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Written by: Progetti

Colegio Reggio, la pedagogia dello spazio

Colegio Reggio, la pedagogia dello spazio

Visita alla pluripremiata scuola di Madrid, progettata da Office for Political Innovation secondo il Reggio Emilia Approach

 

MADRID. La lunga serie di successi mietuti l’anno scorso dalla scuola progettata da Office for Political Innovation (OPI) è stata coronata dal prestigioso Premio FaD 2023: uno dei più longevi riconoscimenti di arte e design iberici, noto per l’attenzione al rapporto tra progetto e qualità della vita. Si è chiuso così per il Colegio Reggio un anno ricco di riscontri dal mondo dell’architettura, dalla stampa – specializzata e generalista – e dall’opinione pubblica, che marcano il potenziale della buona architettura scolastica.

Il Colegio Reggio, al suo secondo anno di attività, coniuga infatti il principio dello “spazio come terzo insegnante”, veicolato dal Reggio Emilia Approach, alla ricerca sulla sostenibilità ambientale, ed è un recente esempio di architettura come agente d’innovazione socio-politica. Le scelte di sostenibilità tecnologica adottate, la rilevante presenza della vegetazione e il suo programma funzionale partecipano attivamente al metodo educativo e propongono un’idea forte di scuola: istituzione sociale, luogo fisico e veicolo di promozione ambientale.

Abbiamo avuto l’opportunità d’incontrare l’architetto Andrés Jaque, fondatore di OPI, e di visitare l’opera accompagnati da Roberto Gonzales, direttore di OPI, per valutare gli esiti progettuali a due anni dall’inaugurazione.

 

Vivere il “sommergibile”

Arrivando a El Cinar de los Rejes, il quartiere a nord di Madrid dove sorge l’edificio, il primo impatto conferma la forza immaginifica del progetto, che ha suscitato la curiosità di un pubblico ampio, dagli addetti ai lavori, alla cittadinanza, alla comunità scolastica, fino ai suoi utenti più piccoli che lo hanno soprannominato “il sommergibile”.

L’attenzione riscossa, ci spiega Jaque, è anche da attribuire ad “un appetito verso il cambiamento di paradigma di cui il Colegio Reggio è un prototipo. Esso indaga come l’architettura operi ecologicamente. Un approccio che supera la nozione di sostenibilità per operare una transizione verso sensibilità non antropocentriche”.

Ma c’è anche altro: il carattere estroverso dell’edificio, le forme semplici ma originali e giocose, i colori forti, le aperture circolari verso l’esterno, sono una traduzione del dialogo del progettista con grandi e piccoli utenti della scuola avvenuto nel percorso partecipativo che ha preceduto la progettazione. Queste scelte, evidenti fin dalle facciate, sono associate ad un registro linguistico fatto di pochi elementi combinati in maniera sempre diversa, che conferiscono un carattere distintivo anche agli ambienti interni.

L’efficace combinazione tra la leggibilità degli spazi e il semplice programma funzionale favorisce l’orientamento degli utenti e la costruzione di un’autonomia di movimento nei bambini attraverso lo stimolo della curiosità e l’invito all’esplorazione dell’edificio. L’organizzazione degli spazi s’ispira ad un modello di comunità scolastica aperta. “Questa è una scuola senza cortili [dove] crescere e imparare è un atto di alleanza sociale invece che di rinforzo della segregazione”. Jaque individua “nell’incontro” il tema funzionale del cortile, dove avviene “un passaggio da una tradizione di scuole basate su aree gioco delimitate” ad un edificio con spazi pubblici aperti che coinvolgono trasversalmente la comunità scolastica e uniscono “generazioni e pubblici diversi”.

 

Sostenibilità oltre le soluzioni tecnologiche

Oltre ai principi della Scuola di Reggio Emilia, matrice attiva del progetto sono i valori della sostenibilità ambientale e sociale. La scelta di lasciare gli impianti a vista con lo scopo di ridurre del 40% i materiali usati nei rivestimenti è soluzione tecnologica sostenibile, cifra estetica ed espediente narrativo. Rientra nella stessa logica l’uso di oblò o dei mattoni di vetrocemento. Si tratta di scelte consapevoli per il riuso, che si avvalgono di elementi finiti, economici, disponibili in grandi quantità, spesso rimasti invenduti, che OPI utilizza scegliendo come fornitori piccoli produttori con l’intento di orientare l’impatto socio-economico del processo costruttivo.

