La XII edizione dell’iniziativa del CNAPPC premia interventi di rigenerazione e ritorna sul disegno di legge per l’architettura
ROMA. Si è svolta il 25 ottobre scorso la Festa dell’Architetto 2024, organizzata dal CNAPPC in occasione del centenario dalla fondazione degli Ordini professionali. L’iniziativa, giunta alla XII edizione, è stata ospitata nell’aula magna del Dipartimento di Architettura dell’Università degli studi “Roma Tre”, nell’ex Mattatoio.
Con il titolo L’umano e l’urbano. Il ruolo dell’Architetto PPC, il Consiglio nazionale ha voluto incardinare i diversi interventi che si sono susseguiti sulla rigenerazione urbana come strumento risolutivo delle criticità della città contemporanea. La stessa sede dell’incontro, l’ex Mattatoio, è un’infrastruttura urbana a vocazione culturale da tempo al centro di un processo di recupero che coinvolge diverse realtà sociali.
Anche i contributi degli ospiti internazionali si sono concentrati su processi rigenerativi multiscalari; l’architetto colombiano Jorge Pérez Jaramillo, componente del Comitato scientifico internazionale del CNAPPC per il Progetto di futuro – In quali città e territori vogliamo vivere?, e l’architetta austriaca Ute Schneider, progettista dello studio KCAP e a capo del dipartimento di ricerca Urban Planning and Design presso la TU Wien, hanno infatti mostrato i progetti di rinnovamento urbano riguardanti rispettivamente Medellin e diverse città tra Europa e Asia. Pur nella diversità di approcci e contesti, emerge una visione comune: la città è concepita come un organismo vivente, un sistema integrato d’infrastrutture naturali e artificiali, da ripensare attraverso strategie progettuali di adattamento nel suo insieme.
Il disegno di legge sull’architettura
L’Italia, nonostante l’urgenza dettata dagli eventi climatici estremi e dalla vulnerabilità del patrimonio architettonico e paesaggistico, è ancora in attesa di vedere gli esiti dei progetti di rigenerazione finanziati dal PNRR. Tuttavia, la rigenerazione urbana e territoriale tanto auspicata non può avvenire in assenza di un quadro normativo che regoli e promuova con trasparenza tali processi. È quanto ribadito dal senatore Nicola Irto, componente della Commissione Ambiente e proponente del Disegno di legge 1112 Disposizioni per la salvaguardia e la valorizzazione dell’architettura e altre disposizioni in materia di promozione della qualità architettonica e di disciplina della progettazione, recentemente depositato in Senato.
La proposta di legge ha per obiettivo la promozione della qualità dell’architettura, introducendo l’obbligo di concorsi di progettazione per tutte le opere pubbliche, eliminando le gare d’appalto basate sul massimo ribasso. Si vuole inoltre incentivare l’ingresso dei giovani talenti nel mondo della professione, rimuovendo le barriere burocratiche e istituendo un premio statale per i giovani progettisti. La legge, se approvata, permetterebbe di allinearci ai paesi europei che hanno già risposto alle indicazioni del Consiglio dell’Unione Europea del 2001 e del 2008, che invitano gli stati membri a promuovere politiche nazionali per migliorare la qualità delle costruzioni.
Il dibattito su una legge per l’architettura non è certo una novità; le annose vicende che riguardano le diverse proposte di legge rivelano l’urgenza di tutelare la professione e la qualità dell’architettura (ne abbiamo parlato qui). Esigenza, questa, sottolineata anche dai rappresentanti del CNAPPC e dall’assessore all’Urbanistica di Roma Maurizio Veloccia, che ha ribadito la necessità di ripensare lo spazio pubblico e il patrimonio costruito alla luce della crisi climatica, con responsabilità etica anche sui temi sociali.
I premi CNAPPC
I lavori si sono conclusi con le premiazioni di Emanuele Scaramellini per il Premio Giovane talento dell’Architettura italiana 2024 per il progetto di recupero di un rustico alpino a Lottano (Sondrio; foto a fianco © Marcello Mariana), e di PARK Associati per il premio Architetto italiano 2024 con la Luxottica Digital Factory a Milano (immagine di copertina; © Nicola Colella). Entrambi in Lombardia, entrambi recuperi di edifici dismessi; elementi, questi, non trascurabili e che, se da una parte rappresentano l’ennesima sfaccettatura della cosiddetta Italia a due velocità, dall’altra registrano l’attenzione tutta contemporanea al patrimonio costruito per contenere il consumo di suolo. Nell’ambito del nell’ambito del Premio Architetto italiano due menzioni sono andate allo studio Bricolo Falsarella associati per la Corte Renée a Oliosi (Verona), e a asv3-officina di architettura (Fiorenzo Valbonesi), per la cantina di Guado al Tasso a Castagneto Carducci (Livorno).
In questo quadro, per il ruolo dell’architetto tornano alla mente le parole di Manfredo Tafuri che, nella sua Storia dell’architettura italiana. 1944-1985, segnalava che «Le incertezze del lavoro intellettuale si scontrano con pesanti dati emergenti dalla realtà, relativi alla struttura stessa della professione. […] Un calcolo approssimativo dei metri cubi realizzati in Italia da architetti dava, nel ’74, una cifra oscillante fra il 2 e il 3% sul totale: e non sarà inutile far osservare che la storia che stiamo tracciando si fonda su una selezione all’interno di tale percentuale minima di opere in qualche modo qualificate». È cambiato qualcosa da cinquant’anni a questa parte?
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Last modified: 28 Ottobre 2024