Mantovarchitettura s’interroga sulla valorizzazione delle opere sperimentali realizzate a San Cesario sul Panaro
MANTOVA. La ricerca sulle strutture sottili in calcestruzzo, esito finale dell’evoluzione delle strutture voltate, raggiunse tra gli anni cinquanta e settanta del secolo scorso risultati forse ancora oggi insuperati.
Quando Dante Bini (Castelfranco Emilia, 1932) iniziò la propria attività negli anni sessanta, il contesto italiano e internazionale si presentava eccezionalmente effervescente per intensità creativa e l’apporto di Bini, architetto e imprenditore, fu specifico e innovativo. Il suo interesse verso l’architettura si incentrò in una particolare forma di sperimentazione: l’innovazione del processo costruttivo. Nel 1964 decise di realizzare un cantiere di sperimentazione a San Cesario sul Panaro (Modena), in contrada San Gallo, dove la famiglia di Bini possedeva un appezzamento di terreno. Furono realizzate oltre dodici cupole, di cui otto ancora esistenti e (purtroppo!) in stato di abbandono.
Progressi e declino di un metodo
Le sperimentazioni del Mushroom Field si basarono sullo stato delle conoscenze di quel momento, che si presentava consolidato sotto alcuni aspetti, e miravano alla risoluzione di alcune fragilità presenti nella procedura e allo studio sistematico degli aspetti statici e tecnici attraverso la prova di varianti di forma, geometria e dimensioni. A questa data, infatti, erano già stati registrati tre brevetti, pratica che rifletteva la consuetudine diffusa tra i protagonisti del dibattito costruttivo per tutelare gli interessi imprenditoriali ed economici, propri e nazionali.
La ricerca sul campo continuò senza sosta fino al 1967, quando si raggiunse una formalizzazione adeguata alle esigenze commerciali. In tre anni, la procedura e le componenti costruttive furono messe a punto in ogni dettaglio, determinando la registrazione di nuovi brevetti, risultato della progressiva semplificazione e industrializzazione del processo costruttivo, oggetto dell’invenzione. In seguito alla conclusione dell’attività di ricerca e sperimentazione a San Cesario nel 1967, il Mushroom Field fu oggetto di numerose vicende che hanno portato all’attuale situazione di abbandono e oblio.
Le cupole, dimenticate anche dalla comunità locale
San Cesario
rappresenta il punto di arrivo di una ricerca costruttiva, architettonica e tipologica che Bini condusse raccogliendo vari spunti. Un’esperienza che egli portò a maturità, costruendo in varie parti del mondo migliaia di cupole in calcestruzzo armato attraverso l’uso di armature estensibili e casseri pneumatici. Questo incredibile cantiere di prototipi, ubicato in aperta campagna e quasi dimenticato persino dalla comunità locale, rappresenta un’importante testimonianza non solo dell’attività di Bini, basata su un approccio creativo ed empirico, ma anche in senso più ampio della ricerca nell’ambito delle strutture a doppia curvatura a guscio sottile.
Il contributo al dibattito più generale del dopoguerra e della costruzione della società del boom edilizio che queste sperimentazioni hanno dato, risulta in parte ancora da evidenziare. Un’esperienza che rappresenta uno dei vertici nell’ambito della ricerca sull’industrializzazione dei processi produttivi, determinando un aggiornamento complessivo del contesto culturale italiano dell’epoca.
Dopo il libro, a Mantova se ne parla
Venerdì 10 maggio alle ore 15 presso la sala del Mantegna, nel contesto di Mantovarchitettura, si ripercorreranno i passaggi che hanno riportato all’attenzione della comunità locale e degli enti preposti alla tutela la complessità e ricchezza del sito di San Cesario sul Panaro. A partire dal volume Costruire l’utopia (cfr. box) e alla richiesta di tutela avanzata nel novembre 2023 da parte del Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano, si rifletterà sul futuro e sulle strategie specifiche per la conservazione e il riuso delle opere di San Cesario alla presenza dello stesso Bini e di Francesca Tomba, soprintendente per la città Metropolitana di Bologna e le Province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara che annuncerà l’avvio del procedimento per la dichiarazione d’interesse. Interverranno all’evento curato da Francesca Albani e Matteo Gambaro, i prorettori Emilio Faroldi e Davide Del Curto, Andrea Canziani, Nora Lombardini, Carlo Dusi.
Costruire l’utopia
Un libro sui primi passi della ricerca di Bini, un architetto visionario che da Tokyo alla luna ha progettato cupole sottili in calcestruzzo armato, tra cui la villa per Michelangelo Antonioni a Costa Paradiso. La sperimentazione al Mushroom Field a San Cesario sul Panaro rappresenta l’inizio di un’avventura che porterà alla realizzazione di migliaia di cupole in tutto il mondo, in un clima culturale che rese pensabile abitare sotto una tenda (o una cupola), in un momento in cui si fondevano utopia ed estremo pragmatismo. L’innovazione divenne ben presto una nuova voce all’interno della ricerca sulle strutture sottili in calcestruzzo − esito finale dell’evoluzione delle strutture voltate − che tra gli anni ‘50 e ‘70 raggiunse risultati forse a oggi ancora insuperati.
Francesca Albani, Carlo Dusi, Alessandro Cavallo, Dante Bini. Costruire l’utopia (serie Architettura 4, Interlinea, Novara 2023, pp. 192, euro 16)
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Last modified: 7 Maggio 2024