Dall’artefice del recupero del borgo abruzzese riceviamo e pubblichiamo una riflessione sulla necessità di tutelare l’integrità del patrimonio costruito minore
Il primo elemento è lo specifico status di “patrimonio” di borghi storici “minori” abbandonati o che hanno subito un abbandono quasi integrale. A differenza del patrimonio della classicità che si trova solitamente nei centri storici delle città, lo status di “patrimonio” di questi piccoli borghi deriva dalla reciproca integrità tra il costruito storico e il paesaggio circostante. In molti dei borghi che hanno registrato una ridestinazione turistica nel secolo scorso, questa integrità è venuta meno a causa dei finanziamenti e delle costruzioni private con conseguenze irreversibili ma possibilmente funzionali all’economia del territorio (esempio in Abruzzo: Scanno).
In alcuni di questi borghi storici di montagna del nostro meridione, solitamente più storici e antichi dei loro omologhi nelle Alpi, l’eccezionale rapporto tra costruito storico e paesaggio è venuto meno molto spesso a causa del costruito pubblico per finalità che nulla avevano a che fare con i bisogni di una popolazione che affrontava il drammatico fenomeno dell’emigrazione.
La prova di quanto sostenuto è verificabile nel borgo oggetto del nostro primo progetto di recupero, Santo Stefano di Sessanio. Lì, quanto costruito con i finanziamenti pubblici a partire dalla Cassa del Mezzogiorno, è stato completamente abbandonato rimanendo un fondamentale detrattore di quell’integrità tra costruito storico e paesaggio che è il valore più emozionale e affettivo di questi piccoli borghi.
Ma, ancora più paradossale di questo uso scorretto dei finanziamenti pubblici, è che anche oggi, anno del Signore 2024, nonostante Santo Stefano abbia ricevuto la più importante copertura mediatica di settore sulla stampa nazionale e internazionale intorno all’immagine d’integrità del borgo e del territorio con un ritorno sull’economia locale dal carattere logaritmico (le attività ricettive sono passate da 1 a 23, i ristoranti e le botteghe si sono auto-moltiplicate ad un ritmo esagerato), ancora si parla di nuovo costruito: di una nuova sede comunale da erigere al posto di una scuola costruita negli anni settanta con i fondi della Cassa del Mezzogiorno. Tale scuola è attualmente abbandonata e fu voluta nonostante nel borgo non fosse nato nessun bambino da oltre dieci anni. Ora si pensa ad una nuova sede comunale per sostituire l’edificio esistente che fu costruito durante il Ventennio per servire 1.200 residenti, pertanto può ritenersi più che sufficiente per i circa 120 abitanti attuali. Da considerare, infine, lo stato di abbandono di buona parte del borgo. Se ci fosse un reale bisogno pubblico, si potrebbero restaurare gli edifici storici senza inquinarli con architetture contemporanee disegnate localmente…
Dunque, la potestà comunale di costruire il nuovo edificato dovrebbe essere decisamente interdetta e questi borghi, nella loro integrità col paesaggio, dovrebbero essere vincolati sia per il loro valore culturale che per la loro capacità di generare economia sul territorio. La tutela del patrimonio storico minore e l’integrità tra paesaggio e costruito storico dovrebbero entrare quale fondamentale agenda politica.
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abruzzo , architettura e politica , aree interne , lettere al Giornale , paesaggio , Pianificazione , recupero
Last modified: 9 Febbraio 2024