Per celebrare l’anniversario di Architettura senza architetti di Bernard Rudofsky si è tenuto in Puglia, a Borgo Egnazia, il summit tra i “sette grandi” della terra
Sono iniziate le celebrazioni per il sessantesimo anniversario dell’uscita del libro Architecture without architects, storica testimonianza dell’architetto, nato in Cechia ma naturalizzato americano, Bernard Rudofsky, che varò la definizione di “architettura spontanea” per quelle forme costruttive appartenenti alle tradizioni più antiche dell’uomo e che non possono essere attribuite a nessun architetto o autore in particolare. Tra gli esempi mostrati da Rudofsky in una celebre mostra al MoMA di New York nel 1964, la cittadina di Martina Franca col suo “straordinario reticolo di pianta: strade strette e tortuose, impervie al passaggio dei veicoli…”
Per celebrare il testo, si è tenuto proprio in Puglia, a Borgo Egnazia, dal 13 al 15 giugno scorso, il summit tra i “sette grandi” della terra, il G7, che hanno così potuto visitare la “vera Italia”, un antico agglomerato urbano, risultato delle differenti stratificazioni e culture che occuparono la terra d’Itria: svevi, angioini, aragonesi. Ampliando ed arricchendo il borgo dal primo nucleo, l’antico feudo medioevale, fino allo sfarzo del barocchetto manierista. Un’idea popolare e rurale dell’architettura che si manifesta attraverso l’incredibile labirinto di viottoli, e scale esterne che si arrampicano, e a loro volta sostengono, volte a crociera, botte o a padiglione che ospitano terrazzi candidi ornati da pinnacoli, tra ulivi e bouganville.
Un capolavoro di spontaneismo, ruralità e vocazione popolare che i leader dei paesi più sviluppati hanno naturalmente molto apprezzato. Anche se in realtà qualcuno, durante il soggiorno, ha intuito che non tutto fosse esattamente originale. Il sospetto dell’artefatto è progressivamente comparso tra le considerazioni dei leader. D’altronde si tratta pur sempre di capi di stato. La classe dirigente di questo pianeta.
Galeotte furono alcune mancanze: ad esempio un campo da golf senza golfisti o piazze senza toponimi di eroi risorgimentali o statue equestri, ma anche, sul profluvio di logge, l’allarmante assenza delle verande. Viottoli puzzadifritto-esenti e slarghi bonificati dagli schiamazzi notturni. Qualche perplessità anche sulla vecchiezza della chiesetta, priva di un santo perlomeno martire e delle relative pie donne, in abito nero, imploranti perdono. Strano inoltre che tutti i passanti indossassero sempre una divisa e che non parlassero incomprensibili dialetti vernacolari. Infine, insospettiva quella cabriolet d’epoca regolarmente assicurata e senza contrassegno agevolato “per auto storiche”.
Ma, soprattutto, che non ci fosse traffico. Niente traffico uguale nessun clacson, né vigili urbani o ausiliari al traffico, niente semafori né relativi venditori al semaforo. No strisce blu, nemmeno un parcometro, neanche un’auto parcheggiata in doppia fila con le “quattro frecce” lampeggianti. Di conseguenza neanche un monopattino o una bici elettrica come contromisura.
Forse Rudofsky non avrebbe apprezzato… Lo sanno tutti, anche in Giappone: senza traffico non è “vera Italia”!
Lasciando Borgo Egnazia, i leader del G7 avevano compreso di aver sostato all’interno di un’architettura non esattamente «spontanea». Tutti tranne Joe Biden che, distratto dai paracadutisti, non si è accorto di niente.
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anniversari , architettura vernacolare , centri storici , L'archintruso , libri
Last modified: 25 Giugno 2024