A breve distanza dalla metropoli portuale, la cittadina francese vive di arte, cultura, architettura e natura, con omaggi a Cézanne e Vasarely
AIX-EN-PROVENCE (FRANCIA). È facile essere conquistati dalla magia di una delle cittadine più belle e suggestive della Francia meridionale, complice il clima e la collocazione geografica, dolcemente adagiata fra il mare e le colline del Luberon sullo sfondo. Situata a soli 20 minuti da Marsiglia, la città vive del contrasto con la grande città portuale: Marsiglia caotica e popolare, Aix elegante e raffinata. Ma i contrasti sono pure endogeni.
Qui, infatti, all’orgogliosa conservazione di un passato fatto di tradizioni regionali e architetture barocche, si contrappone un’incessante proiezione verso un futuro fatto di tecnologia e di sensibilità per l’ambiente.
La città delle cento fontane
Ampi boulevard delimitati da alberi giganteschi, artistiche fontane (Aix è chiamata la città delle cento fontane), antichi monumenti e palazzi nobiliari caratterizzano il centro storico e gli regalano un’atmosfera d’altri tempi. Cuore vivace della città e strategico punto di approdo per ogni turista che emerge da uno dei tanti parking sotterranei o sbarca da un autobus nell’attigua e modernissima gare routiere è il mitico cours Mirabeau, lunghissimo viale pedonale, ombreggiato da platani secolari e punteggiato da fontane barocche. Costruito nel 1651 per il passaggio delle carrozze e chiave d’ingresso al centro storico, è meta ideale per immergersi nell’atmosfera solare della Francia del sud e per piacevoli passeggiate tra caffè e ristoranti sempre affollati.
Il suo monumento più famoso è la Fontana dei quattro delfini, circondata da splendidi palazzi d’epoca riccamente decorati. Sul lato sinistro del viale si sviluppa la città medievale, compatta e disegnata da suggestivi vicoli e piccole strade punteggiate da eleganti negozi, fino ad arrivare alle più belle piazze cittadine: piazza del Municipio con la Torre dell’orologio, place Verdun sede del Tribunale o la barocca place d’Albertas fresca di restauro. Tutti luoghi ricchi di storia e di febbrile attività soprattutto nei giorni di mercato, quando decine di bancarelle di fiori, tessuti o generi alimentari accendono di vita, suoni e colori ogni spazio pubblico disponibile. Dopo una sosta in uno dei tanti bistrot con tavolini all’aperto, il nostro percorso storico non può tralasciare una visita alla cattedrale di Saint Sauveur, con il campanile e il chiostro capolavori dell’architettura gotica.
Ritornati sui nostri passi, sul lato destro del cours Mirabeau andiamo alla scoperta del piccolo e raffinato quartiere Mazarin, costruito nel XVII secolo secondo una pianta a scacchiera. Suscitano ammirazione i numerosi hotel particulier che lo caratterizzano, edifici di sobria eleganza a cui si contrappone il vivace fervore di una quotidianità fatta di caffè e piccoli negozi dallo charme tutto francese.
Paul Cézanne primo cittadino
Una visita di Aix significa anche rendere omaggio al suo figlio più illustre, il pittore Paul Cézanne (1839-1906), che qui nacque e visse per lungo tempo. La sua presenza è rievocata in un itinerario che conduce alla casa natale e al cimitero di Saint Pierre dove si trova la tomba dell’artista, senza dimenticare il Museo Granet, palazzetto ottocentesco del quartiere Mazarin, custode di alcune delle sue opere più importanti. D’obbligo sarebbe anche una visita all’atelier, tuttavia chiuso fino alla primavera 2025 per restauri. Il prossimo anno aprirà al pubblico anche la Bastide de Jas, la grande fattoria di famiglia alle porte della città, dove il pittore amava dipingere. Vittima dell’incessante espansione urbana e circondata oggi da quartieri popolari e autostrade, la proprietà è attualmente oggetto di recupero dopo l’abbandono per oltre un secolo.
Tra overtourism…
Invasa da stuoli di visitatori attratti dall’innegabile fascino della città e favoriti dalla vicinanza di Marsiglia, punto di sbarco di centinaia di croceristi, anche Aix soffre oggi dei fenomeni legati all’overtourism. È difficile farsi largo tra i turisti che affollano le strade e le piazze del centro storico, spesso snaturate dalla presenza di strutture commerciali e negozi di souvenir che incidono sul paesaggio urbano, come dobbiamo purtroppo constatare in place des Cardeurs, bellissimo spazio risultante dalla demolizione di un isolato del quartiere ebraico e fiancheggiato da case medievali, la cui prospettiva è compromessa dalla presenza di tendoni e arredi fissi di troppi bar e ristoranti.
