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Alessandro ColomboWritten by: Città e Territorio

Parigi Olimpica 2024: la città delle arene

Parigi Olimpica 2024: la città delle arene

Viaggio nei cantieri della capitale francese a un mese dall’inaugurazione dei Giochi olimpici

 

PARIGI. A Saint Denis, sulle rive della Senna, in quello che era un sobborgo industriale della banlieue, il villaggio olimpico è stato formalmente inaugurato il 29 febbraio e, mentre si approntano le ultime rifiniture, attende l’arrivo degli atleti. Alla vista dei curiosi, ma anche degli abitanti dell’area e dei gruppi organizzati della SOLIDEO (Société de Livraison des Ouvrages Olympiques) che già lo visitano, le village des athlètes assomiglia più ad una normale urbanizzazione che va a completare un processo di rigenerazione, già iniziata da tempo, di un brano di città una volta industriale. Il disegno approntato dallo studio di Dominique Perrault ribadisce una maglia ortogonale al fiume e delimita lotti ordinati che sono stati interpretati dai vari progettisti con variazioni sul tema. Tema che è estremamente edilizio, con quello standard a balconi, ballatoi e terrazze che si è diffuso uniformemente in Europa nel post Covid, ingentilito da tessiture e modanature che trovano nei colori lievi e luminosi un aspetto rassicurante. Il cuore è costituito dall’ex centrale elettrica recuperata, che nelle settimane olimpiche sarà grande mensa degli atleti e che in seguito fortificherà la Citè du cinema già presente nell’area. Se non fosse per le rigide misure di sicurezza (tutta l’area è off limits), e per gli insistiti stendardi olimpici, ci si aspetterebbe di trovare traslocatori intenti a dare dimora a famiglie munite di gatti, canarini e vasi di fiori. Crediamo tutto ciò sarà rimandato solo di pochi mesi, quando sarà lontano forse anche il ricordo delle proteste dei lavoratori sans papiers e senza regolare contratto nei cantieri olimpici (che ha visto coinvolti colossi come Eiffage, Spie Batignolles, GCC e diverse imprese subappaltatrici).

 

Nel cuore della capitale in cantiere

Cesate, palizzate, recinti grigliati, gruppi elettrogeni e frigoriferi, container di tutti i tipi: questo il dietro le quinte di un’occupazione della città che, in nome di un progetto innovativo, utilizza tutte le più comuni tecnologie e i più normali manufatti in commercio per dare luogo all’occupazione de facto delle più belle aree della città. Poi interverrà la grafica, un pattern di geometrie dai colori tenui che si rincorrono ad ogni scala, per nobilitare gli scatoloni installati. Una città plasmata dai secoli e dai lumi, disegnata da interventi d’innovazione urbana radicali, contraddistinta da monumenti totalizzanti, viene allestita come una sorta di super fiera destinata a durare un paio di mesi fra preparazione, evento, ripristino dei luoghi.

Fa una certa impressione percorrere le lunghe staccionate di tavole di legno che delimitano il Campo di Marte e arrivano alla struttura, qui badmington e ginnastica ritmica, che, provvisoria, ha supplito negli ultimi anni al Grand Palais, che a sua volta ospiterà scherma e taekwondo, o non riuscire quasi più a scorgere Place de la Concorde, assediata com’è da enormi spalti parcheggiati per ospitare basket, 3×3 breaking, ciclismo BMX freestyle, skateboarding.

Potrebbe leggersi in modo paradossale anche la grande spianata de Les Invalides, occupata non più dai plotoni ma dagli atleti e dal pubblico delle arene. Ancora di più si guarda, un poco attoniti, al Trocadéro che, con il monumentale sistema verde che lo lega alla Tour Eiffel – sulla quale campeggiano i cinque cerchi olimpici – ospiterà il Parc de Champions, una struttura equivalente ad un mega studio televisivo, in cui i medagliati olimpici potranno sfilare tra due ali di folla davanti all’iconico monumento. Eppure, in questo luogo, dal 1878, si sono succedute le Esposizioni universali ospitate dalla Francia nella propria capitale e, nel 1937, in un momento di già grande tensione internazionale, qui si fronteggiavano il padiglione tedesco, quello sovietico e quello spagnolo (che ospitava Guernica di Picasso). Incontro e scontro di visioni, di politica, di arte e architettura che non ha lasciato traccia se non nel disegno del parco, ma che ha scritto pagine di storia.

