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Written by: Professione e Formazione

Franco Piperno (1943-2025)

Franco Piperno (1943-2025)

Ricordo personale e commosso di un intellettuale organico, ispiratore di un impegno civico

 

All’età di 82 anni, è morto Franco Piperno, figura di intellettuale a tutto campo, indimenticabile protagonista della stagione del Sessantotto. Il suo impegno lascia tracce indelebile per la costruzione di una società diversa, con attenzione specifica a città e paesi del Sud Italia.

 

Politico, appassionato e magnetico 

Tutti noi, generazione di qualche anno in meno, aspettavamo con ansia, durante le assemblee, che Franco prendesse la parola. Eravamo affascinati dal suo argomentare politico. Aveva una personalità magnetica, quando parlava si faceva silenzio, seguito poi da applausi fragorosi e ammirati. Era ironico, scherzoso ma sempre galante e rispettoso, sapeva anche stare in silenzio, all’ascolto delle ragioni dell’altro.

Rimpiango quegli anni quando molti di noi pensavano di prendere a calci la luna, di volare sopra le piccole astuzie della piccola politica. L’università era una fucina di idee, si passava da un’aula all’altra per ascoltare le lezioni dei padri, dei Maestri. 

 

Un’attività radicale e multiforme

Durarono poco quegli anni, la sbornia si smaltì subito. Arrivarono processi, teoremi, accuse di terrorismo montate ad arte e molti caddero o cambiarono, ma non Franco che riversò la sua intelligenza e curiosità intellettuale in molti scritti sulla fisica e l’astronomia, perché quelli erano i suoi territori di appartenenza disciplinare. Irriducibile si potrebbe definire; irriducibile nella voglia di indagare e far conoscere le meraviglia della scienza.

Sarebbe riduttivo appiattire la figura di Piperno nella sola militanza politica. Il suo impegno spaziò in mille attività, sempre con la stessa radicalità di pensiero e lo stesso desiderio di conoscenza. 

Al ritorno dal suo esilio politico in Canada, Franco fu tra i fondatori di Radio Ciroma, intorno alla quale, si è dispiegato l’ideale municipalista che ha sostanziato gli scritti e il suo l’impegno (parallelamente a quanto andava facendo Alberto Magnaghi, a Milano e a Firenze).

Nel 1993 fu nominato Assessore alla Cultura a Cosenza dal sindaco socialista Giacomo Mancini. Dopo una pausa, fu di nuovo in Giunta nel 2002, come Assessore alla Scienza, Conoscenza, Identità, e progettò il Planetario, poi realizzato, dedicandolo a Giovan Battista Amico, astronomo cosentino del XVI secolo, dove tenne appassionate lezioni magistrali. 

 

Osservare le stelle per cambiare la società e i suoi luoghi

Gli piaceva osservare e spiegare le stelle intrecciando mitologia, filosofia, astrofisica e politica. 

Tutto si fondeva in un unico impegno vòlto al cambiamento dello status quo e dei rapporti di forza, per un cambiamento radicale della società. Ha contribuito alla elaborazione del pensiero meridiano svolgendo  la critica al progetto occidentale della modernità.

In un’affollata riunione all’allora cinema Palazzo, organizzata dalla casa editrice DeriveApprodi sull’esperienza del Sessantotto, in controtendenza rispetto agli altri oratori (tra cui Magnaghi, Scalzone, Bifo), parlò di quello che lui considerava il comunismo dei piccoli centri della Calabria, della loro cura, della loro democrazia diretta come risarcimento del luogo. Di quei luoghi dove sono successi avvenimenti particolari che hanno trovato il loro compimento ed esito in sentimenti, concetti, giudizi, penetrati nel senso comune fino al punto da restare come memoria da abitare.

Secondo Piperno, il federalismo locale, ispirato alla polis magnogreca, è una possibile chiave per disarticolare i poteri costituiti e costruire un contropotere attraverso la democrazia deliberativa dal basso. Erano riflessioni che rimontavano agli anni ’90, con il suo Elogio dello spirito pubblico meridionale. Genius Loci e individuo sociale (Manifestolibri, 1997). Professava il ritorno all’origine, anche etimologica, della politica, ossia la politica come autogoverno del comune, con una piena autonomia delle città. 

Come Assessore, spronava i giovani meridionali ad abbandonare la loro vita nella quale il tempo corre un giorno dietro l’altro, dritto e noioso come un treno, e dove il futuro è inteso come attesa di un posto di lavoro. Idee che sono state sviluppate nel bel libro collettaneo: Vento del meriggio. Insorgenze urbane e post-modernità nel Mezzogiorno (DeriveApprodi, 2008).

 

Rigenerare dal basso mantenendo lo sguardo al cielo

Le pratiche di autogoverno e le insorgenze urbane erano al centro del suo impegno meridionalista, così che Scanzano, Cosenza, Acerra, Serre s’imprimevano nelle menti dei giovani meridionali come esperienze esemplari di difesa e risarcimento dei luoghi dalle offese e dalle ferite che la modernizzazione tende ad infliggere.

Oggi molti intellettuali ed esponenti della società civile (cosentini e no), hanno sottoscritto un appello indirizzato al Sindaco di Cosenza, per intitolare il Planetario, già inaugurato nel 2019, a Franco Piperno. Per il fisico calabrese, questo progetto e la sua realizzazione, costituiva da una parte il riscatto di Cosenza Vecchia dalle sue condizioni di degrado e dall’altra un tentativo di insorgenza (parola cara a Piperno) dei suoi abitanti contro processi di modernizzazione, ossia privatizzazione, turistificazione, eventizzazione e ulteriore rottura del legame sociale.

Quel legame che Piperno cercava di ricreare (il genius loci) con la produzione di una cultura olistica, che fosse al tempo stesso scientifica e umanistica e con la nascita di associazioni, mobilitazione dal basso, discussioni intorno ai futuri della città, che proprio in questo tempo si stanno concretizzando (come nel progetto Cosmo, di cui abbiamo parlato).

Forse per gli abitanti di Cosenza Piperno immaginava, col suo Planetario, quanto scritto dal Sommo Poeta: “E quindi uscimmo a riveder le stelle”, dopo il lungo cammino nelle tenebre.

Immagine copertina: Franco Piperno

 

Negli stessi giorni è mancato Furio Colombo (1931-2025). Giornalista e politico, nella sua vita e nei suoi scritti ha spesso toccato temi architettonici e urbani. Ha co-diretto – dalla morte di Bruno Zevi che l’aveva fondata e fino alla sua chiusura nel 2005 – la rivista L’architettura. Cronache e storia.  

Autore

  • Urbanista, saggista e scrittore; già ordinario di Urbanistica presso l’Università Sapienza di Roma, è stato più volte direttore del Dipartimento di Architettura e Urbanistica e Coordinatore nazionale del Dottorato in Architettura e Urbanistica, per anni prorettore del Rettore Antonio Ruberti. Si occupa di problemi legati all’ambiente e alle trasformazioni della città, temi sui quali è autore di numerosi testi, libri, pubblicazioni scientifiche.

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Last modified: 23 Gennaio 2025