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Christian De IuliisWritten by: Forum

L’Archintruso. Il colpo di grazia. (Chi ha ammazzato l’architettura?)

L’Archintruso. Il colpo di grazia. (Chi ha ammazzato l’architettura?)

Contro di lei, nel tempo, si erano impegnati in molti; eppure in un modo o in un altro l’aveva sempre «fatta franca». Ritornando, ogni volta, più vivace e originale che mai

 

Nella grande sala «dei concorsi mai tenuti» era calato un lugubre silenzio. Dalle lunghe finestre a nastro del Ministero del Conformismo i lampi del temporale risplendevano in lontananza, mentre la pioggia copiosa impregnava il roof-garden.

Il commissario non riusciva a darsi pace: l’assassinio dell’Architettura era avvenuto praticamente dinanzi agli occhi di tutti, nella colpevole indifferenza generale e nel luogo dove la vittima ultimamente trascorreva più tempo.

Fumando il sigaro in balcone attendeva che la «scientifica» terminasse i rilievi, finché un uomo in tuta sterile gli si avvicinò e, sporgendosi leggermente in avanti, gli sussurrò: morte per sfinimento. Decisivo il colpo di grazia”. Avremmo dovuto proteggerla meglio”, pensò il commissario osservando, laggiù, il traffico infernale della città che denunciava anche una certa sofferenza dell’urbanistica.

Alle esequie il commissario tenne d’occhio prima di tutto i colleghi. La Musica, malaticcia, pianse a lungo con l’autotune. Alla Pittura mancava la forza per reggersi in piedi. La Poesia recitò una preghiera ed, effimera, sparì. Del requiem se ne occupò l’Eloquenza. Il Cinema se ne stava in un angolo, consolato dall’Intelligenza Artificiale. LEdilizia non era venuta, ma c’era da aspettarselo.

Il commissario rimase in allerta tutto il tempo cercando una smorfia, un gesto traditore, ma senza successo. Li giudicò tutti sinceri, eliminandoli dalla lista dei potenziali carnefici. Decise che, forse, bisognava cercare più «in basso».

Da quel giorno trascorreva le sue giornate tormentato dai dubbi: Chi ha ammazzato l’Architettura? Chi ha assestato il colpo di grazia? E quanto forte era stato, considerato che in 5000 anni l’architettura era riuscita a sopravvivere a qualsiasi nemico?”, continuava a domandarsi.

Ed era proprio così: nel tempo contro l’Architettura si erano impegnati in molti: dai visigoti ai terremoti, dalle guerre agli incendi, dagli oscurantismi medioevali ai fanatici dittatori. E le soprintendenze, i baroni universitari, gli uffici tecnici, eppure in un modo o in un altro l’Architettura l’aveva sempre fatta franca, ritornando, ogni volta, più vivace e originale che mai.

Dei pochi indizi in suo possesso, l’unico che stimolava davvero il commissario era la causa della dipartita: “Sfinimento”, come aveva sentenziato la «scientifica». “Che cosa sfinisce l’Architettura?”, questa era la questione che lo ossessionava.

Come da prassi stilò una lista di potenziali assassini. Al primo posto mise ovviamente gli architetti stessi. Ispezionò cantieri miseramente sospesi e studi di progettazione che, morta la materia di competenza, stavano smantellando. Notò una certa indolenza, cioè che non tutti se ne disperavano. Molti si erano già riciclati, o sistemati col «posto fisso». Decise che non potevano essere coinvolti: non si trattava di parricidio.

Al secondo posto della lista il commissario aveva inserito i politici. Ma tra omertà e slogan piuttosto confusi decise che andavano assolti per assoluta incompetenza. Quindi passò agli ingegneri (“troppo razionali”) e poi ai geometri (“troppo estranei alla materia”). Per un motivo o per un altro depennò quindi, in sequenza, i critici, gli scrittori, i giornalisti, i preti e i vigili urbani. Ognuno, a modo suo, aveva un alibi di ferro.

Ma allora “Chi ha ammazzato l’Architettura?”, continuava ad arrovellarsi il commissario. La lista era ancora lunga, ma le indagini s’interruppero il giorno che il commissario fu convocato per la quarta volta negli uffici del giudice di pace per la contestazione di una contravvenzione ricevuta dieci anni prima e per la quale aveva già, da tempo, versato quanto dovuto.

Fu là, in una sala d’attesa deserta e semi buia, che il commissario si accorse di aver dimenticato d’inserire tra i possibili carnefici, il più pericoloso dei criminali. Come ho fatto a non pensarci prima!”, esclamò d’improvviso mentre, circondato da faldoni impolverati ed evocando commi e codicilli, riscriveva per l’ennesima volta il ricorso per la richiesta di archiviazione.

Non più «in basso» ma, magari, più «in alto» avrebbe dovuto cercare.

Giurisprudenza e Burocrazia, due sorelle scrupolosissime e asociali, già recidive per una lunga serie di reati, vennero convocate in questura qualche giorno dopo. Il commissario le fece accomodare, ripose il sigaro, e poggiò i gomiti sulla scrivania, per ascoltare meglio le loro parole.

Devo farle i miei complimenti commissario: effettivamente, siamo state noi”, ammise Giurisprudenza. Ma non l’abbiamo fatto apposta. Riteniamo che, qualora fossimo giudicate responsabili, l’omicidio sia ritenuto colposo”. Aggiunse poi, fingendosi affranta.

Come avete fatto a scoprirlo?”, chiese Burocrazia con il desiderio di formalizzarsi l’accusa. Alla fine siete state voi stesse a mettermi sulla buona strada”, rispose il commissario riaccendendosi il sigaro e aspirandolo profondamente.

E poi mi è bastato aspettare che venisse pubblicato il colpo di grazia”. E mentre lo diceva sfogliava una copia della «Gazzetta ufficiale» in cerca della pagina con la «Nuova Legge per l’Architettura».

Oramai, tecnicamente, del tutto superflua.

Autore

  • Christian De Iuliis

    Nasce, cresce e vive in costa d’Amalfi. Manifesta l’intenzione di voler fare l’architetto nel 1984, rendendolo noto in un tema in quarta elementare, raggiunge l’obiettivo nel 2001. Nel 2008 si auto-elegge “Assessore al Nulla” del suo paese. Nel 2009 fonda il movimento artistico-culturale de “Lo Spiaggismo”, avanguardia del XXI° secolo che vanta già diversi tentativi, falliti, di imitazione. All’attivo ha cinque mezze maratone corse e altrettanti libri pubblicati: “L’Architemario. Volevo fare l’astronauta” (Overview editore, 2014), “Vamos a la playa. Fenomenologia del Righeira moderno” (Homo Scrivens, 2016), "L'Architemario in quarantena. Prigionia oziosa di un architetto" (KDP Amazon, 2020), "L'architetto contro tutti" e "Il Nostromondo - le città invedibili" (2024). Ha ricevuto premi in diversi concorsi letterari. Premio PIDA giornalismo 2020 per la divulgazione dell'architettura. Si definisce architetto-scrittore o scrittore-architetto: dipende da dove si trova e da chi glielo chiede

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Last modified: 30 Ottobre 2024