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Luigi BartolomeiWritten by: Patrimonio Progetti

Bologna, in Montagnola spunta Filla: nuova foglia in cerca di linfa

Bologna, in Montagnola spunta Filla: nuova foglia in cerca di linfa
Visita ai padiglioni disegnati da Mario Cucinella Architects: attrezzatura nel verde e presidio sociale

 

BOLOGNA. Febbraio ha visto l’inaugurazione di Filla, il padiglione disegnato da Mario Cucinella per il parco della Montagnola. Poiché quest’isola verde gira le spalle al crocevia del turismo bolognese, al lettore occorrerà qualche informazione di contesto. 

 

Storia di un “fronte”

Nel 1888, quando l’asse di via Indipendenza sostituì il cardo della città antica accelerando la connessione con la stazione, il parco della Montagnola era già una presenza consolidata, oltre le macerie del Forte di Galliera, antica difesa dello scalo fluviale felsineo del quale è andato perduto il paesaggio e la memoria. Non Montagna, ma Montagnola, questo acrocoro artificiale misura in altezza la precarietà della politica bolognese, oscillante tra impero e papato. 

Prima crebbe per le macerie della fortezza di Galliera, riedificata cinque volte in soli due secoli, poi, a partire dal ‘500, conquistò ancora qualche centimetro, per l’apporto dei terreni di scavo dei cantieri dei palazzi senatori. 

Risistemata nelle forme di giardino nel 1662, fu il primo luogo delle gare di corsa o di pallone, del passeggio e del tempo libero, nonché la terrazza privilegiata sul barocco Bolognese, di fronte alla chiesa di Gesù e Maria, oggi distrutta ma descritta – proprio dalla Montagnola – in una tela di Gaspar Van Wittel ora al museo della città. 

Del parco, l’Ottocento confermò la vocazione pubblica imprimendogli – per volontà di Napoleone – un’atmosfera francese con il progetto (forse un po’ rigido) di Giovanni Battista Martinetti (1805): un ampio viale alberato circolare, spartito in quadranti da uguali promenades. 

Fu il Grand Palais all’aperto che ospitò – tra le altre – la mostra di Floricoltura (1885), quella di Arti applicate all’industria (1892) e l’Esposizione Nazionale dell’Industria e del Turismo, nel 1904. Nel 1893 il centro del Rondò si arricchì della Fontana di Diego Sarti, recuperata dopo il successo che aveva ottenuto nel 1888 all’Esposizione Emiliana ai Giardini Margherita. 

Nel 1896, a rafforzare il legame con la stazione, giunse la scalinata monumentale a rampe simmetriche, (con tanto di fontana e lampioni in ghisa) di Tito Azzolini e Attilio Muggia. 

Nel 1934, in continuità con la vocazione espositiva che ormai l’Ottocento gli aveva impresso, al termine della scalinata venne edificato, in rigorosa architettura razionalista, un corpo di fabbrica di disegno simmetrico attorno ad un platano monumentale: il padiglione celebrativo della ferrovia Direttissima, terminata nel 1923 tra Bologna e Firenze.

 

Storia di un “retro”

Dopo la guerra, la Montagnola continuò ad essere culla della città moderna, ospitando la fiera campionaria fino alla costruzione dei padiglioni di Leonardo Benevolo, Tommaso Giuralongo e Carlo Melograni (1965), esito del concorso per il distretto fieristico. 

Quando però la fiera fu trasferita, la Montagnola fu accerchiata e restò solo un “retro”: a nord, della stazione delle autocorriere, su progetto di Luigi Vignali e Luigi Riguzzi, esito del concorso del 1956; a sud, del Monumento ai Caduti dell’8 Agosto 1848 di Pasquale Rizzoli, vincitore del concorso del 1901; ad est dallo sferisterio, già costruito nel 1822, e ad ovest dallo sviluppo edilizio di Via Indipendenza. 

Divenne un giardino nascosto avviato ad un processo di declino non sufficientemente contrastato dalla conversione in scuola d’infanzia del padiglione del ’34: uso diurno che non è riuscito a rassicurare le ore serali e la vastità del parco, vicinissimo alla stazione e divenuto, negli ultimi decenni, mercato dell’illecito, con episodi di violenza diurna e notturna. 

La ricetta dell’amministrazione punta da anni ad una riabilitazione mediante riappropriazione sociale, con l’innesto di funzioni ibride in chioschi temporanei di ristorazione e cultura. 

Nel 2010 il quadrante, ora occupato da Filla, vide l’installazione di una tenda semipermanente di 380 mq, le cui membrature plastiche furono dipinte, nel 2021, da un laboratorio sociale di pittura coordinato da Marta Finotti in occasione di Fruit Exhibition, Festival e Market internazionale dell’editoria d’arte indipendente, forse l’ultima esposizione che la Montagnola ha accolto. 

