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Pietro Giovanni PistoneWritten by: Reviews

Fernando Tàvora fra i classici

Fernando Tàvora fra i classici

Nel centenario della nascita, l’Università La Sapienza rende omaggio al maestro della Scuola di Porto attraverso quattro architetture e il confronto tra cinque architetti

 

ROMA. Dopo Bologna e Milano, anche la capitale prende parte alle celebrazioni per il centenario della nascita del portoghese Fernando Távora (1923-2005). Lo fa con una piccola mostra curata da Fabio Balducci e Paolo Marcoaldi, affiancati da un gruppo di ricercatori e dottorandi della Facoltà di Architettura della Sapienza. L’inaugurazione è stata anticipata da un convegno ove diversi studiosi hanno tracciato le principali traiettorie teoriche e architettoniche del maestro lusitano.

L’esposizione si trova nel cuore della razionalista Città Universitaria di Marcello Piacentini; successivamente verrà accolta nella sede di Architettura. Attualmente si trova nello stesso edificio che ospitò il Corso di perfezionamento in Storia dell’Arte fondato da Adolfo Venturi e che è anche sede della gipsoteca ideata da Emanuel Löwy per l’Università di Roma. All’interno di questo ambiente suggestivo, popolato di copie dall’antico, le architetture di Tàvora dialogano simbolicamente con quel passato che spesso il maestro di Porto disegnava durante i suoi viaggi, il più lungo dei quali divenne oggetto di Diario di bordo (cfr. box al fondo).

 

Sull’architetto

L’occasione contribuisce a dare miglior luce all’architetto e urbanista portoghese. A Tàvora va infatti riconosciuta una capacità di corroborare le comunità di studio di cui era membro attivo (soprattutto quella della Scuola di Porto, frequentata in seguito da Àlvaro Siza e da Eduardo Souto de Moura), ma anche una non comune sensibilità compositiva versata ad ogni scala, che gli permise di cimentarsi sia nel rapporto con le preesistenze sia nell’ideazione del nuovo.

L’architettura di cui teorizzava nel suo saggio Dell’organizzazione dello spazio (cfr. box al fondo) è improntata alla ricerca della forma più appropriata per modificare lo spazio, in relazione alla circostanza. Sul valore poi dato dall’architetto a quest’ultima, rimase celebre l’affermazione di un suo scritto: “Cominciai a convincermi che l’architettura è soprattutto un accadimento tra i tanti, nella vita degli uomini; anche l’architettura […], è soggetta alle contingenze […]. La «vergine intoccabile» si trasformò così in una manifestazione di vita. Liberatomi da quella astrazione, incontrai l’architettura come una cosa che io o altri possiamo realizzare” (Fernando Távora. Opera completa, Electa, 2005, p. 319).

 

Della mostra

L’esposizione, decisamente essenziale e di ridotte dimensioni, si articola come un oggetto architettonico autonomo, inserito in uno spazio fortemente connotato, dal quale si discosta nettamente grazie alle forme geometriche pure, dalle marcate angolazioni, e al ricorso del colore nero dei pannelli.

Il senso di fruizione è oggetto di un percorso obbligato, che prevede tre sezioni: nella prima si presentano, in modo approfondito e storicamente documentato, quattro opere scelte di Tàvora, mentre nella seconda si mettono le medesime architetture a confronto con altrettante realizzazioni di Mies, Aalto, Mollino, Siza e Souto de Moura. Esse sono ospitate dai pannelli verticali intersecati e danno luogo a un gioco di rimandi e filiazioni. Infine, chiude la retrospettiva una linea temporale articolata a griglia (dal disegno vagamente urbanistico, a scacchiera). Solitamente, nelle mostre, essa si trova in apertura; in questo caso essa è invece offerta come approfondimento, da leggersi in seconda battuta, in seguito all’incontro in medias res con le opere.

