“Oltre Città”: a Villa Bardini a Firenze in mostra un’indisciplinata interdisciplinarità di sguardi del XX e XXI secolo
Di capo a tre giornate, andando verso mezzodì l’uomo s’incontra ad Anastasia, città bagnata da canali concentrici e sorvolata da aquiloni (Italo Calvino, Le città invisibili)
FIRENZE. Percorrendo la Costa San Giorgio, strada che ancora fa pensare agli scorci di Ottone Rosai, si raggiunge Villa Bardini sede della mostra “Oltre Città”. La location risulta particolarmente appropriata per una rassegna che, con 12 sezioni, 126 opere e un docufilm prodotto per l’occasione dal regista Francesco Castellani, conduce il visitatore attraverso un’indisciplinata interdisciplinarità di sguardi del XX e XXI secolo sulla città. Villa Bardini infatti, offre una veduta unica di Firenze dall’Oltrarno (non ancora completamente invaso dall’overtourism), un luogo in cui ancora si può osservare quel limite tra città e campagna che ha fatto di Firenze una città a misura d’uomo.
La mostra appare come una grande carrellata che si snoda tra le sale al secondo e terzo piano del fabbricato, offrendo tra l’altro sguardi sull’iconico giardino: oltre qualsiasi limite di ambito e contesto (benché d’impronta occidentale-centrica), ci s’immerge in contenuti che mischiano letteratura, arte e architettura ma anche musica, fotografia, poesia e cinema. La visita si struttura come un viaggio nell’arte della città in senso lato, con un allestimento sobrio che lascia emergere le peculiarità delle grandi e piccole sale della villa, ma al contempo immersivo con le tracce audio che accompagnano il visitatore alla scoperta delle sezioni espositive.
12 sguardi
La città è l’assoluta protagonista di riflessioni letterarie che aprono il campo a quelle visive nelle loro varie declinazioni. L’incipit sono le “Case in costruzione” di Umberto Boccioni (1910), subito affiancate alla piccola cangiante tela di Gerhard Richter, “Firenze III/XII”, dove Firenze e l’Arno affiorano sotto corpose pennellate di colore. Mai esposta finora, l’opera è anche sulla brossura e sul catalogo della mostra, a simboleggiare il dinamismo delle città contemporanee, con una vista fugace quasi come dal finestrino di un’auto. Nella sezione “Città desiderata”, con il poetico estratto dalle Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar, sono in mostra pezzi “importanti” come il “Paesaggio Arabesco” di Osvaldo Licini e “Chandigarh, Plan de la nouvelle capitale du Punjab” di Le Corbusier (1951).
Si passa così alla sezione “Città ostile”, fatta di cemento e ferro nelle parole di Dino Buzzati e in quelle ancora più realistiche di Pier Paolo Pasolini e rappresentata, tra le altre, da opere di Mauro Staccioli e da scatti fotografici come la “Marghera” di Guido Guidi. La terza sezione si confronta invece con “Mappe di città”, a partire dai versi recenti di Anna Szymborska («amo le mappe perché con indulgenza e buon umore sul tavolo mi dispongono un mondo che non è questo mondo») fino ai diagrammi sonori di John Cage. Si giunge poi alla “Città dell’uomo”, introdotta da Guido Ceronetti e rappresentata, ad esempio, dalle strade urbane di Moriyama Daido, per arrivare al collage di Benedetta Tagliabue. Ecco poi le “Utopie”, le città sogno, un non luogo o una eu-topia, un buon luogo, come si chiedeva Bruno Taut nel suo Si può disegnare la felicità? La sesta sezione si misura con le “Tracce urbane”, dove alla città d’architettura s’affianca quella dei codici e dei dialetti: dallo slang urbano dei manifesti pubblicitari di Mimmo Rotella, alla “Valvasone” dei writers di Gianni Berengo Gardin.
Si prosegue con “Memorie di città”, con la sospesa “Piazza d’Italia” di Giorgio De Chirico e gli strati sovrapposti delle città che abbiamo abitato per Natalia Ginzburg, per citarne alcuni. E ancora “La città ribelle”, gli “Elementi di città“, le “Nature urbane” con il maestoso “Central Park East” di Mario Schifano, i “Paesaggi urbani” di Gabriele Basilico e Ottone Rosai, e le “Metropolis”, con omaggi a Superstudio, Antonio Sant’Elia e all’inedito scenario futuribile di Vittorio Giorgini.
In chiusura il cinema, che consente una migliore comprensione del tema, con il docufilm di cui forse il pezzo più lirico è la visione aerea della Barcellona di notte di Pedro Almodovar in Tutto su mia madre.
Una lezione di metodo
L’interdisciplinarità, finalmente non solo annunciata ma realmente messa in opera, trova in questa mostra il modo di dispiegare tutta la sua forza e, proprio attraverso essa, riusciamo a vedere come ciascuna delle otto arti risuoni di accordi più consonanti. Nessuno di noi è tutto architetto, tutto pittore o tutto musicista, e “gli sconfinamenti” sono il sale della creazione. La città del XX secolo è stata, poi, il principale palcoscenico di ogni forma d’arte.
Immagine copertina: mostra “Oltre Città”, sezione “Metropolis” (© Serena Acciai)
“Oltre Città. Utopie e realtà. da Le Corbusier a Gerhard Richter”
Dal 26 settembre 2024 al 19 gennaio 2025
Villa Bardini – Firenze
A cura di Lucia Fiaschi, Bruno Corà, Silvia Mantovani e Claudia Bucelli
Promossa da Generali valore cultura e Fondazione CR Firenze
In collaborazione con Fondazione parchi monumentali Bardini
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arte contemporanea , film , firenze , le corbusier , mostre
Last modified: 16 Ottobre 2024