… e architetture contemporanee
Se da una parte il turismo promuove l’immagine più tradizionale della città, Aix è soprattutto una moderna realtà vivace e multietnica, con una popolazione composta in larga parte da giovani, attratti da una stimolante vita culturale e da una prestigiosa università, oltre che da numerose scuole d’arte. Di qui la visita ad alcune architetture contemporanee, esse stesse parte di un patrimonio urbano ormai consolidato.
Facciamo innanzitutto rotta sulla Fondazione Vasarely, che l’artista Victor Vasarely (1906-97) ha lasciato come sua eredità alla città. Inaugurato nel 1976 come simbolo della convivenza tra arte, architettura e tecnologia, l’edificio (progettato da Jean Sonnier) è composto da una serie di spazi riconfigurabili secondo una base a reticolo. Per questo motivo ogni modulo è stato ideato come una costruzione a sé stante, indipendente dalle altre. Le facciate, foderate da tavole di alluminio anodizzato bianche e nere, riproducono l’effetto ottico che si ritrova anche nelle sale interne, dove sono esposte 42 opere monumentali create espressamente dall’artista secondo la sua visione.
Ma è soprattutto il moderno forum culturale della città ad attirare l’attenzione. Tre sono le opere che connotano il complesso, posto sull’asse della città vecchia, a cominciare dal Conservatorio di musica Darius Milhaud. Il suo progettista, Kengo Kuma, ha definito l’opera un lavoro ispirato dalle ombre che nascono nelle increspature naturali delle montagne circostanti. Allo stesso modo la pieghettatura dei pannelli di alluminio utilizzato come rivestimento delle facciate esalta il passare delle ore nella giornata, mentre il ritmo delle linee e il traforo delle finestre evocano il ripetersi delle note musicali. Accanto al conservatorio, il Pavillon Noir disegnato da Rudy Ricciotti è dedicato alle arti performative e alla danza. Inaugurato nel 2006, è un volume di cemento grezzo e acciaio che con una trama simile a rami verticali cinge un cuore di vetro trasparente per consentire di osservare la genesi della danza. Alle spalle, sorge il Grand Theatre de Provence, opera dello studio Gregotti Associati (2007). Esso si sviluppa in una serie di volumi sovrapposti e percorribili sfruttando le differenze di quota dell’area. La collocazione strategica su un unico lotto consente uno sguardo d’insieme ai tre edifici, inseriti in una composizione di luoghi pubblici scanditi da camminamenti in pietra e terrazze disposti su diversi livelli permettendone la totale fruibilità.
Nella medesima zona si trova la biblioteca Mejanes-Alumettes, struttura antica contrapposta ai sovrastanti volumi contemporanei, caratterizzata da tre monumentali portali raffiguranti i tre libri simbolo della letteratura francese: Lo straniero di Albert Camus, Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry e Le opere di Molière. Ricavata in una vecchia fabbrica di fiammiferi e aperta al pubblico nel 1989, la biblioteca è attualmente oggetto di riqualificazione sino al 2027. Intento del nuovo progetto non è solo la valorizzazione architettonica del passato industriale e popolare, ma anche il ritrovato ruolo di cerniera tra la città vecchia e i quartieri limitrofi. A fine lavori, nuovi spazi per eventi culturali ed educativi e per incontri con autori e artisti integreranno le funzioni di studio e di consultazione, offrendo inediti spunti di socializzazione per i residenti.
Politiche urbane
Con una popolazione di circa 150.000 abitanti distribuiti su circa 180 kmq, la città metropolitana di Aix è ripartita in un numero elevato di distretti, contraddistinti da una vivace vita sociale e culturale ma distribuiti su un territorio fortemente frammentato. L’omogeneità del tessuto urbano, l’armonizzazione dei suoi servizi e la facilità delle comunicazioni appaiono tra gli obiettivi più tenacemente perseguiti dalla sindaca Sophie Joissains.
Il suo programma prevede, oltre allo sviluppo di nuovi quartieri, la riconfigurazione del tessuto esistente con particolare attenzione agli spazi pubblici, spesso assediati dal traffico appena al di fuori del centro storico, che risulta oggi totalmente pedonalizzato e percorso solo da bus elettrici di piccole dimensioni (le diablines) e dagli immancabili trenini per turisti. Per fronteggiare il problema il Comune ha istituito una rete di trasporto pubblico per Aix e dintorni con gli Aix-express, linee di autobus 100% elettrici, oltre alla predisposizione di una serie di parcheggi d’interscambio per i pendolari e di un servizio capillare di autobus extraurbani che approdano alla modernissima Gare routière (2014, Jean Duthilleul), situata a pochi passi dal centro.
