L’analisi di Barry Sheehan, docente a Dublino, che intervistiamo per Professione Designer
DUBLINO. Barry Sheenan, responsabile del design all’interno della School of Art and Design della Technological University di Dublino, inaugura i contributi programmati nel 2025 per la nostra rubrica Professione Designer.
Lo abbiamo incontrato a pochi passi dal parco di Santo Stefano, la sua esperienza e capacità di narrazione panoramica facilitano la lettura e l’individuazione di alcune peculiarità del mondo educativo e produttivo irlandese. Emerge un approccio al design poco legato alla celebrazione delle firme, la presenza di alcune inaspettate eccellenze ma soprattutto una formazione universitaria protettiva e capace di lavorare sulle persone e non sui numeri. L’istruzione assieme alla giovane età e alla conoscenza fluente della lingua inglese, sono fattori chiave nell’analisi dell’esplosione degli information technology jobs in Irlanda.
Qual è la tua opinione sullo stato di salute del design irlandese?
Direi abbastanza buono. Tutto dipende da come relazioniamo questa affermazione. Se consideriamo un orizzonte temporale di quattro decenni, allora possiamo dire con certezza che lo stato di salute è sicuramente ottimo. Negli anni ’80 eri in qualche modo costretto ad andare all’estero per studiare design o per lavorare nelle industrie creative. Ora non più. E parte di questo percorso di crescita e consapevolezza può essere attribuito anche all’esibizione degli U2 al Live Aid nel 1985. Ebbene sì, il messaggio della band era forte e importante, puoi diventare qualcuno pur decidendo di restare, vivere e lavorare in Irlanda. Poi il resto è stato sicuramente reso possibile dall’esplosione di Internet. In generale vedo una serie di investimenti nella ristrutturazione del capitale intellettuale, un flusso costante di posti di lavoro nel settore tecnologico che si spostano verso l’Irlanda e un ecosistema favorevole dovuto agli sgravi fiscali e al fatto che abbiamo una popolazione giovane che è generalmente ben istruita e parla fluentemente inglese. Nel design, il nostro obiettivo principale è che tutto funzioni correttamente nell’insieme. A mia madre non importa chi ha progettato quell’edificio o chi ha progettato quell’auto. Mia madre è interessata allo scopo per cui quel progetto è stato concepito e a validare se sia stato o meno effettivamente raggiunto.
Raccontaci qualcosa sui professionisti, studi e imprese creative da te considerati tra i più interessanti nel panorama irlandese.
Il contesto creativo irlandese non è paragonabile a quello degli altri paesi dell’Unione Europea. Non siamo un paese manifatturiero, prerequisito essenziale per chi associa ancora il design al concetto di prodotto. Realizziamo pochi prodotti, questo è un dato di fatto e se proprio devo indirizzare i lettori verso una specializzazione irlandese non posso che citare il Medical Design. A parte Eileen Gray, designer irlandese dei primi del Novecento che ormai è studiata in tutti i corsi di storia del design (abbiamo una piccola mostra permanente al museo nazionale, ma paradossalmente anche la sua produzione è stata molto limitata), credo che Grafton Architects e Joseph Walsh meritino di essere menzionati. I primi, studio di architettura pluripremiato che ha vinto il Pritzker 2020, sono noti in Italia per aver progettato a Milano la sede centrale dell’Università Bocconi (progetto che ha vinto il World Building of the Year Award 2008) e rappresentano da molti anni una vera eccellenza. Il secondo è un ebanista autodidatta che ha avuto il coraggio di sperimentare e caratterizzare le sue opere in legno fino a diventarne un vero e proprio punto di riferimento. Ora vive e opera in zone rurali. Penso anche di dover menzionare O’Donnell + Tuomey in quanto hanno vinto la RIBA Gold Medal for Architecture nel 2015 e sono gli architetti del nuovo Academic Hub nel nostro TU Dublin, Grangegorman Campus e Niall McLauglin. Quest’ultimo è un architetto irlandese che opera a Londra, penso che il suo lavoro sia straordinario. Nel contesto del Product Design, infine, meritano di essere menzionati Design Partners. Hanno sede a Bray, a sud di Dublino, ma lavorano per clienti in tutto il mondo come Logitech. Hanno vinto più volte il Red Dot Award. Per il resto, abbiamo una buon livello di agenzie e società di consulenza impegnate nella comunicazione visiva, dai poster alla pubblicità, dal web design all’editoria.
Domanda di attualità. Il design irlandese è indipendente (dal design del Regno Unito) o no? Ci sono forti legami con altri paesi europei?
(Barry sorride) Sì, siamo influenzati, soprattutto per la nostra vicinanza geografica. La Brexit è stata un suicidio per il Regno Unito, mentre l’Irlanda rimane un paese fortemente pro-Europa. Abbiamo buoni rapporti con Francia e Italia, ma il legame maggiormente consolidato è con i Paesi Bassi per ciò che riguarda il graphic design.
