Una residenza realizzata negli anni trenta da Marino Meo si trasforma con Lissoni & Partners diventando un nuovo spazio per l’arte
VENEZIA. Sulla scorta del gran rifiuto alle proposte dei maestri Frank Lloyd Wright, Louis Kahn, Le Corbusier, si pensa, erroneamente, che Venezia sia stata città allergica al moderno e che, per questo motivo, sia rimasta sostanzialmente intoccata dagli architetti del Novecento. Vero è, invece, che molte opere sono state realizzate dopo la prima guerra mondiale fino al grande momento della rinascita degli anni ’50 e ’60, che portano la città lagunare alla ribalta del dibattito culturale e artistico grazie al fervore della Biennale e alla presenza di personaggi come Peggy Guggenheim, che qui scelgono di risiedere e operare.
Molti architetti lavorano e lasciano il loro segno in città. Fra questi, forse fra i meno noti, Marino Meo si distingue come professionista che dota il Grand Hôtel d’Italie Bauer-Grünwald (che aveva aperto i battenti nel 1880 in un edificio storico risalente al XVIII secolo situato in Campo San Moisè) di una facciata in travertino dal sapore modernista. Nel nostro caso, al cospetto della Basilica di Santa Maria della Salute (di Baldassare Longhena) e di fianco a quella che fino all’epoca napoleonica era la Chiesa di San Gregorio (ora destinata a funzioni museali, dopo essere stata zecca e laboratorio di restauro), l’architetto veneziano disegna negli anni trenta per la famiglia Toso una residenza allungata in un bel lotto verde, non risparmiando una visione, anche in questo caso modernista ma che ben si fonde con la ricchezza dei decori e dei materiali tipica della tradizione lagunare.
Il luogo viene scelto da Massimo Perotti, executive chairman del leader mondiale nella nautica di lusso Sanlorenzo, come Casa Sanlorenzo, nuova sede di San Lorenzo Arts e laboratorio culturale e artistico del gruppo. Il progetto di riconversione porta la firma di Piero Lissoni, già professionista di fiducia dell’azienda.
Il white cube modernista in versione contemporanea
Nel progetto di Lissoni & Partners si volta pagina e, nel rispetto del luogo, delle sue volumetrie e dell’articolazione delle sue facciate, non si rinuncia a un’espressione totalmente contemporanea e, anzi, ci si affaccia con coraggio nel campo della sperimentazione. I due punti nodali del processo, così come appaiono oggi a opera completata, sono il ponticello di entrata dal lato del canale verso Santa Maria della Salute e la grande scala centrale interna, alfa e omega di un vocabolario che porta una visione del lusso contemporaneo e minimale in laguna.
Un principio di reductio ad unum viene messo in atto per il disegno del piccolo ponte di accesso privato dal canale che si presenta come una sintesi della tipologia, realizzata nei secoli in migliaia di esemplari a Venezia, ma per portare il manufatto al minimo degli spessori possibili e presentarsi come manifesto di quello che troveremo all’interno della casa.
Gli spazi, totalmente rinnovati, di quella che era una residenza borghese, portano alle estreme conseguenze l’ossessione modernista del white cube, così come delineata nel suo volume da Brain O’Doherty nel 1976 a sancire il cubo bianco come spazio espositivo per eccellenza dell’arte contemporanea, per arrivare a una versione qui tecnologicamente avanzata e sofisticata che, però, appare tale solo all’occhio più esperto.
L’episodio centrale, la grande scala perno di tutto l’edificio, si materializza e, da lignea che era, diventa una sorta di diapositiva smaterializzata della stessa dove il vetro, virtuosamente sagomato, illumina di luce il volume che connette anche interno ed esterno. Il giardino, ancora più prezioso in questa parte di Venezia, diventerà il vero accesso al pubblico offrendo una versione contemporanea e stilizzata del gioco fra livelli, spazi d’acqua, verde e pietra, tanto cara al linguaggio di Carlo Scarpa.
Le ampie sale sono così pronte per essere allestite e la mostra “Brethtaking” di Fabrizio Ferri (in calendario fino al 23 novembre, per la curatela di Cristiano Seganfreddo e Geraldina Polverelli Ferri), con le sue immagini presentate in uno spazio buio e compresso per toglierti il fiato di fronte al dramma ambientale dei nostri mari assediati dalle plastiche, inaugura un programma che si preannuncia, nelle prossime stagioni, denso e interessante.
Immagine di copertina: Casa Sanlorenzo, Venezia (© Ugo Carmeni)
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Last modified: 3 Settembre 2025