L’Urban Ergonomics Lab di Pechino è l’ultimo tra i centri di ricerca nati per studiare l’interazione tra essere umano e spazio
Negli ultimi decenni, l’architettura ha visto un cambiamento radicale nei suoi processi progettuali, grazie all’uso crescente di dati e strumenti digitali. A guidare questa rivoluzione sono laboratori di ricerca pionieristici, spesso nati in ambito accademico, che combinano architettura, tecnologia e scienze sociali per affrontare le sfide urbane con soluzioni innovative.
I precedenti
Il propagarsi di questo tipo di attività sperimentale ha inizio con Space Syntax, una ricerca pubblicata nel 1976 da Bill Hillier e collaboratori, che per la prima volta proponeva uno studio scientifico dello spazio architettonico. Con Space Syntax si diede avvio a un’attività di analisi delle configurazioni spaziali attraverso modelli matematici e dati sui comportamenti umani.
Questo approccio si è evoluto attraverso laboratori come il Bartlett Centre for Advanced Spatial Analysis (CASA) dell’University College London, fondato nel 1995 nell’intento di combinare scienza dei dati, simulazioni digitali e modelli predittivi per studiare le dinamiche delle città. Creando strumenti all’avanguardia come digital twin, simulazioni spaziali e visualizzazioni geospaziali, il centro esplora questioni legate alla sostenibilità, alla mobilità e alle infrastrutture.
Un altro laboratorio fondamentale è il Senseable City Lab del Massachusetts Institute of Technology, fondato nel 2004 e diretto da Carlo Ratti, portando l’analisi urbana a un livello successivo, utilizzando le città come veri e propri banchi di prova per esperimenti basati sulla raccolta e analisi dei dati. Particolarmente interessante è la presenza di un approccio interdisciplinare e la costruzione di reti di collaborazione internazionale: il laboratorio ha avviato collaborazioni con altre città e laboratori, a Singapore, Amsterdam, Dubai, Stoccolma e Rio, per affrontare le specificità delle sfide urbane. Progetti come il monitoraggio della mobilità, dell’inquinamento, dei materiali e degli oggetti urbani, e la gestione dei rifiuti mostrano come i dati possano non solo descrivere ma anche modellare il futuro delle città.
Anche l’Amsterdam Metropolitan Solutions (AMS) si concentra su temi come lo sviluppo sostenibile e il trasporto, con progetti che uniscono dati e tecnologia per rispondere alle esigenze locali. Digital Futures, invece, è una piattaforma globale nata a Shanghai, che mette in connessione accademici e professionisti, esplorando il potenziale dell’intelligenza artificiale nella progettazione architettonica e urbana.
L’Urban Ergonomics Lab di Pechino
Recente e molto innovativo, il laboratorio cinese elabora strategie progettuali, anticipa le sfide future e mira a migliorare la qualità degli spazi urbani, mettendo in discussione le pratiche di progettazione tradizionali. Esso si distingue per gli strumenti utilizzati per studiare l’interazione tra l’essere umano e lo spazio. La maggior parte degli strumenti, infatti, proviene dal campo dell’ingegneria biomedica ed è pensata per monitorare risposte fisiologiche. Tra i dispositivi spiccano gli eye-tracker, i sistemi di motion capture 3D, telecamere, app per il gaming, sensori indossabili per la rilevazione dell’attività muscolare, della pelle, del cuore e di altri parametri corporei.
Ogni strumento traccia una risposta fisiologica specifica del corpo umano, e solo comprendendo a fondo i meccanismi di ciascuno è possibile programmarne il funzionamento e preparare gli esperimenti. Una volta raccolti i dati, è necessario analizzarli e rappresentarne i risultati in modo comprensibile, garantendo coerenza, accuratezza e chiarezza comunicativa. Questa fase rappresenta una sfida continua, poiché ogni rappresentazione deve essere tanto accurata quanto leggibile.
La ricerca di questo laboratorio può permettere a chi progetta di avvalersi delle competenze e delle tecnologie di raccolta dati per valutare le specificità di ogni progetto. È proprio qui che si inserisce il lavoro innovativo del centro di ricerca: trasformare dati complessi in rappresentazioni chiare e significative, unendo precisione scientifica e accessibilità comunicativa. È in questo sforzo che risiede l’essenza della loro innovazione.
Le sfide della progettazione urbana data-driven
Questi laboratori mostrano quanto il ruolo dei dati possa essere di aiuto per affrontare le complessità urbane. Tuttavia, il loro utilizzo pone sfide significative: la diversità delle città, la qualità e la quantità dei dati disponibili e questioni legate alla privacy sono solo alcuni esempi. La progettazione data-driven non è una novità, ma richiede competenze avanzate e una collaborazione interdisciplinare efficace.
Immagine copertina: Urban Ergonomics Lab di Pechino
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Last modified: 11 Dicembre 2024