Da diversi anni, inoltre, la città è impegnata nell’attuazione di strategie di sviluppo sostenibile, con particolare attenzione alla biodiversità e alle risorse naturalistiche locali.
Nasce con questi intenti il progetto ZAC (zona di sviluppo concertato) de la Constance. Naturale estensione della città storica ma logisticamente emarginata dalla presenza di due autostrade, il quartiere s’impone come modello esemplare di conurbazione realizzabile attraverso la valorizzazione del territorio. All’interno di un’area di circa 100 ettari di terreno incolto costituito da una vallata verde e da due piccoli altipiani, il previsto eco-distretto ospiterà abitazioni, attività terziarie e strutture pubbliche, ma sarà soprattutto l’occasione per realizzare un grande parco paesaggistico di 60 ettari. La pianificazione urbana s’ispirerà al modello del centro storico, con strade, cortili e piazze interconnessi e con le facciate degli edifici rivestite della pietra di Provenza, ma il quartiere sarà al tempo stesso aperto alle tecnologie del futuro, con tutte le caratteristiche di una smart city.
La Salle des musiques actuelles (SMAC), grande auditorio per la musica contemporanea, è l’unica opera già realizzata tra quelle previste dal progetto. L’edificio, disegnato da Rudy Ricciotti (2020), si staglia come un volume massiccio, astratto e misterioso contro il terrapieno brullo dell’autostrada. Costituita da un sottile manto minerale irregolare e corrugato, la sua pelle suggerisce analogie con la vegetazione locale, mentre utilizza il linguaggio dell’architettura contemporanea per definire nuovi confini logistici e culturali nella progressiva evoluzione della città. Segnale di valenza extraterritoriale in quanto luogo d’incontro collettivo ma anche ultimo limes urbano prima dell’autostrada, la grande sala da concerto rappresenta uno stimolante polo catalizzatore per un pubblico nuovo e diversificato.
Una gita fuori porta
200 ettari di ridente campagna provenzale coltivata a vigna e un museo di arte e architettura a cielo aperto sono i validi motivi che spingono a percorrere i 15 km che separano Aix da Château Lacoste, il sito concepito dal collezionista d’arte e uomo d’affari irlandese Paddy McKillen. Come nel Vitra Design Museum a Weil-am-Rhein, anche qui artisti e architetti di fama mondiale sono stati chiamati per disegnare un ideale percorso di architetture e sculture. Il parco, aperto nel 2010, è un vero work in progress che periodicamente si arricchisce di nuove opere e suggestioni.
Sono molti gli artisti e i progettisti che hanno lasciato un segno sulle ridenti colline del Luberon, tra i più importanti anche Oscar Niemeyer e Richard Rogers, artefice della Drawing Gallery, una struttura a sbalzo lunga 26 metri. Il centro di accoglienza per i visitatori con ristorante, bookshop e una piccola galleria porta la firma di Tadao Ando: un volume in vetro e cemento che sembra galleggiare sull’acqua. All’ingresso del parco, ecco le prime sculture: il grande ragno di Louise Bourgeois e il mobile di Alexander Calder e, poco più avanti, le possenti lame in Corten di Richard Serra. Nella parte più bassa della proprietà si trova la cantina vinicola progettata da Jean Nouvel: un semicilindro metallico diviso in due sezioni che accoglie macchine per la lavorazione dell’uva e l’imbottigliamento. Una panchina Origami di Ando offre l’occasione di una sosta prima di raggiungere la sommità del sentiero, dove un’antica cappella è stata racchiusa da una protettiva gabbia di vetro e acciaio, ancora un intervento di Ando. Suo è anche il manifesto-denuncia del degrado ambientale, un volume ligneo che contiene quattro cubi luminosi. Provocatorio come sempre risulta l’intervento di Frank Gehry: il suo Music Pavillon è una struttura di acciaio, pietra e legno dalle linee tronche e spezzate, mentre il progetto di Renzo Piano è l’acquisizione più recente. Il suo padiglione espositivo è un piccolo edificio ipogeo concepito per accogliere mostre d’arte e fotografia. A disposizione dei gourmet più raffinati si trovano nel parco anche un lussuoso resort e due ristoranti stellati, ma questa è un’altra storia.
Immagine copertina: Kengo Kuma, Conservatorio musicale Darius Milhaud
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Last modified: 1 Ottobre 2024