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Luca GibelloWritten by: Professione e Formazione

Wood Architecture Prize 2025: prestazioni senza ansia

Wood Architecture Prize 2025: prestazioni senza ansia
Gli esiti della terza edizione del premio per le costruzioni in legno in Italia. Due dei tre vincitori bissano il successo del Premio Architetti Verona

 

BOLZANO. Nella cornice di Klimahouse si è conclusa con la premiazione del 30 gennaio scorso l’edizione 2025 del Wood Architecture Prize, il primo (e, al momento, unico) riconoscimento nazionale per le costruzioni in legno, istituito da Fiera Bolzano con il contributo scientifico dell’Università Iuav di Venezia e del Politecnico di Torino, in collaborazione con PEFC Italia, associazione no profit che promuove la gestione forestale sostenibile.

Quest’anno, tra nuove edificazioni, riqualificazioni e ampliamenti, opere temporanee e sperimentali – abolendo, rispetto alle precedenti edizioni, le distinzioni tra ambito pubblico o privato -, si sono registrate 61 candidature. Un assestamento “fisiologico”, rispetto alle 80 dell’anno scorso e alle 64 dell’edizione d’esordio, considerando che la rassegna attingeva a opere completate sul territorio nazionale a partire dal 2021 (quindi, già candidabili nelle precedenti edizioni). L’interesse dell’iniziativa sta tanto nel promuovere la sperimentazione progettuale, valorizzando la conoscenza di soluzioni costruttive in linea con le attuali condizioni climatiche, quanto nell’incentivare pratiche virtuose tra gli attori della filiera (ancor meglio se corta) delle costruzioni in legno.

Guardando ai 12 finalisti, scelti dalla giuria (sostanzialmente, sempre la medesima delle precedenti edizioni) composta da Manuel Benedikter (presidente), Sandy Attia (Modus Architects), Marta Baretti (Arbau Studio), Guido Callegari (Politecnico di Torino), Mauro Frate (Iuav), Paolo Simeone (Politecnico di Torino) e da chi scrive, ben 8 riguardano interventi di recupero, trasformazione o demolizione/ricostruzione. Quasi tutti, comunque, rivelano impieghi ponderati del materiale, senza particolari “ansie da prestazione”, ovvero di là da facili fascinazioni per l’immagine. Ultima notazione curiosa: nessuna particolare preponderanza altoatesina, solitamente “forte” sul fronte della qualità architettonica. Anzi, accanto a un vincitore “locale”, gli altri due bissano il successo riportato nell’ultima edizione del Premio Architetti Verona. In particolare, con la “magnifica ossessione” del lavoro sartoriale di Studio Zarcola.

Appuntamento dall’estate con la prossima edizione e l’apertura delle candidature. Di seguito, l’elenco di vincitori e menzionati, con le motivazioni della giuria.

 

Opere vincitrici

“Centro Anck’io” a Villafranca (Verona): Antonio Ravalli Architetti + Giorgio Nicolò (2022)

Per aver condensato svariate funzioni aggregative di particolare valenza pubblica all’interno di un edificio impostato modularmente, che garantisce flessibilità d’uso degli spazi, inclusi quelli all’aperto ma coperti. L’intero complesso è uniformato dal segno chiaro e semplice della piastra di copertura a cassettoni lignei disassemblabili e riutilizzabili al termine del ciclo di vita del fabbricato.

 

Casa Larun a Tregnago (Verona): Zarcola studio (2024)

Una magnifica ossessione: mai uno slogan avrebbe potuto meglio riassumere un concetto progettuale assolutamente originale, cui si affianca una maestria artigianale in autocostruzione. Un’operazione di sostituzione edilizia ricavando un’abitazione in un lotto stretto, realizzata attraverso una gabbia strutturale di microlistelli (3×3), con funzione sia antisismica, sia di disegno d’interni dalla straordinaria unitarietà e poesia.

 

Kindergarten Algund a Lagundo (Bolzano): Feld72 Architekten (2022)

Esito di un concorso di architettura, l’ampliamento in continuità della struttura esistente si apprezza per la qualità della realizzazione e per la definizione di ambienti interni che, pur nell’ambito di una spazialità ordinaria, restituiscono atmosfere domestiche di particolare sensibilità e intimità.

 

Opere menzionate

Rigenerazione delle ex Casermette a Moncenisio (Torino): Antonio De Rossi, Laura Mascino, Edoardo Schiari, Matteo Tempestini, Maicol Guiguet (2024)

Per il recupero, in economia di risorse e in spazi limitati, di un rudere militare privo di pregio storico-edilizio, attraverso l’inserimento di volumi scatolari, differenziati per funzioni a uso comunitario, in chiave rigenerativa di un piccolo e isolato comune montano. L’inserzione della “scatola nella scatola” si conferma dunque un approccio consolidato per il ripristino dell’ingente patrimonio rurale alpino degradato.

 

Casa p a Bressanone (Bolzano): Bergmeisterwolf (2024)

Per la capacità di evocare atmosfere e immagini archetipiche dell’abitare all’interno di un contesto naturale montano. Si apprezza la somma maestria tanto nel controllo e nel disegno dei dettagli, quanto nella realizzazione costruttiva.

 

under 35 – Alter Stadel Maireggerhof (Bolzano): Philipp Steger (2022)

Una sofisticata operazione di recupero di un maso che, rifuggendo facili immagini e segni eclatanti, mantiene l’involucro vincolato e lavora all’interno attraverso una demolizione e ricostruzione tanto radicale quanto contestuale.

 

filiera PEFC – We Rural presso Palazzo Valgorrera a Poirino (Torino): studio Archisbang (2023)

Per la sobrietà dell’inserimento di semplici volumi scatolari autonomi e reversibili ma al contempo in dialogo con un fabbricato rurale storico, di cui si mantengono tutte le caratteristiche tipologico-costruttive. Particolarmente apprezzata inoltre l’articolazione degli spazi, tra ambiti aperti, ambiti semichiusi e stanze, ottenuta grazie a un’efficace quanto basica distribuzione su due livelli.

Immagine di copertina: la giuria e i premiati durante la cerimonia a Klimahouse Bolzano, il 30 gennaio scorso (foto FieraMesse – Marco Parisi)

Autore

  • Luca Gibello

    Nato a Biella (1970), nel 1996 si laurea presso il Politecnico di Torino, dove nel 2001 consegue il dottorato di ricerca in Storia dell’architettura e dell’urbanistica. Ha svolto attività di ricerca sui temi della trasformazione delle aree industriali dismesse in Italia. Presso il Politecnico di Torino e l'Università di Trento ha tenuto corsi di Storia dell’architettura contemporanea e di Storia della critica e della letteratura architettonica. Collabora a “Il Giornale dell’Architettura” dalla sua fondazione nel 2002; dal 2004 ne è caporedattore e dal 2015 al 2024 è direttore. Oltre a saggi critici e storici, ha pubblicato libri e ha seguito il coordinamento scientifico-redazionale del "Dizionario dell’architettura del XX secolo" per l'Istituto dell’Enciclopedia Italiana (2003). Con "Cantieri d'alta quota. Breve storia della costruzione dei rifugi sulle Alpi" (2011, tradotto in francese e tedesco a cura del Club Alpino Svizzero nel 2014), primo studio sistematico sul tema, unisce l'interesse per la storia dell'architettura con la passione da sempre coltivata verso l’alpinismo (ha salito tutte le 82 vette delle Alpi sopra i 4000 metri). Nel 2012 ha fondato e da allora presiede l'associazione culturale Cantieri d'alta quota

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Last modified: 7 Febbraio 2025