In questo luogo tutti gli atleti medagliati della trentatreesima edizione dei Giochi olimpici (26 luglio – 11 agosto) saranno invitati alla sfilata nel giorno successivo alla classica cerimonia vissuta sul podio: si stima che 15.000 persone al giorno potranno applaudire gli atleti mentre vengono ritratti da una foto-simbolo ai piedi della Tour Eiffel con la medaglia al collo. Siamo di fronte ad una reinterpretazione a basso costo e ad alto effetto dell’anfiteatro romano (anch’esso stimato per una capienza di 15.000 persone) che, in ogni caso, esisteva nell’antica Lutetia, ma sulla rive gauche, nell’attuale quartiere latino.

 

Una città ridotta a scenografia mediatica

Olimpiade mediatica, ma anche di selfie con photo opportunity per tutti? Probabilmente sì; e che avrà grande successo di pubblico globale. Sono più di 15 milioni i visitatori attesi secondo una ricerca di Euromonitor international su dati forniti dall’Ufficio del turismo francese.

Ma tornando alla città che si stende attorno alla Senna, in nome di una sostenibilità realizzata con i tempi e i modi del temporaneo fieristico, tutto è possibile? La città storica non va oltre la scenografia che possa stare nell’inquadratura? Quello che ora è un grande cantiere diventerà un accampamento, a modo s’intende, e i non molti, scelti su scala nazionale e internazionale, che avranno la fortuna di accedervi, giocheranno il ruolo delle comparse negli enormi tableaux vivants allestiti ad arte.

Prende corpo un’Olimpiade che, chiaramente, costituisce un problema a Parigi – come in quasi tutte le città – e che si tenta di trasformare in un’opportunità sperimentando modelli di vita urbana (tutti a piedi nel raggio di 15 minuti), ma la lunghezza delle scarpinate rischia di essere molto più significativa e, soprattutto, utilizzandone l’immagine nel mondo dei media per fortificare sempre più la capitale e la Francia come prodotto (over)turistico. Ci si chiede se non potesse e dovesse essere esercitato un maggior rispetto per la storia dei luoghi, se non proprio la loro salvaguardia.

Rimane, inoltre, il forte dubbio che i costi diretti e indiretti, per l’allestimento temporaneo della città siano comunque molto alti rispetto al lascito che ne potrà derivare, soprattutto per i cittadini. Il costo complessivo previsionale di 8,8 miliardi per l’intera organizzazione dei Giochi è già stato speso mentre, secondo France 24, la cifra sarebbe già lievitata oltre i 10 miliardi.

Diventa così chiarissimo il messaggio del doppio poster ufficiale di Ugo Gattoni [immagine di copertina], pregevole opera di grafica, ove si ammira una Parigi fumettone che, variopinta e gioiosa nella sua sovraesposta monumentalità, arriva addirittura al mare, travisando i luoghi, la storia e fors’anche questi XXXIII Giochi olimpici.

 

 

 

 

Autore

  • Alessandro Colombo

    Nato a Milano (1963), dove si laurea in architettura al Politecnico nel 1987. Nel 1989 inizia il sodalizio con Pierluigi Cerri presso la Gregotti Associati International. Nel 1991 vince il Major of Osaka City Prize con il progetto: “Terra: istruzioni per l’uso”. Con Bruno Morassutti partecipa a concorsi internazionali di architettura ove ottiene riconoscimenti. Nel 1998 è socio fondatore dello Studio Cerri & Associati, di Terra e di Studio Cerri Associati Engineering. Nel 2004 vince il concorso internazionale per il restauro e la trasformazione della Villa Reale di Monza e il Compasso d’oro per il sistema di tavoli da ufficio Naòs System, Unifor. È docente a contratto presso il Politecnico di Milano e presso il Master in Exhibition Design IDEA, di cui è membro del board. Su incarico del Politecnico di Milano cura il progetto per il Coffee Cluster presso l’Expo 2015

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Last modified: 18 Giugno 2024