Prosegue la riqualificazione dell’ex comparto industriale, unendo memoria storica e visione per il futuro di Reggio Emilia
REGGIO EMILIA. A nord della città, l’ambito del polo funzionale (ex officine Reggiane, stazione, centro intermodale) e la zona residenziale di Santa Croce continuano ad essere oggetto di profonda trasformazione. Nell’area delle ex Reggiane [ce ne eravamo già occupati qui; n.d.r.] i recenti interventi hanno perseguito l’obiettivo di costituire un parco innovazione, polo europeo di servizi e funzioni ad alto potenziale innovativo.
La riqualificazione delle storiche Officine Meccaniche Reggiane, costituite nel 1904, che furono simbolo di modernità nel XX secolo, impegnate in origine nella produzione di materiale bellico, è già in parte realizzata. Quell’originario spirito visionario rivive sotto altra forma, ospitando un hub di ricerca e tecnologia. È qui che Università, centri di ricerca, imprese, ordini professionali e associazioni trovano spazi di crescita e contaminazione. Quest’area si costituisce quindi come fulcro di un sistema territoriale che ha deciso d’investire sulla conoscenza e sull’innovazione.
Memoria industriale e progetti di riqualificazione
Il polo si trova a nord della ferrovia (che un tempo attraversava l’area poiché vi venivano costruite le locomotive), tra il Campovolo (che fu campo di prova degli aerei prodotti alle Reggiane) e il quartiere Santa Croce, nato per ospitare gli operai e le loro famiglie. Ogni approccio progettuale a quest’area si è inchinato al suo passato, al senso di lavoro e di progresso, di avanguardia e di visioni, risultati anche della fatica e delle idee degli operai che qui organizzarono importanti mobilitazioni negli anni ‘50. Le Reggiane coprivano un’area di 260.000 mq: era la quarta fabbrica in Italia fra gli anni trenta e quaranta. Restano tracce latenti in questi esempi di archeologia industriale, che sopravvivono all’abbandono dei luoghi.
Dalla considerazione di queste architetture come spazi sacri di testimonianza e memoria sono nati i progetti del Tecnopolo, del Capannone 18, del Capannone 17 (tutti firmati da Andrea Oliva, rispettivamente nel 2013-19-23), del Capannone 15 /BC (Zamboni Associati architettura con Cairepro – Cooperativa Architetti e Ingegneri, 2024), del Capannone 15 A (Andrea Oliva, da realizzare) e del Capannone 17 “la Cattedrale” (Zamboni Associati architettura con Cairepro – Cooperativa Architetti e Ingegneri, da realizzare), per un totale di oltre 100.000 mq già riqualificati.
Le opere più recenti
Nel Capannone 15/ BC, da poco inaugurato, la porzione di volume con struttura in acciaio viene liberata da tutti i tamponamenti e lo scheletro strutturale lasciato a nudo: lo spazio all’interno della grande gabbia diviene parco. In testata è stato realizzato l’incubatore per l’innovazione e la ricerca, il cui volume è generato dal riferimento ai carroponti e ai vagoni che durante la loro costruzione erano sollevati, immortalati dalle fotografie conservate all’Archivio Reggiane: la struttura è sospesa e libera lo sguardo lungo l’asse longitudinale del capannone. La parte terminale è riqualificata attraverso il consolidamento delle murature esistenti e l’introduzione di una nuova struttura in calcestruzzo che riprende il volume della fabbrica, dotandosi di una copertura a shed a illuminazione dei laboratori e delle aule dell’Università, che qui trova nuovi spazi per insediare tre dipartimenti. Al centro della pianta, una piazza coperta è fulcro distributivo, di passaggio e relazione.
Un nuovo progetto di riqualificazione sarà presto avviato: si tratta del Capannone 17, denominato “La Cattedrale”. Una volta messa in sicurezza la struttura storica, verranno realizzati al suo interno tre piani di circa 1.000 mq ciascuno.
Nel 2022 è stato inoltre riqualificato e riaperto il rettilineo di viale Ramazzini, dopo quasi un secolo d’interclusione tra gli edifici delle Reggiane. Quello che in origine era il punto di accesso agli opifici e ai caseggiati operai di Santa Croce torna ora ad assolvere una funzione di fondamentale collegamento urbano.
Nei dintorni, rigenerazione e inclusione sociale
Lo spazio antistante, denominato piazzale Europa, è stato oggetto di due interventi di riqualificazione, a firma di LEAA-Luca Emanueli e Giuseppe Baldi paesaggista. Il primo stralcio (2018) ha visto la riorganizzazione della viabilità e delle aree adibite a parcheggio, delle porzioni verdi e dell’illuminazione pubblica, in considerazione degli spazi limitrofi e dell’intero progetto di riqualificazione. Il secondo stralcio (2022) ha riguardato lo spazio immediatamente a ridosso della ferrovia. Precedentemente privo di funzione e degradato, è stato individuato come occasione di ricucitura della città, superando la cesura del tracciato ferroviario. È stato quindi realizzato il collegamento con il sottopasso centrale della stazione che porta a piazzale Marconi, riqualificato il percorso ciclopedonale e integrate le dotazioni di ulteriori parcheggi e strutture per lo sport: un playground con campi da basket e uno degli skatepark più grandi in Europa.
L’area delle ex Reggiane si circonda del recupero dell’ex Locatelli, ora Centro Internazionale Loris Malaguzzi che ospita la Fondazione Reggio Children (2005-12), dell’ex falegnameria delle Officine meccaniche e mangimificio Caffarri (Officine Urbane di Reggio Emilia, progetto dell’allestimento MPA Architects e Total Tool Srl, 2024) che di questa ospita attività e laboratori, e dell’ex Maffia, ora viale Ramazzini 33, che ha lasciato spazio ad un centro socio-occupazionale (2017).
Rifiorire tra le macerie
Durante lo sciopero del 1950 molti intellettuali – tra i quali Italo Calvino, Luchino Visconti, Carlo Levi e Renato Guttuso – passarono da Reggio Emilia per sostenere la causa dei lavoratori. Durante quella che fu la più lunga occupazione di una fabbrica si organizzarono incontri, spettacoli, comizi, e le Reggiane divennero fucina d’idee e socialità. La protesta non fu ascoltata, ma da allora nacquero centinaia di nuove realtà imprenditoriali nel settore meccanico: oggi Reggio Emilia è distretto di eccellenza della meccanica mondiale.
Dagli spazi che furono teatro di queste vicende e in seguito abbandonati sono scaturite realtà capaci di plasmare la storia futura della città. Concepite come innesti, le riqualificazioni di questi anni hanno riattivato linfa dormiente tra il ferro, i mattoni e il cemento delle vecchie fabbriche, avviando un dialogo tra passato e presente. A chi studierà e lavorerà in questi spazi il compito di guardare avanti.
Immagine copertina: Capannone15, Zamboni Associati Architettura, Reggio Emilia (© Kai-Uwe Schulte Bunert)
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dismissione industriale , recupero , Reggio Emilia , rigenerazione urbana
Last modified: 27 Settembre 2024