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Silvia LanteriWritten by: , Città e Territorio Progetti

Ritratti di città. Oslo resiliente

Le opere recenti nella capitale norvegese che promuovono la rigenerazione urbana e l’inclusività

 

Responsabili di oltre il 75% delle emissioni globali di carbonio, le città si trovano attualmente ad affrontare diverse problematiche legate al cambiamento climatico. Ondate di caldo, forti piogge, inondazioni e siccità rimangono gli effetti più pronunciati del cambiamento climatico sulle città europee, uniti alla ridotta permeabilità del suolo e la mancanza di vegetazione, caratteri da contrastare nella pianificazione all’adattamento climatico. In aggiunta a ciò, oltre il 70% dei principali centri urbani del mondo sono considerati ad alto rischio d’inquinamento, compromissione delle risorse idriche, temperature estreme. 

Per affrontare queste problematiche, negli ultimi anni le città europee hanno progressivamente adottato misure per miitigare gli effetti del cambiamento climatico, aderendo a programmi per la riduzione delle emissioni di gas serra, tra cui Cities Race to Zero, la rete globale ICLEI (Local Governments for Sustainability), Carbon Neutral Cities Alliance (CNCA), +CityxChange, BiodiverCities, Eurocities, NetZeroCities, New European Bauhaus.

 

Il programma Future Built

I paesi scandinavi sono da sempre considerati esempi virtuosi da osservare in tal senso. Nello specifico, negli ultimi decenni la regione di Oslo è stata interessata da diversi piani comunali e, in particolare, dal programma “Future Built che studia 50 progetti tra aree urbane e singoli edifici in sei differenti municipalità, con l’obiettivo di ridurre del 50% le emissioni di gas serra e costruire nuovi servizi, residenze e infrastrutture.Per raggiungere questi obiettivi, il progetto architettonico e urbano riveste un ruolo assolutamente centrale, e lo fa con differenti strumenti alle varie scale: da quella micro, con piccoli interventi di de-paving, di urbanistica tattica e riforestazione urbana sull’esistente, a quella di singolo edificio sostenibile ed ecocompatibile, e infine alla dimensione di quartiere.

 

Urbanistica tattica: strade che diventano foreste urbane

In tale ambito non si possono non citare i progetti dello studio SLA. A Kirkegata, un intervento ha consentito la pedonalizzazione di 450 metri di strada a partire dalla cattedrale, inserendo una vegetazione che stimola nuove esperienze e rafforza la biodiversità: una “foresta urbana” composta da eriche, noccioli, felci, mirtilli e pini alti 4 metri, oltre a nuove sedute informali e una pista ciclabile. Un’operazione simile è stata portata avanti anche a Gata Grønland, dove SLA collabora con le aziende locali e i cittadini per testare un diverso tipo di strada a misura d’uomo ispirata alle pianure norvegesi: betulle e sorbi alti 5 metri, insieme a erbe aromatiche e piante di bacche commestibili, come origano, menta, salvia e mirtilli, il tutto inserito attraverso interventi a basso costo con materiali naturali, dotando lo spazio urbano di una vocazione pedagogica.

 

Il caso studio della Biblioteca Deichman Bjørvika

Alla scala edilizia Oslo negli ultimi anni ha visto nascere numerose architetture, a firma di progettisti locali e non, tutte contraddistinte da una profonda sperimentazione nei materiali e nelle tecnologie, ma anche rispetto al loro valore sociale. Un esempio interessante in questo senso è la biblioteca

Deichman Bjørvika progettata da Lund Hagem Arkitekter AS e Atelier Oslo, completata nel 2020. Progettata secondo i criteri FutureBuilt, riduce le emissioni del 69,8% e soddisfa i criteri di casa passiva secondo lo standard norvegese. La sua forma compatta, distribuita su cinque piani, si articola attorno a uno spazio aperto centrale, sviluppato a tutt’altezza: di conseguenza, la ventilazione è fornita naturalmente dal secondo al quinto piano, riducendo così il dispendio energetico. Il suo carattere aperto, costituito non solo dal ricco contenuto di funzioni al suo interno – cinema, auditorium, mensa, ristorante, uffici -, ma anche dalla possibilità di utilizzare gli spazi interni come una piazza coperta, consentono a questa architettura di presentarsi come uno spazio a estensione della città pubblica.