Nello stesso anno, della tensostruttura, energivora e temporanea, veniva decretata la demolizione e la sostituzione con un nuovo padiglione, questa volta permanente, per garantire un presidio sociale. 

 

Filla s’in-filla…

Sovvertendo una lunga tradizione di concorsi, per uno spazio – il lettore l’avrà già inteso – tanto marginale nella storia della città, l’incarico viene conferito direttamente a MCA Mario Cucinella Architects, nella generale connivenza degli Ordini professionali e degli organi di stampa, perché, macinando fondi europei, per il rigore di un concorso pare manchi il tempo.

Poi l’opera, che proiezioni ottimistiche attendevano per il 2023, viene inaugurata solo ora, a febbraio 2025, e forse il tempo per una competizione lo si sarebbe potuto trovare, al pari di quello per un percorso serio con la cittadinanza circa la vocazione, la necessità e la migliore collocazione della nuova struttura.

Un dialogo con i cittadini effettivamente è stato avviato, ma solo nel 2022, ad incarico già attribuito e con 380 partecipanti, quando una petizione sul web già aveva incassato oltre un migliaio di firme contrarie al progetto. 

Se si dovesse applicare la scala di Sherry Arnstein (A Ladder Of Citizen Participation, 1969), piuttosto che di partecipazione, si dovrebbe parlare di imbonimento.

Se un’opera eccellente possa riscattare un percorso accidentato, non potrà essere questo padiglione a dimostrarlo. 

Delle forme realizzate erano più ammiccanti i renders luminescenti e la bianca pensilina a slalom tra gli alberi – quasi tutti rispettati – risulta pesante sui pilotis della pedana che corre tra le tre cellule vetrate (ovviamente ad alta efficienza energetica) di un bar, una sala polivalente e uno spazio laboratoriale per concludersi a copertura di un lobo aperto che lascia sperare nell’installazione di tavoli e sedute libere in una città che anela a oasi di sosta senz’obbligo di consumo.

Il padiglione si chiama Filla nella metafora di una foglia della quale però non riesce a rievocare l’immagine né la leggerezza.

Il laboratorio, particolarmente attrezzato per i bambini, sarà una delle sedi per le attività della nuova Fondazione Innovazione Urbana Rusconi Ghigi, accorpamento delle tre storiche istituzioni bolognesi, tra le quali il Gruppo di Villa Ghigi detiene un’esperienza più che quarantennale sull’educazione ambientale: qui potrà beneficiare di un laboratorio pratico di piantumazione, per migliorare l’attacco a terra di questi edifici che scontano, al pari di moltissimi in Italia, l’arretratezza del Paese nel disegno dei percorsi e del paesaggio.  

…con arte

Nelle giornate di Art City (fino al 16 febbraio 2025), a trasfigurare quest’architettura in sogno è intervenuta l’arte e l’inaugurazione è stata un successo! Da specchi d’acqua artificiali all’esterno dei padiglioni, l’installazione Leggere creature inside out dell’artista bolognese Danilo Traverso ha evocato polpi, delfini e balene nelle forme di gonfiabili luminescenti che danzavano al primo lieve soffio di vento. 

All’interno dei padiglioni oltre lo schermo dei pannelli vetrati, gli spettatori ammaliati come bambini, ad interrogarsi sui limiti della propria percezione e sulla realtà: se sia quella della bolla che abitano o piuttosto dell’orizzonte onirico che guardano.

Poi la notte svanisce, l’installazione si spegne, e il giorno restituisce realtà al costruito, davanti al quale diventa quasi impossibile sbarazzarsi del quesito di senso, ossia su come accada quasi sempre che davanti alla necessità di avviare processi, ci troviamo troppo spesso ad occupare spazi.

Immagine di copertina: Padiglione Montagnola, Bologna, 2025 (©Walter Vecchio, courtesy MCA, Fondazione IU Rusconi Ghigi)

Autore

  • Luigi Bartolomei

    Nato a Bologna (1977), vi si laurea in Ingegneria edile nel 2003. È ricercatore presso il Dipartimento di Architettura dell'Università di Bologna, ove nel 2008 ha conseguito il dottorato di ricerca in Composizione architettonica. Si occupa specialmente dei rapporti tra sacro e architettura, in collaborazioni formalizzate con la Facoltà teologica dell’Emilia-Romagna ove è professore invitato per seminari attinenti alle relazioni tra liturgia, paesaggio e architettura. Presso la Scuola di Ingegneria e Architettura di Bologna insegna Composizione architettonica e urbana, ed è stato docente di Architettura del paesaggio e delle infrastrutture. È collaboratore de "Il Giornale dell'Architettura" e direttore della rivista scientifica del Dipartimento, “in_bo. Ricerche e progetti per il Territorio, la Città, l’Architettura”

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Last modified: 19 Febbraio 2025