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Maria Paola RepellinoWritten by: Progetti

Toranomon Hills Station, una torre che punta il cielo di Tokyo

Il primo grattacielo di OMA in Giappone è un hub polifunzionale di 49 piani, alto 266 metri

 

TOKYO. Nel paesaggio urbano della capitale, tra il denso affastellarsi di bassi edifici, templi e grumi di grattacieli scintillanti, svetta la nuova torre della stazione di Toranomon Hills – il primo grattacielo realizzato in Giappone dallo studio OMA in sinergia con l’architetto partner Shohei Shigematsu.

Finanziato da Mori Building, la Toranomon Hills Station Tower rappresenta l’intervento conclusivo di un più ambizioso progetto della società nipponica volto a ridisegnare l’area di Toranomon Hills nel nuovo hub del Global Business Center. Negli ultimi anni l’azienda ha contribuito a riconfigurare lo skyline della capitale con una serie di grandi complessi urbani a uso misto, tra cui il famoso Roppongi Hills, puntando a trasformare Tokyo in una “città verticale”. Con i suoi 49 piani e 266 metri d’altezza, la torre della stazione si aggiunge ad altre tre imponenti architetture – la Mori Tower (2014), la Business Tower (2020) e la Residential Tower (2022). Rispetto ai precedenti edifici di Toranomon Hills – e più in generale agli altri grattacieli costruiti in città da Mori Building – qui OMA celebra il concetto di connessione, ricercando relazioni sempre inedite tra architettura e città sia sotto il profilo spaziale, sia sotto quello programmatico e formale.

 

Un’estensione dell’infrastruttura urbana

L’architettura si lega al quartiere

circostante in modo naturale e senza soluzione di continuità, creando un’interfaccia dinamica con l’immediato contesto urbano. Come dichiara lo stesso Shigematsu: “La torre si collega alla rete della metropolitana di Tokyo, al quartiere circostante lungo la rinnovata Shintora-dori e ad altri grattacieli vicini dal punto di vista spaziale e programmatico. Unisce attività abitative, lavorative e culturali all’interno e intorno alla sua base e alla sommità. L’esperienza multilivello e tridimensionale dello spazio che ne deriva è integrata nel tessuto cittadino”.

OMA concepisce la Station Tower come un’estensione dell’infrastruttura urbana e delle attività circostanti dal carattere spiccatamente pubblico. L’edificio si colloca all’estremità dell’asse urbano di Shintora-dori Avenue, un’arteria recentemente rinnovata che collega la baia di Tokyo al cuore della città. Inoltre, la torre si erge proprio sopra la nuova stazione ferroviaria di Toranomon Hills, integrandosi così nella più ampia rete di trasporto pubblico della capitale.

 

Un grande imbuto per attrarre all’interno

Come un “grande imbuto”, la sezione inferiore della torre è ideata per attrarre il pubblico. Il ponte pedonale T-Deck collega il viale alla torre, dando forma ad un verdeggiante passaggio sopraelevato e ad un’insolita accessibilità pedonale a livello stradale. Il ponte separa e definisce in sezione due spazi pubblici alla base della torre: l’atrio superiore e l’atrio della stazione sottostante. Inondato di luce naturale, l’atrio della stazione a triplice altezza offre una suggestiva sensazione di apertura e vitalità a chi giunge in metropolitana.

Ibrido nelle funzioni, l’edificio aspira a sperimentare al massimo il potenziale del mix funzionale e promuove una relazione aperta tra architettura e città. La scelta dei progettisti di collocare spazi dal forte carattere pubblico alla base e in cima al grattacielo crea una tensione dinamica e un’esperienza inaspettata all’interno e attorno alla torre. La struttura comprende un’area dedicata a negozi, un hotel e numerosi piani a uffici.

Gli ultimi piani della torre ospitano il centro culturale Tokyo Node, che corona l’intera architettura. Lo spazio è dotato di gallerie, studi, una terrazza paesaggistica con piscina a sfioro e ristoranti. La sala principale e le tre gallerie possono essere unite all’occorrenza per configurare un unico grande spazio espositivo. Il cuore del centro culturale è la sala principale al 46° piano, concepita per spettacoli di fronte ad un’impareggiabile vista sul Palazzo Imperiale e sulla città.

Superfici specchianti scolpiscono il volume del grattacielo. Il dinamismo plastico delle sue forme consente all’architettura d’integrarsi con l’intorno, assumendo un aspetto sempre differente a seconda del punto di vista. Pur nel rispetto dei più rigorosi requisiti antisismici, OMA progetta una struttura dalla forma eccentrica, bizzarramente ruotata, divisa in tre sezioni: una fascia connettiva centrale racchiusa tra due lastre trapezoidali a “simmetria inversa”. La lastra sud si restringe alla base per poi allargarsi in sommità e offrire un’ampia vista sullo skyline di Roppongi Hills. Al contrario, la lastra nord si rastrema verso l’alto, ricordando le fattezze del vicino Palazzo Imperiale. L’esito è un prisma curiosamente sagomato in acciaio e vetro che punta verso il cielo.

 

 

Autore

  • Maria Paola Repellino

    Nata ad Alba nel 1987, si forma presso l’Ecole Polytechnique Fédérale di Losanna e il Politecnico di Torino, dove si laurea in Architettura nel 2012 e poi consegue il Dottorato di ricerca con una tesi sulle dinamiche di trasformazione del patrimonio industriale in luoghi creativi nella Cina contemporanea. Dal 2016 è ricercatrice post-doc al Politecnico di Torino, dove coordina una ricerca in collaborazione con Tsinghua University e EPFL dedicata alle new towns cinesi: all’interno del programma ha curato la mostra-seminario alla Beijing Design Week 2016 e il ciclo di conferenze sulla nuova urbanizzazione cinese lungo la nuova Via della Seta, presentate al MAO - Museo di Arte Orientale di Torino. E' membro di una ricerca coordinata dal Politecnico di Torino, partner di un consorzio sino-europeo, incentrata sul tema dell’urbanizzazione cinese, supportata dal programma EU Horizon 2020

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Last modified: 11 Dicembre 2023