 

Una rinascita marino-urbana per un ex parcheggio

Altro progetto interessante è Fornebu Brygge – portato avanti da Haptic Architects e Oslo Works – che prevede la trasformazione di 45.000 mq di un ex parcheggio in gallerie sottomarine, acquari, un centro marittimo e zone di ristoro, il tutto inserito in un progetto di ripensamento di un’area portuale in spazi verdi e waterfront pedonale. Un progetto che include spazi per la ricerca e per la didattica, ma anche start-up e aziende di “ocean-tech”, che vuole trasmettere l’importanza dell’habitat marino rafforzando l’offerta culturale e turistica in questa parte di città, ma anche incentrando le proprie attività sul tema della bonifica del fiordo, per lungo tempo inquinato dai rifiuti agricoli. A supporto dell’ambizione della Municipalità per uno sviluppo sostenibile di Fornebu, gli edifici comprendono costruzioni in legno e calcestruzzo carbon neutral. Inoltre, si sta studiando con Nordic Circles il potenziale riutilizzo dell’acciaio marino da piattaforme petrolifere dismesse, navi e oleodotti come componenti strutturali e non nei nuovi edifici in cantiere.

 

Bjørvika e le diverse anime della città

Infine, la terza dimensione, quella di quartiere sostenibile, viene affrontata in diversi contesti. Come a

Bjørvika, parte del progetto di rigenerazione del porto centrale di Oslo, convertito in nuovo quartiere residenziale. Risultato di una competizione internazionale risalente al 2005 in cui lo studio SLA, in qualità di consulente principale, insieme a Gehl Architects, ha ottenuto il primo premio con un masterplan basato su un attento disegno di suolo e spazi pubblici, nonché sulla predisposizione di sette allmenninger (beni comuni).

Il progetto propone una serie di nuove connessioni tra il centro città e il suo storico lungomare, risolvendo una serie di cesure infrastrutturali, e portando attorno al tavolo di discussione numerosi stakeholder in una dimensione partecipativa. Anche qui la vegetazione e il contatto con elementi naturali come l’acqua giocano un ruolo fondamentale, assieme al disegno di una serie di piccoli playground ed elementi di arredo urbano che invitano bambini e adulti a vivere lo spazio comune. 

 

Le saune galleggianti

Inoltre, questa parte di città vanta un elemento distintivo: le saune galleggianti, integrate nel contesto urbano marittimo come luoghi di relax e socializzazione. Un esempio emblematico è la sauna galleggiante di Oslo Fjord, posta su una zattera di legno, con vetrate che inquadrano il paesaggio naturale circostante. Esperienza simile è il Salt Oslo, sul lungomare: tre saune ricavate da container marittimi riconvertiti, affacciate sul fiordo attraverso una terrazza panoramica. Infine, ai piedi dell’Opera House, la sauna Trosten, firmata dallo studio Herreros (il medesimo che ha recentemente terminato il Museo Munch), presenta un volume e una silhouette caratteristici, elevandosi da un lato per definire uno spazio con posti a sedere a gradoni per ospitare eventi con vista sul fiordo. Le saune di Oslo non sono solo un rifugio individuale, ma anche un’occasione per socializzare e immergersi nella cultura locale.

 

Educazione civica

Questi progetti svelano una dimensione di sostenibilità a 360° (ambientale, tecnologica, sociale) e lo fanno con la convinzione che disegnare spazi e architetture come questi sia in grado non solo di generare maggiore inclusività e luoghi di qualità, ma che costituisca un primo passaggio per educare ad una maggiore cura dello spazio, in coesistenza con le altre specie che abitano la città, prestando maggiore attenzione alla sua dimensione ”oltre l’umano”.

 

Immagine copertina:Aesthetica Studio, Floating Estudio con il museo Munch sullo sfondo (© Silvia Lanteri e Maicol Negrello)



Autori

  • Silvia Lanteri

    Architetta e PhD, è docente di composizione architettonica e urbana presso il Politecnico di Torino, dove attualmente svolge attività di ricerca come assegnista postdoc presso il Dipartimento di Architettura e Design. Membro dell'Istituto di Architettura Montana, da anni prende parte ad attività integrata di ricerca e progettazione presso il Politecnico di Torino e il Politecnico di Milano, a cavallo tra la scala architettonica e quella urbana. I suoi disegni sono pubblicati in numerosi libri e riviste internazionali, quali World Architecture/Shijie Jianzhu, China City Planning Review, Urban Design, Territorio

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  • Maicol Negrello

    Nato a Biella (1990), è architetto e assegnista post doc, dottore in Architettura, con un'esperienza di ricerca in Stati Uniti e Canada sull'integrazione dell'agricoltura hightech nel costruito. Laureato in Architettura al Politecnico di Torino, ha perfezionato i suoi studi presso la Tallinn University of Technology e il CCA di Montréal. Attualmente vicepresidente di OrtiAlti e consigliere del direttivo dell'Osservatorio del Biellese-Beni comuni e Paesaggio, è stato visiting researcher presso l'ETSAB di Barcellona. Esperto in nature-based solutions e co-progettazione, è co-fondatore del collettivo Selvaticus, che lavora sui temi della coesistenza tra architettura e natura, premiato in Europan 17 Norway e Sweden. Collabora con diverse realtà locali per lo sviluppo dei territori marginali del Biellese

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Last modified: 16 Luglio 2024