Venticinquesimo anniversario per il sempre emblematico edificio temporaneo nei londinesi Kensington Gardens. Quest’anno è affidato a Marina Tabassum
LONDRA. Con una tradizione inaugurata nel 2000, il padiglione annuale della Serpentine Gallery è un riconosciuto e gioioso evento architettonico estivo che trova spazio nei Kensington Gardens di Londra. Pensato per presentare il lavoro e la poetica di progettisti capaci di ampliare i confini della spazialità contemporanea rivolgendosi ad un pubblico ampio, il padiglione funziona come luogo di incontro e come caffetteria, ma anche da spazio per conferenze, dibattiti e intrattenimento.
L’ispirazione dalle tende asiatiche
Il padiglione 2025, A Capsule in Time, è stato progettato da Marina Tabassum Architectscon sede a Dhaka (Bangladesh) e segue i 23 eccezionali padiglioni che erano stati commissionati sia a professionisti conosciuti e affermati che a giovani designer emergenti. Osservati insieme, questi padiglioni, situati vicino all’edificio in stile Queen Anne della Serpentine Gallery e circondati dal vasto parco pubblico, costituiscono un capitolo straordinario nella storia dell’architettura. Come una collezione d’arte, suggeriscono sviluppi stilistici che si ispirano ai successi dei rispettivi progettisti o anticipano le loro innovazioni future. Analogamente ai padiglioni precedenti, di cui nessuno è stato progettato da un architetto britannico, A Capsule in Time trae ispirazione dalla geografia, dai materiali e dalle tradizioni costruttive del luogo di origine del progettista.
In particolare, Marina Tabassum afferma di essersi ispirata specificamente alle tende shamiyana dell’Asia meridionale, montate su pali di bambù che ombreggiano e delimitano temporaneamente i luoghi delle celebrazioni all’aperto, come i matrimoni. La shamiyana condivide con la huppah e il baldacchino il ruolo tradizionale di santificare il terreno sottostante per le processioni religiose e per i popoli migratori.
Pannelli che riflettono i colori del paesaggio
Quasi tutti gli edifici annuali della Serpentine hanno messo in risalto la natura effimera del padiglione e il contesto del parco in cui si collocano. Con un’altezza di 7,5 metri e dimensioni complessive in pianta di 30 x 11 metri, le sue proporzioni imponenti alludono a una sala con volta a botte fiancheggiata da spazi absidali. Sebbene il riferimento alle strutture architettoniche occidentali sia chiaramente espresso, ciò che il visitatore sperimenta è in realtà la volta stessa: gli archi in legno lamellare marrone nascono direttamente dal terreno e sono circondati da panche basse che delimitano tutto lo spazio interno.
Un interessante paragone può essere fatto con l’altrettanto sperimentale padiglione del Lincoln Park di Chicago progettato da Jeanne Gang, che ugualmente consente all’aria di fluire attraverso i supporti rialzati delle nervature in legno lamellare riempite con cupole in fibra di vetro. Il risultato è una struttura fragile e ariosa.
Nella Capsule, i pannelli traslucidi in policarbonato, che riempiono gli archi, sembrano piegarsi mentre si avvolgono, racchiudendo e animando lo spazio e riflettendo le condizioni climatiche del giorno, diventando più scuri man mano che scendono dalla sommità verso il suolo. Vi sono accenni di verde tenue e di giallo ocra che riecheggiano, pur in modo attenuato, i colori degli alberi e dei fiori del parco. Grazie all’eliminazione dei pannelli, un lucernario è creato lungo la spina dorsale della volta a botte e i semi-oculi delle absidi a esedra.
Il padiglione è diviso in quattro parti con tre passaggi tra di esse: le absidi laterali a ciascuna estremità, con due segmenti irregolari nel mezzo. La più lunga delle due sezioni rettilinee è resa mobile grazie a carrucole nascoste. Si tratta di una caratteristica che permetterà al padiglione di essere riconfigurato per diversi eventi performativi.
Al centro un ginkgo biloba
Questa qualità riecheggia lo Shed mobile di New York, di Elizabeth Diller e Ricardo Scofidio (2019). Si tratta di un progetto molto più grande ma l’impatto di questo edificio potenzialmente cinetico rimane. Alcuni percorsi scorrono attraverso le interruzioni tra le sezioni, portando il parco all’interno del padiglione e collegandolo alla Serpentine Gallery. L’apertura centrale fiancheggiata dalle sezioni irregolari diventa una piccola “corte” quadrata posta assialmente sul centro turrito della Serpentine Gallery. Lo incornicia, offrendo così una vista a strati all’interno e attraverso il padiglione temporaneo.