Dell’esposizione si può apprezzare il grado di approfondimento e la capacità di estrema sintesi, ma anche gli strumenti critici messi in campo, che vanno dai testi all’uso del disegno; si ridisegnano infatti le architetture del maestro lusitano – anche mediante modelli tridimensionali – secondo il principio interpretativo della rappresentazione quale strumento di conoscenza.

Immagine di copertina: © Pietro Giovanni Pistone

 

“FERNANDO TÁVORA il maestro della scuola di Porto”
7 dicembre 2023 – 30 gennaio 2024
Museo d’arte classica, Facoltà di Lettere e Filosofia, Città Universitaria Sapienza, Piazzale A. Moro 5, Roma
A cura di: Fabio Balducci e Paolo Marcoaldi
Modelli: Alessandra Di Giacomo
Ricerche d’archivio, testi ed elaborazioni grafiche: Ilia Celiento, Luisa Parisi, Antonio Russo
web.uniroma1.it/polomuseale/museo-arte-classica

 

 

Percorsi di lettura

Disegni, appunti, teorie. La figura di Fernando Távora, a 100 anni dalla nascita, continua a influenzare la pubblicistica di settore. Anche in Italia, dove – grazie a studiosi appassionati – sono tanti i libri che proseguono nel racconto di angolature e sfumature dell’esperienza del progettista lusitano. Lettera Ventidue, in particolare, ha pubblicato due testi a poca distanza. Il più recente è Conversazioni portoghesi. L’eredità di Fernando Távora (di Stefano Perego, Lettera Ventidue, 2023, 164 pagine, 18 €). Raccoglie otto diverse conversazioni dell’autore con colleghi e amici di Távora (c’è Siza tra questi). Emergono racconti dei progetti, dei metodi e degli approcci ma anche dettagli del Távora privato, in quello straordinario laboratorio d’idee architettoniche che è stato Porto.

 

Si affida invece prevalentemente agli intensi e vividi disegni Fernando Távora, diario di bordo (a cura di Antonio Esposito, Giovanni Leoni e Raffaella Maddaluno, Lettera Ventidue, 2022, 512 pagine, 49 €), resoconto d’un viaggio di 4 mesi che Távora compie nel 1960 negli Stati Uniti. Ma non mancano le impressioni e gli schizzi di altre mete, dal Giappone ad Atene. Una sorta di viaggio di formazione di cui l’architetto portoghese lascia suggestive memorie, grafiche e scritte, frutto anche d’importanti incontri (da Wright a Kahn). Un corpus rimasto sostanzialmente inedito per mezzo secolo e che nell’edizione italiana si arricchisce delle letture commentate e delle interpretazioni dei curatori, da cui emerge tanto l’ironia quanto lo straordinario spirito critico del maestro di Porto.

 

Spirito che si ritrova nella pubblicazione che presenta un’ancora più intensa rilettura storiografica: Dell’organizzazione dello spazio (di Fernando Távora, a cura di Carlotta Torricelli, Nottetempo, 2021, 192 pagine, 14 €) è il saggio scritto per il conseguimento della cattedra universitaria nel 1962. La riproposizione del testo – nei suoi quattro capitoli – “pone il tema dello spazio alla base di un’indagine sul complesso sistema di relazioni che intercorrono tra architettura e città, architetto e uomo”, come scrive la curatrice. Il volume riporta anche l’introduzione di Nuno Portas all’edizione pubblicata oltre 30 anni fa.

 

Autore

  • Pietro Giovanni Pistone

    Architetto formatosi a Torino e diplomato alla Scuola di Specializzazione in “Beni Architettonici e del Paesaggio” presso il medesimo Politecnico. Ha collaborato con studi professionali di restauro architettonico e frequenta il Dottorato in “Storia Disegno Restauro” dell’Università Sapienza di Roma, svolgendo ricerche nell’ambito della storia dell’architettura moderna

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Last modified: 13 Dicembre 2023