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Cristiana ChiorinoWritten by: Design

Il Mude esce dalle casse

Il Mude, il Museu do Design e da Moda di Lisbona ha riaperto i battenti dopo tre anni di chiusura «provvisoria» e di pasticci politico-giuridici. Considerato uno dei più interessanti musei sul design del XX secolo, venne originariamente aperto nel 1999 nel Centro Culturale di Belém, progettato da Gregotti Associati International nel 1993, per ospitare la collezione dell’uomo di affari portoghese Francisco Capelo: più di 2.550 pezzi, 1.200 capi di alta moda e 1.000 oggetti e arredi firmati da 230 tra i più importanti designer del mondo: Philippe Starck, Charles Eames, George Nelson, Arne Jacobsen, Masanori Umeda, Henning Koppel, Tom Dixon e altri ancora. La città di Lisbona acquista la collezione nel 2002 ma nel 2006 il museo viene chiuso. La nuova sede stenta a trovarsi, l’acquisto di un palazzo viene annullato dal tribunale, seguono le indecisioni della classe politica travolta dai cambiamenti di legislatura. Finalmente nel dicembre del 2008 il Comune vota l’attribuzione di un edificio al Mude con l’obiettivo di ridare vita al centro storico di Lisbona, la Baixa. Si tratta della ex sede del Banco Nacional Ultramarino, uno spazio di più di 12.000 mq dall’aspetto decadente ma affascinante. La direttrice Barbara Coutinho, senza aspettare di ristrutturarlo opta per una strategia di occupazione. Dei sette piani dell’edificio, per ora solo il primo è stato occupato dalla mostra «Antestreia. De Le Corbusier a Azzedine Alaïa» (vedi Carnet di viaggio), ma diverse rassegne sono già in programma per gli altri piani nei prossimi mesi. Scheletro in calcestruzzo che porta i segni della demolizione degli arredi lussuosi di un tempo, l’edificio, simbolo della potenza dell’impero portoghese, ha conservato del suo antico splendore solo un gigantesco bancone circolare in marmo nero e verde, diventato elemento centrale di una messa in scena che sottolinea il dialogo tra oggetti, epoche e designer. Da una parte e dall’altra del bancone, la funzionalità ascetica della camera per studenti del 1956 del duo Perriand-Le Corbusier si oppone all’esplosione di colori del sofà fatto di peluches dei giovani brasiliani Fernando e Humberto Campana.

Autore

  • Cristiana Chiorino

    Torinese (nata nel 1975), architetto e dottore di ricerca in Storia dell'Architettura e dell'Urbanistica (Politecnico di Torino), è socia dello studio di architettura Comunicarch. Dal 2005 al 2014 è vicecaporedattore de «ll Giornale dell’Architettura», per il quale ha curato gli allegati «Il Magazine dell’Architettura» (selezione della stampa internazionale) e il «Rapporto Annuale Restauro». Ha collaborato alla mostra internazionale «Pier Luigi Nervi: Architettura come sfida» di cui ha curato con Carlo Olmo il catalogo. Collabora con l’associazione Pier Luigi Nervi Project, con una consulenza sulla tutela della sua eredità culturale e del patrimonio delle sue opere. Ha scritto articoli e partecipato a convegni sulla sensibilizzazione alla tutela dell’architettura del Novecento, tema che ha approfondito con il master «Sauvegarde du patrimoine bâti moderne et contemporain» presso l’Institut d’Architecture dell’Università di Ginevra nel 2003. Dal 2011 è membro del consiglio direttivo di Docomomo Italia

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Last modified: 18 Luglio 2015