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Cecilia RosaWritten by: Reviews

Riccardo Dalisi e Mimmo Jodice, uno sguardo critico sul Mare Nostrum

Al MAXXI di Roma “Radicalmente” e “Mediterraneo”, stimolanti mostre su due figure anticipatrici di temi oggi cruciali

 

ROMA. Sarà visitabile fino al 3 marzo 2024 la stimolante mostra su Riccardo Dalisi al MAXXI di Roma, intitolata “Radicalmente”. L’esposizione è stata inaugurata il 9 novembre insieme a “Mediterraneo”, una piccola ma densa sezione di celebri fotografie di Mimmo Jodice, recentemente acquisite dal Museo grazie al contributo degli Amici del MAXXI.

Le due figure, entrambe orbitanti intorno alla città di Napoli ed accomunate da una relazione artistica, sono il veicolo di espressione della ricerca del MAXXI sul tema del Mediterraneo, inteso come luogo identitario di un retroterra culturale condiviso e, in quanto tale, terreno di dialogo tra le civiltà; una corrente d’indagine che, alla luce dei fenomeni attuali che interessano il Mare Nostrum, risuona nella sua pungente urgenza. La scelta curatoriale di esporre parallelamente l’opera di questi due protagonisti della scena artistica del Mezzogiorno italiano non è ovviamente casuale; come sottolinea infatti Lorenza Baroncelli, direttore di MAXXI Architettura, Dalisi e Jodice «hanno avuto la capacità di anticipare temi attualissimi al punto tale che ancora oggi, forse soprattutto oggi, le loro domande ci mettono in discussione».

 

13 sezioni per Riccardo Dalisi

La figura di Dalisi (Potenza 1931 – Napoli 2022) viene narrata nella mostra attraverso ben tredici sezioni, utili a raccontare i diversi volti di un personaggio poliedrico, visionario e curioso del mondo e che ha sperimentato molteplici forme di espressione e ricerca. Architetto di formazione, Dalisi è riuscito a esplorare con spontaneità non solo l’architettura ma anche il design, l’arte, l’artigianato e la ricerca accademica. Questa pluralità di forme espressive è stata arricchita dal continuo confronto con bambini, ragazzi e studenti durante i suoi numerosissimi laboratori creativi partecipati nei quartieri più problematici di Napoli, nei quali la ricerca architettonica e artistica si mescolava all’interesse per la cultura popolare, la pedagogia, la sociologia e l’impegno sociale. Come sottolinea il curatore della mostra Gabriele Neri: «Esaltando lo sconfinamento disciplinare, lo stravolgimento del concetto di autore, il “disordine creativo”, l’ironia e il gioco, le potenzialità del residuo e della scoria, Dalisi ha lottato per ribadire la “tollerante forza del senso comunitario, per il quale tutti, anche il meno efficiente e disadattato, è utile, è necessario”».

La sezione espositiva che presenta la serie di disegni della Sedia del cece è emblematica da questo punto di vista: nel corso di uno dei laboratori partecipati nelle strade di Napoli, Dalisi prende ispirazione da un piccolo manufatto costruito da una bambina, di nome Rosa, che compone una minuscola sedia con materiali di scarto, sulla quale adagia un legume, un cece per l’appunto. A partire da quell’episodio, Dalisi chiede ad artisti, architetti e designer di reinterpretare la sedia del cece, ispirandosi all’opera della piccola Rosa: ne nasce una serie di disegni delicata e quasi commovente, composta dagli schizzi di Aldo Rossi, Franco Purini, Giancarlo De Carlo, Paolo Portoghesi, Gae Aulenti, Bruno Munari, Enzo Mari ma anche Andy Warhol e altri ancora.

La serie della Sedia del cece ci fa capire anche come Dalisi abbia intessuto una fitta rete di relazioni con i protagonisti del dibattito culturale del suo tempo, come raccontano anche la sezione Caro Riccardo e Global Tools: dal rapporto con De Carlo sui temi della progettazione partecipata alla lunga amicizia con Alessandro Mendini (allora direttore di «Casabella»), fino alla fondazione del collettivo radicale Global Tools insieme a Ettore Sottsass, Superstudio, Archizoom, Ugo La Pietra e molti altri.

