione di energia da fonti rinnovabili. Un impianto geotermico con sonde collocate a 65 m, determinerà un risparmio energetico pari al 28% e una riduzione di emissioni di CO2 del 17%. L’investimento necessario alla realizzazione dell’impianto verrà ammortizzato con una diminuzione dei costi di gestione nell’arco di 17 anni. Inoltre, il nuovo regolamento energetico comunale prevede che almeno il 20% delle risorse per la costruzione provenga da materiali riciclati e/o prodotti localmente. Di qui la scelta sia di recuperare le acque meteoriche, sia di realizzare un brown roof con materiali di risulta che favorisca la biodiversità.
Protagonisti della scuola strutturalista anglosassone, Chris Wilkinson e Jim Eyre sono anche coinvolti nella realizzazione del nuovo Maggie’s Centre (2011) dell’Ospedale Churchill e nella rigenerazione dell’antico complesso della Bodleian Library (2015), nel cuore di Oxford.

Autore

  • Cristina Donati

    Prima collaboratrice poi redattrice della testata online fin dagli esordi nel 2014. Prematuramente scomparsa nel 2021. Studia architettura a Firenze dove consegue un Dottorato di ricerca in storia dell’architettura. Dopo la laurea si trasferisce a Oxford dove collabora con studi professionali, si occupa di editoria e cura mostre per Istituti di cultura a Londra. Ha svolto attività didattica per la Kent State University (USA) con il corso di Theories of Architetcure. Scrive per numerose riviste internazionali e svolge attività di ricerca sull’architettura contemporanea e i suoi protagonisti. Dirige la collana editoriale «Single» sul progetto contemporaneo per la Casa Editrice Altralinea. E' autrice di saggi e monografie tra cui: «Michael Hopkins» (Skira, 2006); «L’innovazione tecnologica dalla ricerca alla realizzazione» (Electa, 2008); «RSH+P, Compact City» (Electa, 2014); «Holistic Bank Design» (Altralinea, 2015).

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Last modified: 13 Luglio 2015