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Silvia MazzaWritten by: Città e Territorio

Reggio Calabria: piazza De Nava ora è parte della città

Reggio Calabria: piazza De Nava ora è parte della città

La riqualificazione firmata Microscape ha restituito uno spazio pedonale accessibile, integrando il Museo archeologico con l’area urbana

 

REGGIO CALABRIA. Quello di garantire uno spazio pedonale antistante l’ingresso del Museo nazionale archeologico è un vecchio adagio che ha finito nel tempo per combinarsi con il recupero della storica piazza De Nava. Dopo una lunga vicenda, il 3 dicembre scorso si è approdati alla conclusione con l’inaugurazione della piazza nella sua nuova veste di spazio indissolubilmente legato non solo alla città, ma al suo museo con le opere identitarie dell’intera regione Calabria. 

 

Da non luogo a cuore pulsante

Ogni cultura urbana ha proposto il suo modello di piazza, dall’agorà greca al foro romano, dalla piazza medievale legante del potere sacro e di quello politico alla piazza “misurata” delle città ideali rinascimentali.

A questa nuova piazza del XXI secolo è stato chiesto anche di farsi metafora urbana di un’identità fortemente sentita da ogni reggino. E quanto sia sentita basti ricordare che è stato proprio sotto la pressione del consesso civico e del mondo associazionistico che l’allora Mibact, oggi Mic, aveva finito per annullare il bando collegato al progetto dell’architetto romano Nicola Di Battista (concorso del 2011), che prevedeva l’ampliamento del museo con una sala sotterranea estesa alla piazza.

Già all’epoca piazza De Nava era diventata un “non luogo”, dove l’incuria  scoraggiava  l’incontro, lo scambio, la quotidianità d’uso. Reggio era rimasta orfana della sua storica piazza. A questo “vuoto” aveva finito per corrispondere il “pieno” del traffico veicolare, che comporta inquinamento visivo, oltre a quello nell’accezione comune. 

Quella di Reggio era, poi, una piazza storica edificata dopo il sisma del 1908, con intorno prospetti di edifici che è quanto meno inappropriato paragonare a complessi urbani omogenei come piazza Navona a Roma, piazza della Signoria a Firenze o piazza San Marco a Venezia, come pure è stato fatto dai detrattori locali, che sono arrivati a bollare l’intervento come un “crimine urbanistico”, peraltro senza entrare nei dettagli tecnici. Uno sterile quanto bislacco campanilismo, dato che un sano attaccamento alla propria città non avrebbe impedito di vedere la messa in valore identitaria di cui parlavamo in apertura. 

E, allora, entriamoci, nelle questioni tecniche. Riqualificare una piazza storica non è solo un’operazione urbanistica: significa andare anche ad agire sulle percezioni e sulle impressioni. La sottovalutazione della complessità degli interventi progettuali non è danno minore dell’abbandono. È esattamente ciò che non hanno fatto il Segretariato regionale (ora soppresso come tutti gli altri segretariati dal Dpcm 57/2024) del Mic, la Soprintendenza e il Museo, diretto da Fabrizio Sudano.

 

Piazza 2.0: storia, luce e tecnologia

Il nuovo progetto, finanziato con 5 milioni (fondi della programmazione 2007-2013 per l’annualità 2017) aggiudicato tramite gara nel 2019 a studio Microscape (mandataria), con NuvolaB Architetti Associati, Stefano Cumbo, Lanciani Lorenzo, ha inteso integrare il museo col contesto urbano, rendendolo più accessibile, grazie all’eliminazione della strada adiacente l’ingresso.

I lavori, iniziati nell’ottobre 2023, si sono conclusi nell’ottobre scorso. Il cantiere si è mosso nel rispetto della storia e della cultura della città. Una priorità è stata infatti il recupero dell’apparecchiatura originaria delle arterie di via Matteotti, via Vollaro e via Tripepi con l’originario basolato lavico storico, le sotto-fasce e i cordoli in pietra di Macellari. Sono state ricollocate in opera le gradinate originarie e i pilastrini che richiudevano la piazza preesistente. Sono stati restaurati il monumento a Giuseppe De Nava, la fontana storica con conche in marmo, il monumento a Corrado Alvaro.

