Il centenario della nascita dell’architetto artista di origine italiana che ha mescolato culture, riti, mondi
Il 10 dicembre Clorindo Testa (1923-2013) avrebbe compiuto 100 anni e nella sua Buenos Aires è stato organizzato un raduno di fronte alla Biblioteca Nazionale, un omaggio ad un architetto e artista molto amato.
Testa era nato a Napoli, in una strada che s’inerpica sulla collina, in una casa piccola e panoramica, da un medico italiano e dalla sua giovane moglie argentina. A soli cinque mesi si trasferì definitivamente a Buenos Aires. Ho avuto la fortuna di conoscerlo nel 2002 a Barcellona, dove era stato invitato da Eva Prats e Ricardo Flores a condurre un laboratorio di progettazione con gli studenti dell’ETSAB. Il tema del lavoro era “Construya Ud. su propio Acrópolis”; un esercizio di progettazione che amava e che aveva già sperimentato con il progetto e la realizzazione di un’istallazione vivente con un gruppo di artisti. Testa realizzò la sua “acropoli” con oggetti di carta su un piano di Monge, questi opportunamente ritagliati potevano essere uniti per realizzare un complesso che rappresentasse l’Acropoli; inoltre, la stessa versione più piccola era realizzata per i visitatori della mostra che potevano indossarla come un cappello, così da portare in testa la propria Acropoli.
Questa esperienza era poi stata riversata, come lui stesso raccontò, nel progetto per il concorso per il Museo dell’Acropoli di Atene. Il maestro era un uomo dal grande senso ironico. Lo ricordo con uno sguardo sornione e appassionato nell’ascoltare gli studenti che spiegavano e l’esercizio si concludeva mettendo insieme i progetti per costruire una nuova Acropoli condivisa.
Le architetture di Testa testimoniano la sua continua sperimentazione, la libertà di espressione della cultura argentina, la mescolanza straordinaria di culture, riti, mondi, espressa dal labirinto urbano di Buenos Aires, città amata, indagata e sperimentata; la città borgesiana per eccellenza, dove l’occhio deve avere uno sguardo diverso. La città delle pause e degli accostamenti, delle medianeras tanto amate da Testa: “Mi incantano le medianeras, che tutto il mondo critica. Sono come un riposo. Dal mio studio, in Callao e Santa Fe, vedo sempre la medianera sul caffè Filippo, e per me e come un paesaggio. Quando mi concentro a guardarla mi sembra l’infinito”.
I suoi edifici porteñi più noti, la Biblioteca Nazionale innalzata su alti pilastri per rispettare il perimetro dell’isolato consentendo così al lettore di guardare verso e oltre l’orizzonte e il Banco de Londres che nasconde uno spazio pubblico al suo interno e che lascia specchiare le facciate circostanti sui vetri, così da percepire sempre di essere nel cuore della città, sono edifici-mondo, frutto della trascrizione, della contaminazione e della capacità d’interpretazione d’un grande maestro che dal suo studio guardava dentro e molto oltre Buenos Aires e la cultura architettonica del suo tempo.
La Fondazione a Santa Fe e una mostra
Proprio nello studio in Santa Fe ha sede la Fundación Clorindo Testa, voluta fortemente da sua moglie Teresa Bortagaray e da sua figlia Joaquina che la dirige; un luogo magico in cui si raccontano le passioni e le realizzazioni di Clorindo, in cui è esposta una parte della sua immensa collezione di maschere del mondo, i documenti più importanti, i libri, i quadri, i modelli dei suoi progetti. Ci s’immerge nel suo mondo attraverso i colori, gli schizzi, i quadri, con l’odore della carta su cui disegnava e progettava raccolta in centinaia di rotoli. E da cui si vede la “sua” medianera.
In occasione del centenario, l’opera di Testa è stata esposta in una bella mostra dal titolo “Clorindo Testa – Estoy vivo. Arquitectos del pasado, del presente y del futuro”, aperta fino al 10 novembre nella Torre del Banco Macro di Cesar Pelli nel Microcentro della capitale argentina e curata con la stessa Fondazione. L’idea della mostra è espressa con forza dall’espressione Estoy vivo presente in varie opere pittoriche del maestro, a dimostrazione della vitalità nell’unicità della sua opera pittorica e architettonica, che come lui stesso disse: “Sono due espressioni dotate dello stesso punto focale, sovrapposte ma senza essere una funzione dell’altra bensì parallele. Alla lunga, penso che le risposte in ciascuna coincidano”.
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america latina , anniversari , mostre , napoli
Last modified: 18 Dicembre 2023