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Federica AndreoniWritten by: Reviews

“Ambienti 1956-2010”, 18 artiste in mostra a Roma

“Ambienti 1956-2010”, 18 artiste in mostra a Roma

Il MAXXI espone il lavoro al confine tra arte, architettura e design di figure dimenticate o poco valorizzate

 

ROMA. È gennaio 1949 quando a Milano alla Galleria del Naviglio si realizza il «‘primo Ambiente spaziale’ nel mondo, né pittura né scultura, forma luminosa nello spazio – libertà emotiva dello spettatore», con cui Lucio Fontana inaugura un capitolo della storia dell’arte contemporanea e avvia l’indagine di una forma espressiva, l’ambiente, del tutto nuova. Gli ambienti, opere al confine tra arte, architettura e design, diventano da allora rapidamente un assunto cardine nel mondo dell’arte internazionale e della storiografia, salvo concentrarsi quasi esclusivamente sugli Stati Uniti e in parte sull’Europa, nonché sulle opere di artisti di genere maschile. 

18 artiste da Monaco a Roma

La mostra collettiva esposta al MAXXI “Ambienti 1956 – 2010. Environments by Women Artists II” evidenzia i fondamentali contributi di 18 artiste nella storia degli ambienti, ampliando e proseguendo la ricerca della mostra presentata a Monaco dalla Haus der Kunst lo scorso anno.

La selezione del 2023 copriva la produzione artistica sviluppata fino al 1976, anno in cui per la prima volta si espone una rassegna storica di ambienti, con la mostra “Ambiente/Arte” a cura di Germano Celant alla XXXVII Biennale d’Arte di Venezia, e comprendeva opere di Judy Chicago, Lygia Clark, Laura Grisi, Aleksandra Kasuba, Léa Lublin, Marta Minujín, Tania Mouraud, Nanda Vigo, Tsuruko Yamazaki. A queste, nel secondo capitolo romano, si aggiungono Micol Assaël, Monica Bonvicini, Zaha Hadid, Kimsooja, Christina Kubisch, Nalini Malani, Pipilotti Rist, Martha Rosler ed Esther Stocker.

 

Il recupero di figure dimenticate

Curata da Andrea Lissoni, Marina Pugliese e Francesco Stocchi, la mostra romana offre al pubblico una serie di opere certamente non comuni e che molto raramente si ha avuto, finora, l’occasione di apprezzare. Non solo recupera figure dimenticate e non sufficientemente valorizzate, come troppo spesso è avvenuto per le artiste donne, ma letteralmente riproduce e ricostruisce, grazie a una ricerca filologica molto accurata, sulla base di materiale d’archivio e fonti eterogenee come fotografie, progetti architettonici, articoli e recensioni, opere che per la maggior parte erano state disallestite dopo la loro esposizione originaria. Gli ambienti trasformano lo spazio del MAXXI e, dato il loro carattere coinvolgente e giocoso, suggeriscono al pubblico di entrare, interagire, esperire. 

 

Opere colorate, eleganti, odorifere, stimolanti…

Alcune opere suscitano percezioni termiche, alterando le temperature ambientali riscaldando, umidificando o raffreddando l’aria; molte generano, attraverso la stimolazione cutanea, sensazioni epidermiche come gentili soffi di vento, carezze solleticanti di piume, viscosi sfregamenti con la plastica o molli frizioni con tessuti e stoffe. Diversi ambienti, inoltre, solleticano l’olfatto con odori di legno, di ghiaccio, di animale (in una sensazione piuttosto rabbrividente che nessun cartello di avvertimento “cruelty-free” riuscirà francamente mai ad alleviare). Suoni di uccelli, musiche e parole pronunciate o urlate si rincorrono tra gli spazi; l’invito a muovere il proprio corpo è continuo: è necessario accucciarsi, accarezzare, sedersi, sdraiarsi, infilarsi, appiattirsi. Quasi tutte le opere sono, infine, in modo incontestabile, visivamente molto accattivanti: tutto è attraente, dai contrasti cromatici fino ai picchi di altissima grazia degli infiniti riflessi arcobaleno generati dalle pellicole applicate ai vetri della terza galleria, che fanno della visione dell’esterno una sorta di lungometraggio live, vagamente sospeso ed elegante. 

L’unico dubbio che forse permane, è quello di non aver colto a sufficienza l’occasione, senz’altro unica, di narrare con più generosità i contesti storici e artistici in cui le opere sono state prodotte, oltre che i propositi e le ricerche che le hanno nutrite, esplicitando il valore straordinariamente dirompente, visionario, sperimentale e deflagrante che allora (più che ora) possedevano e il ricchissimo portato che hanno generato. Ciononostante, la mostra, complici soprattutto il lato ludico e le apparenze seducenti delle opere, è già un successo.

 

 

Ambienti 1956-2010 Environments by Women Artists II
10 aprile – 20 ottobre 2024
gallerie 2, 3, 4, sala Gian Ferrari e piazza del MAXXI
a cura di Andrea Lissoni, Marina Pugliese, Francesco Stocchi
maxxi.art/events/ambienti-1956-2010-environments-by-women-artists-ii

Autore

  • Federica Andreoni

    Laureata in Architettura a Roma Tre (2012) e PhD in Paesaggio e Ambiente presso l’Università Sapienza (2019). Si è formata tra Roma, São Paulo, Santiago del Cile, Oporto e Milano. Ricercatrice indipendente, declina l’attività professionale in maniera ibrida attraverso il management culturale, la curatela e la progettazione. Si occupa principalmente di pratiche spaziali, architettura degli spazi aperti e arte visiva contemporanea. Vive tra Roma e le Marche.

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Last modified: 16 Aprile 2024