Intervista esclusiva all’architetto catalano sulla prossima conclusione dei lavori per la chiesa della Sagrada Familia a Barcellona
CALA DEL PURGATORIO. Mentre da poche settimane sono appena state portate a termine tutte le quattro torri degli Evangelisti, finalmente nel 2026 dovrebbe completarsi il cantiere della Sagrada Familia, la chiesa simbolo di Barcellona, voluta dal genio creativo del maestro Anton Gaudì. Siamo riusciti a scovarlo sulla spiaggia del Purgatorio, dinanzi al mare dell’emisfero australe. Ci appare in ottima forma.
Mi trova bene ma io mi sento ancora un po’ ammaccato.
Nostalgia della sua Barcellona?
Nessuna. Barcellona era diventata una città un po’ troppo moderna per i miei gusti. Troppo traffico, troppi tram…
Come trascorre le giornate? Legge?
Il grande libro sempre aperto e che bisogna sforzarsi di leggere, è quello della natura, gli altri libri derivano da questo e contengono, inoltre, interpretazioni ed equivoci degli uomini. Comunque non ho smesso di lavorare: ho presentato un progetto per un parco fluviale nel fiume sotterraneo e un altro per una cappella rupestre alla base della montagna del purgatorio. Gratis naturalmente. Neppure qui pagano gli architetti (alza gli occhi al cielo).
Maestro, ha sentito la notizia? Manca solo la torre principale e una facciata e poi i lavori della Sagrada Familia saranno conclusi.
È la Provvidenza che, secondo i suoi disegni, porta a termine i lavori.
Una provvidenza piuttosto lenta…
Il mio cliente non ha alcuna fretta. Dio ha tutto il tempo del mondo.
Ma gli uomini no…
So cosa vuole dirmi, che la colpa è dell’architetto.
E di chi altrimenti?
Perché un oggetto sia sommarmente bello, occorre che la sua forma non abbia niente di superfluo che rappresenti dunque solo le condizioni naturali che lo rendono utile. I disegni dei particolari erano precisi (agita i fogli che ha tra le mani). Non è colpa mia se le maestranze ci hanno impiegato così tanto a realizzarli.
È vero, ci sono state molte difficoltà: economiche, urbanistiche, la guerra civile, la pandemia. Ma deve anche ammettere che si trattava di un progetto molto ambizioso.
Gli oggetti pubblici devono avere un carattere severo. Rispondere allo scopo con il proprio carattere, gravità, grandezza della forma e semplicità. È normale che la committenza voglia risparmiare e che vada sempre di fretta. Ma la scarsezza di denaro permette di studiare in modo più accurato la soluzione dei problemi che si presentano.
144 anni sono tanti.
Tutti hanno vicini di casa che fanno dei lavori edilizi che sembrano non finire mai. Alla fine ci si abitua. D’altronde io fui chiaro quando dissi: «Ci vorrà molto tempo per completare la chiesa, come è successo per tutte le grandi opere». Comunque non canterei ancora vittoria. Dopo aver completato i lavori ci sarà ancora da presentare la segnalazione di agibilità al Comune.
Pensa che ci saranno altri problemi?
Naturalmente. Oggi ci sono sempre problemi. Prevedo difficoltà al catasto, rispetto alla mappa del 1882 ci sono enormi differenze. Poi c’è da controllare la conformità degli impianti. Per non parlare della certificazione energetica: ad occhio e croce siamo in classe G… Mi scusi un attimo. [Passa un vecchio lunga la barba e di pel bianco mista. Gaudi lo insegue e ci discute animatamente per qualche secondo. Quindi torna; n.d.a.] Perdonatemi. Era Catone. Assurdo che la mia pratica per il passaggio in Paradiso sia ancora sospesa!.
Ecco… le volevo proprio chiedere come mai si trova qui.
È quello che vorrei sapere anche io, anche considerando che sono stato definito “L’architetto di Dio”. Voglio credere sia solo un problema burocratico. Comunque sempre meglio qui che nell’inferno di un ufficio pubblico.
Pensa di meritare il Paradiso?
Le dico soltanto che Mies è nel secondo cielo in compagnia di Cleopatra. Faccia lei.
Forse Dio preferisce la sobrietà.
Ma i turisti no. La gente visita Barcellona per vedere le meraviglie di Gaudi, mica quel casotto del tedesco. Che non è nemmeno originale, bensì ricostruito da un branco di blasfemi seguaci. La Sagrada Familia fa 4 milioni e mezzo di visitatori l’anno. E quando sarà finita, c’è da scommetterci, anche di più. La verità è che anche qui l’unica cosa che conta è avere la critica compiacente.
E mentre lo dice si allontana e svelto raggiunge l’ultimo carico di anime che l’Angelo Nocchiero ha scaricato sulla riva. Per la quotidiana sequela di autografi e selfie.
* Le frasi in corsivo dell’intervista sono estrapolate da effettive citazioni di Gaudì
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barcellona , cantiere , Chiese , L'archintruso
Last modified: 22 Novembre 2023