Oltre al rispetto dei tempi di consegna, il punto è quello di adattare spazi già esistenti alle condizioni climatiche e ambientali richieste ai musei contemporanei di scala e rilevanza internazionali.
La torre di un castello (presso Zurigo), un ex edificio industriale (a Malmö), un isolato storico (a Vitoria), un bosco (a Rennes): i cinque interventi museali illustrati in queste pagine (eccetto quello di Zagabria, simile a una «speculazione architettonica» in stile fine xx secolo, per la promozione di una nuova parte di città), nascono o si espandono in fabbricati preesistenti e utilizzano le risorse materiali e ambientali di quei luoghi, ponendosi come realtà ecologiche. Legno, bronzo, cemento ecologico, insieme a un uso parsimonioso dello spazio (compattato), ad accurati programmi di gestione di acqua ed energia, fino al tetto «vegetalizzato» e allapplicazione della Charte chantier vert durante la realizzazione dellampliamento dellecomuseo di Rennes, danno corpo e anima a musei informali e fortemente sperimentali. Muri biodegradabili e uno spazio unico per ingresso e mostre temporanee sono limiti o nuove possibilità?
Lintegrazione ambientale di queste piccole architetture (e dei loro contenuti, internazionali proprio perché radicati nella profondità culturale e fisica di luoghi specifici), appanna limmagine del museo come simbolo del consumo novecentesco e le sue priorità: priorità che oggi potrebbero sembrare retoriche, come quella di creare nuove centralità urbane e punti di bilanciamento culturale nelle città in eterno cambiamento, o come quella ancor più enfatica dellarchitettura salvatrice dellarte della marginalità. Gli architetti del Moderne Museet di Malmö, Bolle Tham e Martin Videgärd (Stoccolma), progettisti tra laltro della nuova Scuola di Architettura di Stoccolma, presenti alla 12. Mostra internazionale di architettura di Venezia, hanno partecipato a «1:1 architects build small spaces exhibition», in mostra questa estate al Victoria & Albert Museum di Londra. Lo studio di under 40 Guinée-Potin (Nantes), che ha firmato lintervento di Rennes, dal 2002 ha progettato scuole, abitazioni e centri di accoglienza: nessun museo da nababbo.
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