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Written by: Professione e Formazione

Densificazione urbana, le proposte degli studenti

BERLINO. I percorsi formativi delle facoltà di Architettura europee si stanno indirizzando verso una specializzazione sempre maggiore, particolarmente attenta allo sviluppo e alla diffusione, anche culturale, delle tematiche di un’architettura sostenibile in grado di avviare un recupero ambientale urbano che riutilizzi spazi e materiali. A questo filo conduttore fanno riferimento concorsi e premi per progettisti di vari livelli che, dopo avere «misurato» il grado di malattia di porzioni di città, ne propongono interventi migliorativi.
«Gau:di» è uno di questi.
Promosso da un network di 12 facoltà europee (per l’Italia Iuav, Politecnico di Milano e Università di Genova) e organizzato dalla Cité de l’Architecture et du Patrimoine di Parigi insieme a Fondazione Mies van der Rohe (Barcellona), Centre international pour la ville, l’architecture et le paysage (Bruxelles), Lighthouse (Glasgow), Museum of Finnish Architecture (Helsinki) e Architecture Foundation (Londra), la sua seconda edizione, dal titolo Urban Loft: working and living space in densified European city, si pone come obiettivo, riprendendo le parole della curatrice Jana Revedin, la promozione dell’innovazione e la trasmissione dei saperi nella riqualificazione dell’esistente in un contesto di riutilizzo di spazi e ricorso a materiali e tecniche sostenibili.
La competizione, partita a inizio 2009, ha voluto indagare le possibilità di espansione di una struttura urbana esistente (per un massimo di 300 mq di spazi tra lavorativi e residenziali). I progetti vincitori, scelti tra 60 partecipanti durante un workshop tenutosi a Berlino dal 7 al 10 dicembre, hanno sviluppato gli interventi in aree abbandonate o vicine a elementi di «disturbo ambientale», come infrastrutture e ponti. Al termine del workshop vi sono stati sette selezionati, fra cui «The hanging house» dei genovesi Francesca Bruni e Stefano Zec, due premi speciali («Zipzip» dei madrileni Rodrigo Garcia e Jaime Calvache e «+ Box 3» del berlinese Abid Öner) e un primo premio, «Urban Alchemy. Turn iron into green» del francese Julien Klisz (Ensa Paris La Villette). Il vincitore analizza la tematica della densità urbana riutilizzando un ponte in disuso nell’area nord orientale di Parigi e realizza uno spazio pubblico-privato ricoperto di verde sviluppando il tema dell’«orticoltura urbana» in modo energeticamente efficiente e riqualificando l’area circostante. Fra gli altri progetti in concorso, molti hanno lavorato sulla mobilità in città, ricercando soluzioni spaziali, tecniche riproducibili e materiali facilmente riciclabili. Per tutti, elementi forti sono stati la ricerca dell’autosufficienza energetica e di condizioni di luce e spazio uguali per pubblico e privato, facendo riferimento a una declinazione di sostenibilità che proponesse soluzioni in armonia con il tempo sociale di chi vive e lavora in città. Il concorso si è basato sull’esperienza della prima edizione (2006-2008): come il prototipo in scala 1:1 della «Pallet-house» degli austriaci Gregor Pils e Andreas Claus Schnetzer era stato realizzato all’ultima Biennale di Architettura di Venezia, anche il nuovo vincitore sarà ricostruito alla prossima mostra di architettura.

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Last modified: 17 Luglio 2015