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Gli strumenti legislativi e i protocolli fra cui scegliere

Nel mercato italiano dell’edilizia si sta gradualmente diffondendo la volontà, presente nei paesi anglosassoni dall’inizio degli anni novanta, di porre come traguardo progettuale il conseguimento di un’attestazione che riconosca il livello di sostenibilità dell’edificio. Cercando di aggirare equivoci indotti da un’informazione non sempre corretta occorre chiarire che esiste una significativa differenza tra certificazione energetica e certificazione di sostenibilità: la seconda espressione include non solo il tema dei consumi energetici ma si rivolge alle questioni della tutela del sito, dell’utilizzo di materiali ecocompatibili, della verifica della qualità degli ambienti interni, dell’innovazione nel processo di progettazione e cantierizzazione.
Mentre la situazione in materia di certificazione energetica nel nostro paese si va delineando grazie alla recente produzione legislativa (cfr. Il Giornale dell’Architettura n. 76) assai più confuso risulta essere lo scenario delle procedure per valutare nel complesso la sostenibilità di un edificio. Una prima ricerca tra tali procedure può essere affrontata con riferimento a quelle attualmente coinvolte in programmi di incentivazione introdotti dalla legislazione nazionale. I recenti provvedimenti regionali conseguenti al dibattito sul Piano casa introducono, con le varie specificità locali, la possibilità di eseguire ampliamenti volumetrici sui fabbricati residenziali qualora si conseguano determinati livelli di prestazione energetica. Alcune regioni, tra le quali il Piemonte, si sono orientate verso l’adozione del Protocollo Itaca, rating system per la certificazione di sostenibilità, per eseguire la valutazione quantitativa dei risultati ottenuti.
Sempre correlato a procedimenti legislativi è in corso di elaborazione il disegno di legge relativo all’introduzione del «Sistema Casa Qualità», che nelle intenzioni del legislatore dovrebbe porsi come una legge quadro per la definizione di un sistema unico a livello nazionale per la certificazione della qualità degli edifici residenziali, fornendo così una base per il necessario recepimento da parte delle regioni attraverso un proprio documento. Tale sistema prevede la classificazione delle singole unità immobiliari secondo quattro categorie (A, B, C, D) legate all’efficienza energetica della costruzione, e quattro serie di qualità (1, 2, 3, 4), legate a parametri di misurazione che prendono in esame i requisiti della norma UNI 8289 (Edilizia. Esigenze dell’utenza finale. Classificazione) e della direttiva 89/106/CEE (Direttiva del consiglio del 21 dicembre 1988 relativa al ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri concernenti i prodotti da costruzione con riferimento alle condizione dell’abitare). Anche tale proposta dovrebbe essere affiancata a una serie di incentivi economici.
Con riferimento alle iniziative nate spontaneamente dalla volontà di soggetti virtuosi senza essere introdotte da strumenti legislativi (se non in modo sporadico) si sta diffondendo in Italia il sistema Leed (Leadership in Energy and Environmental Design), strumento di importazione americana analogo per scopo al Protocollo Itaca, che vede sul territorio nazionale una crescente diffusione. La scelta del certificato Leed rappresenta la volontà da parte della committenza di attestarne la prestazione con una procedura di fama internazionale. Al momento un gruppo di lavoro coordinato dal Distretto tecnologico trentino, all’interno dell’organizzazione Green Building Council Italia (che ha sede a Rovereto) si sta occupando della redazione di una versione pilota del protocollo riadattato alla realtà italiana, che sarà utilizzata in via sperimentale su tutto il territorio nazionale per un biennio a partire da gennaio 2010. Già nel 2007, come eccezione rispetto agli altri enti locali, la provincia autonoma di Trento ha riconosciuto con delibera 825/2007 la possibilità di utilizzare il sistema Itaca (nella versione adattata alla realtà locale trentina) e il sistema Leed indifferentemente, stabilendo delle equivalenze tra i punteggi raggiunti.
È certo che tali procedimenti sono destinati a penetrare sempre più concretamente nella pratica professionale, grazie alle opportunità che offrono i programmi di incentivazione dell’edilizia sostenibile e alla necessità di qualificare il costruito riconoscendo la sostenibilità come valore aggiunto nel mercato immobiliare.

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Last modified: 17 Luglio 2015