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Lucio BoveWritten by: Reviews

Colonna Traiana, simbolo paneuropeo

Colonna Traiana, simbolo paneuropeo

Il Parco archeologico del Colosseo dedica una mostra a una delle opere del mondo antico che più ha sfidato l’ingegno umano

 

ROMA. Fino al 30 aprile è aperta presso il Parco archeologico del Colosseo la mostra “La Colonna Traiana. Il racconto di un simbolo”. Nata dalla collaborazione tra il Parco, il Museo Galileo, l’Istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze e la Sovrintendenza capitolina ai Beni culturali, l’esposizione celebra i 1910 anni dell’inaugurazione del monumento traianeo volgendo l’attenzione alle vicende costruttive e alla successiva fortuna iconografica della Colonna.

 

Una mostra all’interno del Colosseo

Allestita all’interno del secondo ordine dell’Anfiteatro Flavio

, connette idealmente i due importanti poli del Parco archeologico del Colosseo. La Colonna, come affermato dalla direttrice del Parco Alfonsina Russo, non solo “Si trova all’avvio di quel percorso che […] oggi unisce il Foro di Traiano e quello di Cesare con il Foro Romano e il Palatino fino al Colosseo“, ma “è anche un simbolo dell’Europa, come dimostra la sua “presenza” diffusa nelle collezioni dei principali musei europei. Ed è motivo di orgoglio proseguire il percorso di conoscenza, tutela e valorizzazione di un monumento così iconico, contribuendo alla sua fortuna nel tempo“. L’importante campagna di restauro che ha interessato la superficie coclide tra il 1981 e il 1988, le successive campagne di manutenzione ordinaria, le documentazioni video-fotografiche e la predisposizione di modelli tridimensionali con l’ausilio di droni, laser scanner e fotogrammetria 3D sono state occasioni per orientare le attività di tutela e valorizzazione del monumento.

L’organizzazione del Ministero della Cultura del 2019 e l’assegnazione della Colonna Traiana al Parco con il D.M. 380/2021 hanno costituito la giusta condizione per indirizzare il lavoro svolto finora sul punto di riferimento del Foro di Traiano. Un percorso iniziato con le prime forme di salvaguardia risalenti al 25 marzo 1162 quando, a seguito di una riconoscibilità e attribuzione di alto valore storico e artistico al bene, il Senato decise di tutelare la colonna “per tutta l’eternità, finché il mondo durerà, al fine di salvaguardare l’onore del Comune di Roma per sempre“.

 

Un nastro blu-Ministero: il percorso espositivo

L’itinerario,

con la curatela di Alfonsina Russo, Federica Rinaldi e Angelica Pujia (queste ultime rispettivamente funzionaria archeologa e funzionaria restauratrice del Parco) e Giovanni Di Pasquale (vicedirettore scientifico del Museo Galileo) è articolato in tre sezioni: la prima presenta il rapporto tra l’artefice Apollodoro e il princeps Traiano, la seconda Techne e Ars, l’arte del “saper fare”, e l’ultima la fortuna della Colonna nell’immaginario europeo nel corso dei secoli.

Una ventina tra istituzioni ed enti pubblici e privati sono coinvolti nella realizzazione del percorso espositivo con prestiti di più di 60 oggetti; reperti, calchi e disegni provenienti, per esempio, dal Museo Nazionale Romano, dal Parco Archeologico di Ercolano e dai Musei Vaticani; a questi si accostano modelli, disegni e riproduzioni della Rivisitazione costruttiva della Colonna Traiana fatta dallo scultore Claudio Capotondi tra il 2009 e il 2013 e donati al Museo Galileo di Firenze. Inoltre figurano la ricostruzione della metà del sommoscapo della Traiana in scala 1:1, costituita dagli ultimi due rocchi e decorati dal fregio istoriato e dall’enorme capitello dorico, che accoglie i visitatori all’inizio del percorso espositivo; o la porzione della chiocciola interna, sempre in scala reale, entrambe realizzate da Opera Laboratori Fiorentini.

