Visit Sponsor

Luigi BartolomeiWritten by: Professione e Formazione

Enzo Zacchiroli

All’età di 91 anni, è scomparso a Bologna l’8 marzo. Cresciuto alla scuola di Frank Lloyd Wright, che riesce a incontrare personalmente nel 1951 quando il maestro è in Italia per ricevere la laurea honoris causa a Venezia, Zacchiroli esprime con l’architetto Ferdinando Forlay la declinazione bolognese, ma per nulla provinciale, dell’architettura organica. La sua ricerca formale e la sperimentazione tecnologico-materica trovano sintesi nella sua opera forse più rappresentativa, che lo associa per sempre allo skyline di Bologna: le torri di via Zago (nella foto in basso), articolazione sapiente e dinamica di luci e ombre su cemento armato, che, rastremandosi verso l’alto, suggeriscono un movimento spiraliforme, in una metafora con la natura che l’autore geometrizza magistralmente, manifestando l’autonomia della sua poetica, irriducibile a una mera imitazione degli stilemi wrightiani. Nel 1956 firma, ai margini della zona universitaria, un primo edificio eccellente: la John Hopkins University; nel 1960 la medesima articolazione di mattoni, acciaio e legno plasma l’edificio per l’Associazione Industriali alle spalle del convento di San Domenico; nel 1963 la Biblioteca Walter Bigiavi interviene a proclamare con fierezza la dignità del cemento scabro in centro storico, imponendo una sosta all’infilata dei portici su via Belle Arti. La Centrale dei Telefoni del 1968 è poi l’occasione per esaltare il valore estetico della macchina, e questo mero contenitore tecnologico diviene architettura tra le sue mani, semplicemente affermando la propria funzione, in un accordo di parti metalliche dal medesimo tono familiare di una «lettera 22». Rimembranze di architetture paleoindustriali, di esili profili metallici e vaste coperture, tornano anche nelle rimesse per gli autobus in via due Madonne, terminate nel 1983; sono gli anni in cui, con il progetto per la Banca d’Italia a Siena (1985-1993), si chiude il momento eroico della produzione dello studio. Tuttavia «nel dopoguerra», ricorda Glauco Gresleri, «mentre le periferie si riempivano di edifici orrendi, edilizia senza architettura, nel seno della città storica l’architettura moderna di qualità mostrava tutta la sua dignità e la possibilità di un dialogo vero con la tradizione: era l’opera di Zacchiroli, ultima occasione per una dialettica che poi a Bologna non si tentò più. L’eredità che ci lascia Zacchiroli è duplice: da un lato le sue architetture sono la testimonianza di un grande interprete dello spazio costruito; dall’altro la sua opera testimonia alla storia che l’architettura contemporanea potrebbe entrare a pieno titolo nei centri storici».

Autore

  • Luigi Bartolomei

    Nato a Bologna (1977), vi si laurea in Ingegneria edile nel 2003. È ricercatore presso il Dipartimento di Architettura dell'Università di Bologna, ove nel 2008 ha conseguito il dottorato di ricerca in Composizione architettonica. Si occupa specialmente dei rapporti tra sacro e architettura, in collaborazioni formalizzate con la Facoltà teologica dell’Emilia-Romagna ove è professore invitato per seminari attinenti alle relazioni tra liturgia, paesaggio e architettura. Presso la Scuola di Ingegneria e Architettura di Bologna insegna Composizione architettonica e urbana, ed è stato docente di Architettura del paesaggio e delle infrastrutture. È collaboratore de "Il Giornale dell'Architettura" e direttore della rivista scientifica del Dipartimento, “in_bo. Ricerche e progetti per il Territorio, la Città, l’Architettura”

    Visualizza tutti gli articoli

About Author

(Visited 439 times, 1 visits today)
Share
Last modified: 17 Luglio 2015