Alcune brevi considerazioni sulle opportunità di lavoro per un designer irlandese.
Ci sono alcune analisi e statistiche che vengono pubblicate periodicamente, ma non mi convincono. Quello che posso dire con certezza è che, in questo momento, l’economia è forte e che tutto è ciclico, destinato ad alti e bassi, salite graduali e cadute improvvise come la recessione globale del 2008. Di sicuro, rispetto al passato, i designer irlandesi non sono più costretti a viaggiare. Se vogliono restare e lavorare in Irlanda, possono farlo tranquillamente.
Puoi parlarci dell’evoluzione e delle tendenze dell’insegnamento del design in Irlanda?
Oggi in Irlanda puoi studiare Design alla Limerick School of Art and Design, a Cork e in diversi istituti di Dublino, ma non solo. Per l’architettura le sedi sono invece Dublino, Limerick, Cork e Belfast. L’offerta, quindi, non manca. In media in una classe di laurea triennale frequentano circa 40 studenti che si riducono ad un numero compreso tra 10 e 20 nella specialistica. I numeri sono leggermente inferiori nei corsi di Belle Arti. Se le rette non sono proibitive (parliamo di circa 3-4.000 euro all’anno, mentre la quota sale a 10.000 per studenti extracomunitari) diverso è il discorso dei costi degli alloggi e in generale del costo della vita. Molti sono costretti a trovare piccoli lavori. Abbiamo un tasso di abbandono compreso tra il 10% dei corsi di interior design e il 20% dei corsi in comunicazione visiva e una certa mobilità interna tra corsi di laurea. In Irlanda rilasciamo un certificato di frequenza dopo due anni di studio, non è una laurea ovviamente ma è comunque un titolo. In ogni caso non leggiamo l’abbandono come un fallimento, siamo fortemente convinti che cambiare strada significa evitare di perdere tempo prezioso. Purtroppo non siamo molto attraenti per gli studenti che provengono da altri Paesi per via del costo dell’alloggio, nonostante vengano proposte soluzioni vantaggiose come il metodo di formazione ibrido. Abbiamo programmi di scambio nell’ambito del progetto Erasmus e preferiamo concentrare i nostri studenti in poche università europee (Aalto University, Schwäbisch Gmünd University of Applied Design) e canadesi/americane (Toronto, San Francisco), invece di disperderli ovunque e rendere ancora più complessa la gestione della didattica e dei viaggi. Alcuni di loro hanno fatto carriera all’estero, vedi Paul Woods, uno dei nostri laureati in Comunicazione visiva che lavora a Los Angeles ed è presidente di AIGA LA. Il rapporto con gli studenti è molto diverso da quello mediterraneo e, in generale, di altri Paesi. Qui gli studenti ci chiamano per nome (in UK per cognome), mentre in Italia ci chiamiamo ancora “professore” e in alcuni casi “doctor” (stavolta sorridiamo insieme). Della mia formazione universitaria ricordo la frase di un professore che diceva: “Non imparerete nulla da me, ma imparerete gli uni dagli altri”.
Per concludere: festival, premi o libri che suggerisci ai nostri lettori per esplorare ulteriormente il design irlandese
Inizierei sicuramente da 100 Archive, che traccia il passato, il presente e il futuro del design irlandese pubblicando 100 progetti di design della comunicazione, selezionati ogni anno a seguito di un bando aperto. È bello sfogliare i nomi dei membri e le attività dell’Architectural Association e dell’Institute of Designers in Ireland. Quest’ultimo organizza due cerimonie di premiazione all’anno: gli Irish Design Awards e gli Irish Graduate Design Awards. Entrambi i premi premiano e celebrano i migliori designer irlandesi, coltivando il talento del futuro e stabilendo parametri di riferimento creativi per il settore.
Immagine copertina: ritratto di Barry Sheehan
Chi è Barry Sheehan
Barry Sheehan è il responsabile del Design presso la School of Art + Design – Technological University Dublin, City Campus, Grangegorman, Dublino, Irlanda. Membro del Royal Institute of the Architects of Ireland, Barry è stato impegnato e coinvolto in numerosi progetti, dall’architettura e interior design alla grafica, multimedia e product design. Il suo lavoro è apparso su riviste e quotidiani, nonché in televisione. È un commentatore abituale di questioni di design nei media nazionali. Scrive un blog dedicato alle opere di James Joyce. È Presidente Emerito dell’Institute of Designers irlandese.
Suggerimenti per i libri di Paul Woods: How To Do Great Work Without Being An Asshole, Sh*t They Didn’t Tell You: How to Succeed in the Creative Industries
About Author
Tag
Barry Sheenan , Dublino , Irlanda , professione designer
Last modified: 18 Marzo 2025