Dal punto di vista tecnologico, è stata realizzata una piazzaintelligente“, con impianto d’illuminazione di nuova generazione che si avvale delle nuove tecnologie per assicurare migliore qualità, spazi sicuri e sani. Le luci, così come l’impianto illuminotecnico e idrico delle fontane, nonché dell’irrigazione delle asole a verde, sono controllati da un sistema centrale che permette la scelta di diversi scenari.

 

Green, bronze & relax per fare tendenza

Le aree verdi sono state ridisegnate e implementate, con vasche in acciaio inossidabile complete d’irrigidimenti a cui sono saldate e imbullonate le lastre in acciaio inox tagliate a laser e trattate con tecnologia PVD colore bronzo.

Tutte le aree pedonali sono state pavimentate in lastre di pietra di Lazzaro, rendendole facilmente accessibili anche ai diversamente abili, e realizzando il collegamento e l’unificazione con corso Garibaldi. È stato implementato ed efficientato il sistema di convogliamento, allontanamento e scarico delle acque piovane per scongiurare eventi gravi come l’allagamento dei locali interrati del museo il 22 e 23 agosto 2018, e di nuovo il 21 luglio 2022.

E ancora, è stata realizzata una nuova edicola in profili strutturali in acciaio zincato e rivestimento in pannelli di lamiera bronzata completo di espositori in HPL, dotata di servizio igienico, impianto elettrico, idrico, di scarico.

Tra i nuovi arredi urbani, sedute monolitiche in pietra lavica in parallelepipedi accostati in filari senza soluzione di continuità, e sedute in acciaio corten a libera istallazione in corrispondenza delle nuove alberature.

In definitiva, una riqualificazione nella logica della gestione delle trasformazioni e dell’attenzione alle permanenze, capace di restituire qualità e vivibilità a questo spazio urbano storico, restituito a cittadini e visitatori, ma anche atto a ospitare manifestazioni prima improponibili, grazie alla predisposizione di adeguate soluzioni tecnologiche. 

Immagine copertina: vista dall’alto di piazza De Nava a Reggio Calabria

Autore

  • Silvia Mazza

    Storica dell’arte e giornalista, scrive su “Il Giornale dell’Arte”, “Il Giornale dell’Architettura” e “The Art Newspaper”. Le sue inchieste sono state citate dal “Corriere della Sera” e dal compianto Folco Quilici nel suo ultimo libro Tutt'attorno la Sicilia: Un'avventura di mare (Utet, Torino 2017). Dal 2019 collabora col MART di Rovereto e dallo stesso anno ha iniziato a scrivere per il quotidiano “La Sicilia”. Dal 2006 al 2012 è stata corrispondente per il quotidiano “America Oggi” (New Jersey), titolare della rubrica di “Arte e Cultura” del magazine domenicale “Oggi 7”. Con un diploma di Specializzazione in Storia dell’Arte Medievale e Moderna, ha una formazione specifica nel campo della conservazione del patrimonio culturale. Ha collaborato con il Centro regionale per la progettazione e il restauro di Palermo al progetto europeo “Noè” (Carta tematica di rischio vulcanico della Regione Sicilia) e alla “Carta del rischio del patrimonio culturale”. Autrice di saggi, in particolare, sull’arte e l’architettura medievale, e sulla scultura dal Rinascimento al Barocco, ha partecipato a convegni su temi d’arte, sul recupero e la ridestinazione del patrimonio architettonico-urbanistico e ideato conferenze e dibattiti, organizzati con Legambiente e Italia Nostra, sulle criticità dei beni culturali “a statuto speciale”, di cui è profonda conoscitrice.

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Last modified: 11 Dicembre 2024