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Written by: Città e Territorio Forum

BiSP, lo spazio pubblico è (anche) verticale

BiSP, lo spazio pubblico è (anche) verticale
Il presidente dell’evento romano anticipa i temi dell’ottava edizione che si svolgerà a metà settembre all’ex mattatoio di Testaccio

 

ROMA. Proprio in questi giorni mi è capitato tra le mani il programma della prima Biennale dello Spazio Pubblico, svoltasi nel maggio 2011. 

E di nuovo mi domando come ad un gruppo di architetti incoscienti possa essere venuto in mente, con risorse poche o nulle, di organizzare una cosa talmente complessa ed impegnativa all’Acquario romano, il 12 maggio di quell’anno, con molti eventi: apertura affollatissima e mostra del Premio europeo dello spazio pubblico urbano; una mostra fotografica permanente; una sessione introduttiva con il gotha del mondo dell’architettura e dell’urbanistica; aperitivi e musica serali; 15 workshop; report conclusivi e plenaria finale con il lancio del progetto “Carta dello Spazio Pubblico”. 

L’idea di Mario Spada era piaciuta a molti, e non solo a noialtri soci co-fondatori dell’INU Lazio. Tra questi va menzionato Carlo Olmo, fondatore de Il Giornale dell’Architettura, che ricordo offrire molte idee alla prima riunione del comitato scientifico della BiSP, e Francesco Cellini, alla cui lungimiranza si deve l’offerta di ospitalità dell’allora Facoltà di Architettura di Roma Tre.

 

A settembre tre giorni all’ex mattatoio di Testaccio

Nonostante difficoltà crescenti, che purtroppo non siamo i soli a dover affrontare nel reperire le risorse necessarie per coprire le indispensabili spese organizzative, la Biennale continua, e non in tono minore. 

La base associativa si è rafforzata; i partner fondatori di quella prima edizione, INU Nazionale ed INU Lazio, hanno anche quest’anno risposto all’appello; e Roma Tre, ancora una volta, non è solo una sede preziosissima per la Biennale, ma anche una struttura di ricerca ed esperienze progettuali che anche per quest’edizione darà un importante contributo di idee ed esperienze al programma.

Dal 18 al 20 settembre prossimi si svolgerà quindi l’ottava edizione della Biennale dello Spazio Pubblico. Come nelle edizioni precedenti, anche questa del 2025 sarà ospitata dal Dipartimento di Architettura di Roma Tre in un contesto unico per originalità e vitalità trasformativa, l’ex mattatoio di Roma nello storico quartiere popolare del Testaccio: spazio che nel corso degli anni ha subìto una straordinaria metamorfosi da luogo semi abbandonato a futura “Città delle Arti”. 

Dal sito della Biennale è possibile consultare la call for abstracts voluta per valutare proposte per presentazioni o intere sessioni, senza alcuna quota di iscrizione: la Biennale continua ad essere spazio pubblico. Il format previsto ricalcherà quello delle sette edizioni precedenti: sessioni plenarie di apertura e chiusura nelle mattinate inaugurale e conclusiva e sessioni parallele il giovedì pomeriggio e l’intera giornata del venerdì.

 

Insieme, per una nuova dimensione

Le aule messe a disposizione saranno numerose, e quindi, anche in questa occasione, la BiSP sarà in grado di ospitare una vasta gamma di idee, esperienze e proposte connesse alla tematica dello spazio pubblico urbano. Si attendono come negli altri anni partecipazioni da altre città italiane e dall’estero. Una nuova partecipazione, ad esempio, sarà una sessione speciale del “Global Public Space Network” promosso dalle Nazioni Unite.

La call espone sei sottotemi, individuati per declinare il tema ispiratore dell’edizione 2025, Insieme/Together/Juntos. 

Insieme è tema ricco di inflessioni. Può esser declinato in maniera letterale, ad esempio come un mettersi insieme per perseguire con successo la sequenza circolare introdotta dalla Carta dello Spazio Pubblico (progettazione/realizzazione/gestione/fruizione) attraverso una collaborazione tra settore pubblico e cittadinanza attiva. 

Ma la declinazione potrebbe anche seguire vie inaspettate. Una di queste è la simbiosi tra “spazio pubblico orizzontale” e “spazio pubblico verticale”.

A parte il noto impegno degli architetti nella progettazione di spazi pubblici urbani (piazze, parchi, giardini, edifici aperti al pubblico, eccetera), vi è una dimensione del lavoro degli architetti finora inspiegabilmente trascurata benché decisiva per la qualità dello spazio pubblico urbano: quella delle facciate architettoniche.

 

Quinte architettoniche, fattore decisivo della qualità urbana

Il termine stesso (facciata) denota un affaccio su uno spazio. Prospetto deriva dal latino prospectus, participio passato di prospicĕre (guardare innanzi). Ma lo spazio di affaccio non è esclusivamente un distacco in grado di liberare accessi, aria e luce. Esso è il modo più evidente non solo per delimitare lo spazio pubblico, ma anche e soprattutto per determinare le qualità visive, fruitive ed estetiche dello spazio pubblico stesso. 

Pensando a qualunque piazza, dovremo convenire che la qualità urbana della piazza stessa è costituita, altrettanto e forse più che dall’arredo e dalle infrastrutture pubbliche orizzontali, dagli edifici che la delimitano. 

Quindi, la qualità degli spazi pubblici onnipresenti nelle nostre città (di nuovo, vie e piazze) dipende in larga misura dalla qualità degli edifici che le delimitano. E da qui nasce l’importanza di una buona e attenta progettazione architettonica degli stessi.

Che può essere agevolmente evidenziata con un’osservazione di campioni di vie e piazze urbane. In tutti i casi si constaterà come la scarsa qualità progettuale ed esecutiva delle quinte architettoniche produca effetti di indifferenza o addirittura rigetto, mentre quinte ben progettate inducano a godimento estetico – esplicito o meno – e ad una maggiore propensione a godere gli spazi da esse creati, con gli evidenti benefici collettivi auspicati dall’Agenda 2030 per gli spazi verdi e pubblici urbani: accessibilità, inclusione, sicurezza.

La Biennale di settembre potrebbe essere un’ottima occasione per riconoscere ed esplicitare questa nuova dimensione, forse anche attraverso una sessione/mostra fotografica organizzata congiuntamente da ordini professionali, università e Biennale dello Spazio Pubblico. E dovrebbero essere proprio gli architetti a rispondere.

Immagine di copertina: un momento della Biennale dello Spazio Pubblico 2023

L’articolo anticipa una serie di contributi e di commenti che ilgiornaledellarchitettura.com dedicherà alla Biennale dello Spazio Pubblico

Autore

  • Pietro Garau

    Architetto urbanista, ha insegnato pianificazione territoriale e politiche urbane a Sapienza università di Roma e partecipato come rappresentante nazionale al lavoro di organizzazioni internazionali in campo urbanistico. Dal 1980 al 2002 ha lavorato per il Programma delle Nazione Unite per gli Insediamenti Umani, per il quale ha diretto il settore ricerca, condotto la realizzazione di numerose pubblicazioni tra cui il primo Rapporto Mondiale sugli Insediamenti Umani e coordinato l’organizzatore di eventi internazionali tra cui la seconda conferenza mondiale “Habitat II”. È tra i fondatori della “Biennale dello Spazio Pubblico” e dall’ottobre scorso presidente dell’Associazione Biennale Spazio Pubblico.

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Last modified: 9 Aprile 2025