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Massimo FerrariWritten by: , Professione e Formazione

Paesaggi dell’intimità, Barclay & Crousse a Mantovarchitettura

Ospite della rassegna, lo studio peruviano ha presentato il proprio lavoro, radicale e radicato

 

MANTOVA. MantovArchitettura ha ospitato, al Polo Territoriale di Mantova del Politecnico di Milano all’interno di un’aula gremita di studenti, docenti e architetti, la conferenza “Paesaggi dell’intimità o l’idea domestica dell’abitare” di Sandra Barclay e Jean-Pierre Crousse, architetti sudamericani, compagni nella vita e nel lavoro che nel 1994 a Parigi hanno fondato lo studio Barclay & Crousse per stabilirsi poi, dal 2006, a Lima, nella loro terra di origine.

La lecture ha presentato il lavoro ventennale dello studio, i progetti, il metodo e una poetica silenziosa capace d’intrecciare solidamente tradizione e contemporaneità per la definizione di spazi quieti, carichi di un valore profondo che rendono evidente un modo puntuale e concreto di confrontarsi con un territorio e con la cultura di un luogo. In particolare, il tema dell’abitare – che attraversa tutta la carriera dello studio riuscendo a definire un’emblematica idea di casa – ha scandito il racconto di Barclay e Crousse riportando il tema domestico lontano da uno stanco funzionalismo, a favore di un’universalità legata ai modi di abitare lo spazio tra pubblico e privato, interno ed esterno e, ancora, introverso ed estroverso.

 

Sudamerica-Europa, andata e ritorno

Barclay e Crousse appartengono a quella generazione di architetti sudamericani – dal Cile al Brasile, dal Messico al Paraguay e appunto fino al Perù – che ha avuto la capacità, la determinazione ma anche il coraggio di rimettere al centro, attraverso il proprio lavoro, l’architettura contemporanea nel suo valore etico e sociale. Una vera architettura militante senza retorica, un’architettura di qualità in ogni suo aspetto, un atto politico nel senso più alto del termine, capace di diventare coerentemente atto costruttivo e formale, che riguarda cioè la forma dell’architettura, la sua figurazione e lo spazio che può generare.

Dopo la laurea, all’Università di Lima a fine anni ’80, i due architetti peruviani hanno voluto ri-fondare parte della loro formazione in Europa – a Parigi e a Milano -, riconoscendo all’interno di una cultura profondamente diversa dalla loro un chiaro riferimento per l’architettura e per quella domanda necessaria di universalità di alcuni suoi valori.

Questo ulteriore periodo di formazione ha permesso loro di andare a cercarsi maestri, compagni di viaggio, occasioni concrete, allargamenti e profondità di una conoscenza a loro necessaria per tornare in Perù con una nuova consapevolezza ed occhi maturi per leggere la complessità dei loro contesti d’origine.

 

Locale vs localistico

Quando siamo tornati in Perù dall’Europa abbiamo dovuto disimparare alcune cose; che non vuol dire dimenticare bensì aggiungere uno strato nuovo alla nostra formazione che ha sedimentato tutte le nostre esperienze in un atteggiamento critico che si è avvicinato ad un punto di vista locale ma non localistico”. Questa sfumatura intelligente sul necessario rapporto con un contesto – raccontata durante la conferenza – di qualsiasi natura esso sia, è dimostrata di progetto in progetto in modo tangibile dall’equilibrio tra un dialogo serrato con la topografia e una conoscenza di una tradizione del costruire che unisce modi di abitare a tecniche costruttive radicate. Abitare, dunque, ancora una volta è inteso come l’atto necessario di radicamento, per un’indissolubile relazione con un luogo.

 

Un lavoro radicale e radicato

Barclay e Crousse hanno costruito e progettato numerose opere in Perù e in tutto il mondo; in particolare in Francia, continuando a condividere le proprie attività con lo studio parigino Atelier Nord-Sud. Un lavoro paziente che guarda al progetto come strumento tangibile che affina il pensiero e un’idea precisa di architettura radicale e radicata, nel comune significato sfumato di quel necessario andare alla radice di un paesaggio fisico e culturale senza compromessi, che esprime il senso più profondo del loro fare e del nostro fare.

 

 

Autori

  • Massimo Ferrari

    Massimo Ferrari (Piacenza, 1965) è professore associato in Composizione Architettonica e Urbana al Politecnico Milano. Dottore di Ricerca in Composizione Architettonica allo IUAV di Venezia (2003) con una tesi dal titolo “Il progetto di architettura come apprendistato”. Dal 2010 al 2017 è stato redattore della rivista di architettura «Casabella», dal 2017 fa parte del Consiglio Direttivo della Società Scientifica Icar 14 PROARCH di cui è Vicepresidente dal 2021. Dal 2020 è membro del Collegio di Dottorato di interesse Nazionale PASAP (Patrimoni archeologici, storici architettonici e paesaggistici mediterranei).

  • Claudia Tinazzi

    Claudia Tinazzi (Verona 1981) è Ricercatore in Composizione Architettonica e Urbana al Dipartimento di Architettura, Ingegneria delle Costruzioni e Ambiente Costruito del Politecnico di Milano. Si laurea in Architettura nel 2005 alla Facoltà di Architettura Civile del Politecnico di Milano con Antonio Monestiroli. Dottore di ricerca in Composizione architettonica all’Università IUAV di Venezia svolge dal 2005 attività didattica e di ricerca alla Scuola di Architettura del Politecnico di Milano.

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Last modified: 15 Maggio 2024