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Written by: Professione e Formazione

Como: con le paratie siamo alla farsa

Como. Ora il quadro è completo: un concorso d’idee a inviti che rischia il nulla di fatto e l’allarme cedimenti strutturali per gli edifici situati sul lungolago. La già di per sé surreale vicenda delle paratie, quest’estate si è arricchita di due episodi che contribuiscono a definirne i caratteri ai limiti della farsa. A luglio Cino Zucchi ha vinto il concorso per la valorizzazione Regione dopo lo scandalo-muro. Durante la realizzazione del sistema di protezione idraulica dalle esondazioni era infatti «spuntato» un muro in cemento armato che precludeva la vista lago dalla strada: una variante in corso d’opera decisa per motivazioni tecniche ed economiche. L’inverno scorso l’indignazione popolare e l’eco della notizia avevano costretto Regione (che finanzia in gran parte l’opera per un totale di circa 15 milioni) e Comune (che dirige i lavori) alla retromarcia. Muro demolito e sostituito con paratie mobili, con un’aggiunta di 2 milioni; il tutto senza alcuna conseguenza politica per il pasticcio (l’unico dimissionario, l’assessore competente, subito «ricollocato» come consigliere di Infrastrutture Lombarde) e un imbarazzante rimpallo di responsabilità. Perché non passasse l’idea di un intervento di tale importanza – il ridisegno di un luogo simbolo dell’identità lombarda – senza la necessaria qualità, ecco il concorsocon tanto di archistar. La richiesta: progettare elementi di arredo urbano su un masterplan già dato. Impresa poco stimolante, se ben 6 degli 11 invitati (Aurelio Galfetti, Mario Botta, Francesco Venezia, Mario Cucinella, Massimo Carmassi e Alvaro Siza) nemmeno hanno consegnato. Tra i 5 presentati (oltre al vincitore, Barreca-La Varra, Mecanoo, Karim Rashid e il giovane architetto milanese Nicola Russi), la giuria ha scelto il progetto di Cino Zucchi Architetti (in collaborazione con DA-A) che vede il lungolago «come sequenza di eventi fortemente interconnessi e caratterizzati» e che ha inoltre proposto d’integrare il disegno di piazza Cavour- l’eternamente irrisolto salotto pubblico urbano – con una piazza d’acqua ellittica che riprende le forme di un’antica darsena. Ma Stefano Bruni, sindaco di Como, sull’iniziativa ha avuto parole che suonano come una pietra tombale: «Il rifacimento della piazza non è all’ordine del giorno, per la darsena servono approfondimenti». A tener banco, in agosto, arrivano poi le questioni strutturali. Le crepe nei palazzi sul lungolago hanno accompagnato il cantiere fin dall’esordio: assestamenti dovuti alle consistenti modifiche degli assetti di un sottosuolo naturalmente instabile. Ma ora, a certificare i rischi e a dare voce ai tanti scettici, una richiesta di variante presentata dall’impresa veneziana Sacaim. Per garantire la sicurezza degli edifici interessati dal secondo lotto di lavori servirebbero alcune centinaia di migliaia di euro. Regione e Comune prendono tempo chiedendo nuove perizie geologiche. Intanto cittadini e turisti osservano sempre più perplessi il cantiere che oscura il lago. Angelo Monti, presidente del locale Ordine degli architetti, sintetizza così: «Quest’opera sembra sempre vittima d’imprevisti molto pesanti: il muro, il concorso d’idee dove non è chiaro se il progetto verrà realizzato, i tempi, i finanziamenti.
A questo punto sono preoccupato per quello che potrà accadere domani e dopodomani». Perché non è nemmeno terminato il primo dei tre lotti di lavori previsti.

Autore

  • Michele Roda

    Architetto e giornalista pubblicista. Nato nel 1978, vive e lavora tra Como e Milano (dove svolge attività didattica e di ricerca al Politecnico). Dal 2025 è direttore de ilgiornaledellarchitettura.com

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Last modified: 14 Luglio 2015