Visit Sponsor

Veronica RodenigoWritten by: Patrimonio

Venezia: l’Hortus Redemptoris non è più conclusus

Venezia: l’Hortus Redemptoris non è più conclusus

Grazie a Venice Gardens Foundation apre per la prima volta al pubblico l’Orto giardino del Convento del Redentore

 

VENEZIA. “Un mondo riparato e discosto, fatto di silenzio”, per cinque secoli inaccessibile. L’Orto Giardino del Convento della Chiesa del Santissimo Redentore, sull’Isola della Giudecca, è stato sino ad oggi solo privilegio dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, indispensabile e semplice compendio della vita della comunità monastica. L’Aqua Granda del 2019, giunta al picco di 187 cm, ne aveva compromesso l’intera sua superficie, già segnata dal tempo: circa un ettaro, dalla fabbrica realizzata dal Palladio, sino alla Laguna Sud.

Così, nel maggio 2021, Venice Gardens Foundation, fautrice della rinascita dei Giardini Reali, ne ha ottenuto per 22 anni l’affido dalla Curia Provinciale (con l’autorizzazione della Santa Sede e della Soprintendenza Archeologica belle arti e paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna), determinandone un nuovo corso. A partire dal 26 ottobre questo verde lembo nascosto è diventato accessibile al pubblico sancendo la volontà della stessa comunità cappuccina di aprirsi al mondo. La Fondazione presieduta da Adele Re Rebaudengo ha reso concretizzabile e attuato un restauro botanico e paesaggistico (su disegno dell’architetto Paolo Pejrone) e quello architettonico (affidato all’architetta Alessandra Raso) delle cosiddette Antiche Officine (come la falegnameria, il lanificio, i locali adibiti alla preparazione del mistrà) e delle due cappelle. Investimento complessivo: 5,7 milioni di cui 2 provenienti dai fondi PNRR, la parte restante da donazioni di numerosi mecenati tra cui Fondazione di Venezia, Generali, Intesa San Paolo, Fondation Valmont, Fondazione Cologni Mestieri d’Arte.

L’approccio dell’intervento per la rinascita dell’Hortus Redemptoris non poteva essere che filologico e basarsi su preliminari ricerche d’archivio. La fabbrica del Palladio viene consacrata nel 1592. Nel medesimo anno, come ricorda Carla Benocci in catalogo (edito dalla Leo S. Olschki), “si avvia il completamento del convento, complesso poi ampliato nel XIX secolo. Esso risponde ai principi di povertà, semplicità, funzionalità stabiliti nelle costruzioni cappuccine e dispone di un esteso e complesso giardino o per meglio dire di un hortus, nell’accezione latina riferita a uno spazio verde, bello e utile con un patrimonio vegetale comprendente alberi produttivi, fiori, ortaggi e piante officinali”. L’impianto originario di questo hortus conclusus segue i dettami di frate Antonio Pisollo da Pordenone che, come fabbriciere della Provincia Veneta tra il 1603 e il 1623 redige “il più importante trattato sui conventi dell’Ordine” includente le indicazioni per l’Orto Giardino. Tra i denominatori comuni: il disegno regolare a croce del pergolato, ricoperto da viti e il reticolo ortogonale che organizza le diverse coltivazioni. Il ripristino di questo compendio ne ha rispettato dunque l’originaria composizione e la varietà botanica.

Bordure fiorite e profumate”, come le descrive Pejrone, fatte di lavande, salvie, elicrisi, caratterizzano i camminamenti dov’è facile incontrare “ubique” viole e fragole. Gli ortaggi, tra cui variopinte zucche, s’alternano alle erbe aromatiche (salvie e rosmarini) e medicinali (malve, camomille, verbene e valeriane). Al centro domina la vasca d’acqua popolata di loti e ninfee, mentre lungo il muro esposto a sud s’incontrano  le piante ornamentali destinate agli altari tra cui le rose, gigli, zinnie e aster. Ad integrazione dell’uliveto e del frutteto: amareni, cachi, fichi, mandorli, melograni.

Avanzando verso la laguna i bassi fabbricati ottocenteschi e le due cappelle sono stati oggetti di recupero e risanamento con un intervento minuto e puntuale. Un tempo luoghi adibiti a magazzini e officine, oggi si presentano come nuovi spazi espositivi in cui è possibile osservare l’evoluzione dell’intervento di restauro attraverso il video dell’artista Lucia Veronesi e gli scatti di Guido Guidi e Francesco Neri. I laboratori accoglieranno invece il frantoio e la sala di smielatura.

Infine, oltrepassando le Antiche Officine, un ulteriore piccolo giardino di pitosfori e ulivi affaccia sulla Laguna Sud e lo sguardo si perde sulla placida superficie acquea.

Immagine copertina: Orto e vista del Campanile del Redentore, Venezia 2024 (© Veronica Rodenigo)

 

Il Giardino della Chiesa del SS. Redentore è aperto al pubblico il giovedì, venerdì e sabato in orario che seguirà le stagioni. Dal 31 ottobre 2024 al 31 marzo 2025 dalle ore 10,00 alle ore 16,30.

Biglietti: 12 euro – ridotti 6 euro: residenti, bambini dai 6 ai 12 anni, FAI.

Gratuito: ecclesiastici, ICOM, bambini fino ai 5 anni, persone con disabilità con un accompagnatore.

Tessera annua residenti: 30 euro

www.venicegardensfoundation.org

Autore

  • Si laurea nel 2002 in Lettere Moderne (indirizzo storico-artistico) all’Università degli Studi di Trieste con una tesi di ricerca in Storia Medievale. Dopo un master in Art and Culture Management al Mart di Rovereto e uno stage presso “Il Giornale dell’Arte” (Società Editrice Umberto Allemandi & C, Torino) alterna didattica e collaborazioni editoriali ad attività di comunicazione e ufficio stampa. Attualmente svolge attività giornalistica occupandosi di temi artistico-culturali. Dal 2008, a seguito di un’esperienza in redazione, collabora con "Il Giornale dell'Architettura" per il quale segue fiere di settore e format speciali. Nel 2016, in occasione della 15. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia, ha ideato e gestito il progetto “Speciale Biennale Live”. È corrispondente de "Il Giornale dell’Arte” e curatore del supplemento “Vedere a Venezia”

    Visualizza tutti gli articoli

About Author

(Visited 978 times, 1 visits today)
Share

Tag


, ,
Last modified: 30 Ottobre 2024