Nelle diverse strategie di operatività delle firme straniere, l’approccio della società di progettazione tedesca
L’Italia è stata tradizionalmente poco incline a realizzare progetti di architettura, anche dei più famosi nomi stranieri. Basti ricordare la sorte toccata a Le Corbusier con il centro di calcolo elettronico Olivetti a Rho o l’ospedale di Venezia (ma anche ben prima con i tentativi di proporre al regime fascista progetti urbanistici) e, sempre nell’«intoccabile» città lagunare, il rifiuto di costruire il Masieri Memorial firmato da Frank Lloyd Wright o di realizzare il palazzo dei congressi di Louis Kahn. Né fa testo il piccolo esempio della chiesa di Riola di Alvar Aalto, mentre in controtendenza si può ricordare solo il successo arriso a Kenzo Tange nelle torri della Fiera di Bologna e poi nella progettazione del masterplan del Centro direzionale di Napoli o a SOM per il “Matitone” a Genova.
Ultimi 20 anni: un trend invertito e 3 strategie
Questo trend è totalmente cambiato negli ultimi vent’anni, soprattutto con l’impulso d’investitori privati che hanno scelto le più importanti firme mondiali per dare vita a opere iconiche, in primis a Milano (dove si segnalano per tutti i grattacieli sia di Porta Nuova che di CityLife). Ma anche per scelta di società e istituzioni pubbliche: per esempio FS che ha affidato su concorso numerose stazioni dell’alta velocità ferroviaria a firme straniere (non sempre realizzandole). E l’elenco potrebbe continuare.
In risposta al risveglio della domanda in Italia, gli operatori stranieri hanno fatto ricorso a diverse strategie imprenditoriali. Mentre molte società operano «estero su estero» (basta citare le americane Arquitectonica, KPF, Pelli Clarke Pelli, SOM, o «boutique» straniere come BIG, Grafton, Herzog & de Meuron, OMA, Sanaa, Snøhetta), altre scelgono di aprire uffici in Italia (ma spesso li richiudono terminati i contratti): è il caso di Norman Foster, Zaha Hadid Architects, Jean Nouvel (che ha però mantenuto in rappresentanza lo studio di Livia Tani) e, meno autoriale, Chapman Taylor (la cui filiale è stata acquistata da Progetto CMR). Con l’unica eccezione di David Chipperfield che ha investito in una filiale milanese di continuo successo.
La terza strategia, più soft, è «affidarsi» a giovani professionisti italiani, non certo nel ruolo di local architects ma associandoli a un’attività stabile di promozione e progettazione. È il caso di Arata Isozaki che costituisce una società congiunta con Andrea Maffei, di Mario Botta con Emilio Pizzi, di Daniel Libeskind che si affida ad Agostino Ghirardelli e Giuseppe Blengini (SBGA), di MAD Architects che lancia una società omonima con Andrea D’Antrassi.
gmp Architekten in Italia
In questo panorama si segnala la particolare performance della società gmp Architekten, prima in Germania con oltre 500 dipendenti secondo la rivista «Building Design», da noi rappresentata dall’architetto italo-tedesco Clemens Kusch (cfk architetti) e ottiene in 27 anni contratti per realizzare opere del valore di circa 800 milioni. Tra queste si segnalano tre successivi interventi per la Fiera di Rimini (il nuovo quartiere fieristico – nella foto di copertina – e la stazione ferroviaria “Palacongressi”), nonché per quelle di Verona e Vicenza, il centro espositivo e congressuale di Arezzo e, di grande attualità perché perno del nuovo distretto “TEK” (Technology, Entertainment, Knowledge), la riconversione dell’ex Manifattura tabacchi di Bologna in un Tecnopolo con finanziamenti europei. Inoltre in campo trasportistico l’aerostazione di Ancona, nella sanità l’ospedale Borgo Trento di Verona, nello sport lo stadio di Bolzano.
A questi progetti, illustrati con la qualità tecnica alla quale ci hanno abituato i tedeschi, se ne aggiunge uno, di grande visibilità ma purtroppo non realizzato, la copertura mobile dell’Arena di Verona, frutto della vittoria in un concorso internazionale di prestigio, la società di Amburgo ha dedicato il libro Costruire in Italia – Esperienze 1996-2023 (a cura di Sebastian Redecke e Wolkwin Marg; Idea Books, 2023) che sarà presentato il 19 giugno a Milano presso l’ADI Design Museum.
Per meglio comprendere la filosofia di gmp Architekten si possono citare alcune frasi di Volkwin Marg (cofondatore della società con Meinhard von Gerkan, scomparso nel 2022) intervistato da Sebastian Redecke. Alla domanda “L’Italia eredita dall’antichità una storia architettonica ricchissima ma c’è un altro paese che sa essere estremamente brutale: colpisce soprattutto la pianificazione sbagliata delle periferie e delle zone industriali” così risponde: “In Italia fino agli anni cinquanta regnava una cultura costruttiva particolare; in seguito la speculazione immobiliare ha preso il sopravvento e sono state cementificate ampie porzioni di territorio agricolo… In Germania la situazione è aggravata dal fatto che molte città, completamente distrutte, sono state ulteriormente demolite in fase di ricostruzione. Un esempio è quello della città anseatica di Danzica, il luogo della mia infanzia. Mentre i polacchi hanno almeno ricostruito il centro storico della loro capitale Varsavia, completamente in macerie. L’architettura e l’urbanistica sono arti di frontiera e relazione politica anche rispetto al rapporto tra passato e futuro. Personalmente negli anni cinquanta e sessanta ho invece sperimentato una formazione architettonico-culturale che, sia a est che a ovest, disdegnava il passato e si alimentava di una fede cieca nel futuro. È stato disprezzato e considerato reazionario il concetto secondo cui la tradizione è un progresso collaudato e il progresso è la continuazione della tradizione. Eppure tutta la cultura, anche e soprattutto quella architettonica, è una sintesi di passato e presente in vista del futuro, e lo è per tutte le generazioni…”
About Author
Tag
germania , libri
Last modified: 21 Maggio 2024