Così anche l’originale rivestimento verticale esterno giallo e ruvido, messo a punto da OPI per questo edificio, è un materiale polisemico e attivo: a base di sughero, con alte prestazioni isolanti e irregolarità che hanno lo scopo di accogliere elementi organici “come la corteccia di un albero” e stabilire una continuità con l’ecosistema del luogo.

Le scelte progettuali e costruttive del Colegio Reggio dimostrano un’idea di sostenibilità che va oltre le soluzioni tecnologiche e si completa con l’attenzione verso i reali bisogni degli utenti, l’economia locale e la società nel suo complesso. “L’architettura che facciamo presso OPI”, precisa Jaque, “non mitizza la tecnologia e sfida decisamente la tecnocrazia. Al contrario, operiamo in modo cosmopolita. Non pensiamo che esista una tecnologia isolata che possa di per sé cambiare il sociale o il nostro modo di operare ecologicamente. Imparando da Latour, Stengers, Braidotti, De la Cadena e molti altri, affermiamo che il cambiamento avviene attraverso la ri-articolazione del modo in cui molte diverse entità costruiscono la loro convivenza”.

 

Educare al rispetto dell’ambiente

Una diversa convivenza che attraverso le piante e la ricerca di un continuo aggancio percettivo con lo spazio aperto, coinvolge gli abitanti in un’educazione al decentramento della prospettiva umana rispetto al contesto ambientale. Questo effetto ad alto valore formativo è ottenuto anche nei giardini pensili non direttamente accessibili, pensati come riserve di biodiversità; nel grande arco dello spazio polifunzionale che si dilata verso il paesaggio; nello spazio riservato alle sedute del giardino d’inverno al secondo piano; e al livello zero dove l’area esterna verde della scuola confina in modo aperto con il parco pubblico del quartiere e con l’area del torrente Valdebebas.

Nella permeabilità verso il circostante, OPI sceglie di non definire un limite netto tra il cortile della scuola e lo spazio pubblico adiacente, scegliendo una continuità pubblico/privato di chiaro valore politico: “Abbiamo realizzato un edificio che sfida le dicotomie tra edificio e territorio, e tra edificio ed ecologia. L’edificio stesso è un ecosistema che amplia la nozione di territorio come qualcosa che si estende verticalmente, che deriva dalla costruzione e dal design”.

Il superamento delle dicotomie tra dentro e fuori, naturale ed artificiale trova nell’assenza di un limite netto un simbolo della continuità tra il momento formativo e l’applicazione fuori dalle mura scolastiche dei principi appresi a favore del bene comune.

Anche per questa forte inclinazione civica, il progetto di OPI offre un modello ricco di spunti per un’architettura consapevole delle proprie implicazioni ambientali e sociali. “Credo”, auspica Jaque, “che questo edificio avrà un ruolo chiave nell’incoraggiare il modo in cui le comunità scolastiche (umane e non solo) si aiutano reciprocamente plasmando un presente e un futuro inclusivi e premurosi. Nel far ciò, spero che diventi utile per gli architetti e molti altri per pensare e operare in modo ecologico”.

Immagine di copertina: © Office for Political Innovationi

 

Autore

  • Leonardo Chiesi e Fabio Ciaravella

    Leonardo Chiesi è professore associato di Sociologia nella Scuola di Architettura dell’Università di Firenze e visiting professor presso il Dipartimento di Architettura dell'Università di California-Berkeley. È coordinatore scientifico del Laboratorio Sociologico su Design, Architettura e Territorio e del Master universitario “Futuro vegetale.”  Fabio Ciaravella insegna Sociologia presso la Scuola di Architettura dell’Università di Firenze, e Innovazione sociale e arte pubblica nel Master universitario “Futuro Vegetale”. È stato fellow dell’Art, Culture and Technology program del MIT di Boston e coordina il progetto di ricerca indipendente “Architettura della vergogna”. È membro del collettivo di artisti Studio ++.

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Last modified: 8 Gennaio 2024