Il percorso centrale è ulteriormente animato da un albero di ginkgo biloba, una delle specie arboree più antiche del mondo, un “fossile vivente” associato all’idea di resilienza e di longevità. Di origine est-asiatica, l’albero produce foglie gialle e verdi che richiamano da vicino la palette cromatica dei pannelli in policarbonato del padiglione. Inoltre le foglie bilobate a ventaglio sono simbolo delle relazioni tra Oriente e Occidente fin dai tempi di Johann Wolfgang von Goethe.
Effimero, temporale, mutevole, il padiglione della Serpentine offre tuttavia uno spazio storicamente e visivamente ancorato, collegato assialmente al corrispondente edificio principale della galleria, anch’esso modesto.
Un’immagine cupa e disadorna
I lavori precedenti di Marina Tabassum non accennano all’architettura spensierata e sperimentale che tradizionalmente ci si sarebbe aspettati dal padiglione. Tabassum è il quarto architetto ad aver ricevuto la medaglia Soane (2012, Regno Unito) per “aver incoraggiato una migliore comprensione dell’importanza centrale dell’architettura nella vita delle persone”, e ha anche ricevuto l’Arnold Brunner Prize dall’American Academy of Arts and Letters (2021). Un riconoscimento che condivide con altri nove architetti che hanno progettato un padiglione della Serpentine.
È membro della Royal Society of the Arts, Regno Unito, e ha insegnato in diverse prestigiose scuole di architettura, tra cui quelle di New Haven (USA) e Delft (Paesi Bassi). Il magistrale edificio d’esordio di Tabassum, la moschea Bait Ur Rouf Jame a Dhaka, trae ispirazione dagli edifici di Louis Khan per la sua pianta geometrica idealizzata (un quadrato in un cerchio) e per l’ampio uso del mattone sia come struttura che come decorazione. La moschea ha ricevuto l’Agha Khan Award for Architecture (2016) e il premio Jameel (2018) per l’eccellenza nell’arte e nell’architettura islamica, conferito dal Victoria and Albert Museum di Londra.
Il suo Museo dell’Indipendenza è un edificio imponente, con spazi apparentemente tristi, avvolti da pesanti soffitti in cemento e fasce possenti. Tuttavia, le pieghe plissettate dell’edificio residenziale Comfort Reverie risuonano con l’analogo trattamento dei pannelli angolari che racchiudono la struttura ad arco del padiglione.
Sebbene i suoi primi edifici dimostrino un’ampia gamma di espressioni architettoniche, i suoi numerosi premi e incarichi di docenza dimostrano il diffuso apprezzamento e la diffusione dell’approccio ecologico e contestuale di Tabassum. Il suo contributo contro la crisi abitativa ed ecologica in Bangladesh, nota come khudi bari, potrebbe ben fornire il nucleo concettuale fondamentale della Capsule in Time.
Come le abitazioni temporanee su palafitte, che permettono alle acque alluvionali di circondare le case senza spazzarle via, la Capsule consente ai Kensington Gardens di fluire al suo interno. Allo stesso tempo, l’architetto fa esplicito riferimento all’architettura paesaggistica adiacente, un prato rettangolare con siepi semicircolari gemelle e panchine. Per una felice coincidenza, il sito fittamente alberato ospita anche uno spettacolare esempio di arte ambientale: alberi in bronzo fuso di Giuseppe Penone, uno decorato con dorature e due gravati da pietre.
A differenza delle brillanti commissioni precedenti, come il padiglione rosso acceso di Jean Nouvel, le punte cristalline di Sou Fujimoto o il vivace profilo a gradini del Bjarke Ingels Group, la Capsule in Time si muove in una direzione diversa, con la sua forma a “capsula” e la sua composizione cupa e disadorna. I robusti archi marroni e fortemente articolati, che emergono dal terreno senza una piattaforma, formano infatti un forte contrasto con i muri in mattoni rossi e le colonne e la cupola in pietra bianca della vivace Serpentine Gallery.
Immagine di copertina: Serpentine Pavilion 2025, A Capsule in Time, (@ Iwan Baan, courtesy Serpentine)
“A Capsule in Time” – Serpentine Pavilion 2025
6 giugno – 26 ottobre 2026
Serpentine South, Londra
Curatela: Chris Bayley
Progetto di: Marina Tabassum
https://www.serpentinegalleries.org/whats-on/serpentine-pavili
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giardino , londra , marina tabassum , padiglione , paesaggio , serpentine gallery
Last modified: 17 Giugno 2025