La Colonna, con i suoi 130,3 pedes, è cava, come una gigantesca vite d’Archimede. Apollodoro di Damasco svuota la struttura di marmo di Carrara per alleggerire il peso dei 18 rocchi del fusto, aumentandone tuttavia la rigidezza; la sezione verticale della scala qui riproposta vuole evidenziare quest’espediente tecnico, mentre da fuori si ha l’impressione di un “monolite” avvolto da 300 metri di narrazione filmica.

Le immagini del fregio coclide della Colonna avvolgono i pilastri in travertino del Colosseo e permettono una continuità visiva e tematica tra una sezione e l’altra; la ritmica scansione costruttiva dell’Anfiteatro è momentaneamente posta in secondo piano a vantaggio di un rapporto serrato tra la convessa circolarità delle strutture di supporto delle stampe e le volte a botte e a crociera dell’antico spazio circense.

Per fini conservativi e di adeguata fruibilità del materiale esposto, le arcate esterne sono state tamponate e rese invisibili, così che l’attenzione sia catalizzata unicamente sulle teche. Il bianco dei fondi dei pannelli e l’antracite delle strutture metalliche di supporto s’intervallano con tonalità di blu intenso, a richiamare il colore del Ministero. Il rapporto diretto tra il visitatore e le opere evoca il rapporto tra l’imperatore committente e l’architetto esecutore. Il ritratto di Traiano proveniente dalle pendici settentrionali del Palatino e un calco in gesso del presunto busto di Apollodoro dalla Glyptothek di Monaco conservato al Museo della Civiltà Romana sono a contatto in relativa vicinanza per indicare, all’inizio del percorso, che l’artefice per eccellenza del sogno dell’Augusto è stato proprio l’architetto siriano.

La mostra illustra l’acume tecnico e ingegneristico dell’architetto siriano, non di secondaria importanza ai fini del trasporto dei 29 blocchi dalla cava Fantiscritti delle Alpi Apuane e della loro posa in opera, nonché nel saper attingere alle conoscenze esistenti e nel metterle in pratica nel Foro in costruzione.

Non deve quindi stupire la presenza quasi ossessiva delle riproposizioni a grandezza naturale del bassorilievo attorno ai pilastri del Colosseo, sui pannelli espositivi che fanno da sfondo alle teche contenenti i plastici e i modelli di Capotondi, sui pannelli illustrativi, accanto ai calchi delle opere scultoree eseguiti nel corso dei secoli e provenienti dai musei di tutta Europa.

 

La valenza celebrativa

Le 155 scene contenenti 2.570 figure (Traiano vi è rappresentato 60 volte) celebrano le due campagne militari di Traiano in Dacia (101-106 d.C.) e segnano per noi il periodo di massima espansione dell’Impero Romano.

Questa rassegna rende omaggio alla sua “dimensione eterna”, cercando di perpetuarla nella formazione e nelle conoscenze delle generazioni future. L’arduo compito di chi detiene la tutela di un monumento, unico nel suo genere, è anche questo, nonostante nel corso dei secoli si sia cercato di copiarlo e di renderlo riproducibile, non potendolo fisicamente traslare. Consci del fatto che la storia, come il nastro narrativo del bassorilievo, ha un inizio e una fine, l’obiettivo è quello di ritardarne l’epilogo il più possibile, permettendo a studiosi, appassionati e cittadini futuri di ammirarne la slanciata bellezza. “Nastro e nastro e nastro, che non finisce mai”.

Immagine in evidenza: © Archivio Parco archeologico Colosseo

 

La Colonna Traiana. Il racconto di un simbolo
22 dicembre 2023-30 aprile 2024
Colosseo, Roma
colosseo.it/evento/mostra-colonna-traiana-racconto-simbolo

 

Autore

  • Lucio Bove

    Architetto specialista in Beni Architettonici e del Paesaggio, si è formato tra l’Università degli Studi di Ferrara e La Sapienza di Roma. I suoi interessi sono orientati verso la storia dell’architettura e le questioni teoriche del restauro, anche come autore di articoli divulgativi del settore

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Last modified: 9 Gennaio 2024