La mostra ci fa inoltre entrare nell’immaginario figurativo di Dalisi attraverso i capitoli Geometria generativa, Architettura dell’imprevedibilità e Architettura viva, che espongono i suoi articolatissimi progetti, alcuni dei quali utopici e irrealizzabili, come il piano per Panopolis del 1999, per il quale Dalisi e François Zille immaginano una città ideale per le zone più degradate e inquinate della Campania.

Di grande impatto è anche la ricerca sulle caffettiere, narrata nella sezione L’opera buffa del design: lo spazio è invaso dai numerosissimi prototipi che Dalisi ha sviluppato per Alessi in collaborazione con gli artigiani di Rua Catalana a Napoli, mescolando il sapere manuale con la tecnica industriale e facendo uso di un linguaggio che parla a tutti. Alcuni di questi oggetti, infatti, si animano e prendono le forme dei personaggi della tradizione popolare napoletana e non solo (Pulcinella, Totocchi – unione di Totò e Pinocchio, soldatini, cavalieri), superando il concetto di design elitario e inaccessibile e rendendo così il prodotto un’opera, in un certo senso, corale.

 

Un mondo di forme libere, oniriche

L’allestimento

, di grande efficacia e progettato da Novembre Studio, ci accoglie in un mondo fatto di forme libere, quasi oniriche, nel quale l’ordine naturale delle cose è completamente ribaltato: si cammina su una moquette azzurra color cielo, gli espositori bianchi che accolgono le opere sembrano nuvole fluttuanti, mentre dal soffitto pendono grandi teli sagomati fuori scala a ricordarci la biancheria stesa nei vicoli partenopei.

Questa mostra ci restituisce così l’immagine di un personaggio anticonvenzionale, radicale per l’appunto nel suo approccio alle discipline artistiche, pioniere di concetti oggi attualissimi (economia circolare, riuso, risparmio, inclusione sociale), troppo spesso dimenticato dalla cultura accademica e che invece si dimostra di grande ispirazione.

In quest’ottica il Museo si fa dunque luogo di sperimentazione culturale, interpretando, attraverso la ricerca, le problematiche della contemporaneità. Secondo Alessandro Giuli, presidente della Fondazione MAXXI, «Nell’inaugurare queste mostre, la sfida è quella di considerare il museo al pieno delle sue potenzialità ed essere consapevoli che la programmazione culturale è uno strumento di diplomazia culturale. Una responsabilità da interpretare con drammaticità e fantasia, proprio come ci insegnano i due artisti».

Immagine di copertina: © Musacchio Pasqualini

 

“RICCARDO DALISI. Radicalmente”
10 novembre 2023 – 3 marzo 2024
MAXXI Roma
a cura di Gabriele Neri
progetto di allestimento Novembre Studio
realizzata in collaborazione con Archivio Riccardo Dalisi

“MIMMO JODICE. Mediterraneo”
10 novembre 2023 – 14 aprile 2024
Centro Archivi MAXXI Architettura
a cura di Simona Antonacci
in collaborazione con Studio Mimmo Jodice

maxxi.art/events/riccardo-dalisi-radicalmente

 

Autore

  • Cecilia Rosa

    Nata a Roma (1990), dove vive e lavora, studia Architettura tra Roma, Milano e Porto, laureandosi con lode nel 2016 presso il Politecnico di Milano. Nel 2019 consegue un Master di II livello presso lo IUAV di Venezia in “Architettura digitale”. Dopo diverse collaborazioni tra Roma e Bologna, dal 2016 porta avanti la professione collaborando con lo studio romano STARTT (studio di architettura e trasformazioni territoriali) su diversi progetti a varie scale, seguendo principalmente progetti museografici. Dal 2019 è assistente alla docenza presso il Dipartimento di Architettura all'Università degli Studi “Roma Tre” e dal 2023 è dottoranda presso il medesimo Dipartimento

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Last modified: 14 Novembre 2023