Alletà di 91 anni, è scomparso a Bologna l8 marzo. Cresciuto alla scuola di Frank Lloyd Wright, che riesce a incontrare personalmente nel 1951 quando il maestro è in Italia per ricevere la laurea honoris causa a Venezia, Zacchiroli esprime con larchitetto Ferdinando Forlay la declinazione bolognese, ma per nulla provinciale, dellarchitettura organica. La sua ricerca formale e la sperimentazione tecnologico-materica trovano sintesi nella sua opera forse più rappresentativa, che lo associa per sempre allo skyline di Bologna: le torri di via Zago (nella foto in basso), articolazione sapiente e dinamica di luci e ombre su cemento armato, che, rastremandosi verso lalto, suggeriscono un movimento spiraliforme, in una metafora con la natura che lautore geometrizza magistralmente, manifestando lautonomia della sua poetica, irriducibile a una mera imitazione degli stilemi wrightiani. Nel 1956 firma, ai margini della zona universitaria, un primo edificio eccellente: la John Hopkins University; nel 1960 la medesima articolazione di mattoni, acciaio e legno plasma ledificio per lAssociazione Industriali alle spalle del convento di San Domenico; nel 1963 la Biblioteca Walter Bigiavi interviene a proclamare con fierezza la dignità del cemento scabro in centro storico, imponendo una sosta allinfilata dei portici su via Belle Arti. La Centrale dei Telefoni del 1968 è poi loccasione per esaltare il valore estetico della macchina, e questo mero contenitore tecnologico diviene architettura tra le sue mani, semplicemente affermando la propria funzione, in un accordo di parti metalliche dal medesimo tono familiare di una «lettera 22». Rimembranze di architetture paleoindustriali, di esili profili metallici e vaste coperture, tornano anche nelle rimesse per gli autobus in via due Madonne, terminate nel 1983; sono gli anni in cui, con il progetto per la Banca dItalia a Siena (1985-1993), si chiude il momento eroico della produzione dello studio. Tuttavia «nel dopoguerra», ricorda Glauco Gresleri, «mentre le periferie si riempivano di edifici orrendi, edilizia senza architettura, nel seno della città storica larchitettura moderna di qualità mostrava tutta la sua dignità e la possibilità di un dialogo vero con la tradizione: era lopera di Zacchiroli, ultima occasione per una dialettica che poi a Bologna non si tentò più. Leredità che ci lascia Zacchiroli è duplice: da un lato le sue architetture sono la testimonianza di un grande interprete dello spazio costruito; dallaltro la sua opera testimonia alla storia che larchitettura contemporanea potrebbe entrare a pieno titolo nei centri storici».
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