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Francesca PetrettoWritten by: Città e Territorio

Stadtquartier Am Tacheles, Herzog & de Meuron divisi(vi) a Berlino

Stadtquartier Am Tacheles, Herzog & de Meuron divisi(vi) a Berlino

Visita al controverso intervento che ha riempito l’iconico vuoto urbano alle spalle della restaurata Kunsthaus Tacheles

 

BERLINO. È difficile descrivere la vicenda costruttiva del nuovo complesso Am Tacheles di Herzog & de Meuron senza cadere nella retorica, evitando cioè di farsi portavoce di quel senso di frustrazione a lungo provato dai berlinesi dopo la caduta del Muro e mitizzato dalla cultura pop. Chi ha avuto la fortuna di visitare la Kunsthaus Tacheles (il cui nome in yiddish significa “parlare chiaro e in modo schietto”) prima della chiusura nel 2012, è portato logicamente a vedere l’intervento del duo di architetti come l’ultimo, definitivo attentato al mito di una città che si è andata frantumando dal 1990 in poi a suon di picconi e soldoni. Quel mito trova ancora oggi fondamento in una narrazione poetica della città divisa – come nel capolavoro di Wim Wenders Il cielo sopra Berlino – o stereotipata, che poco ha a che fare con la realtà.

Chi si è nutrito di quell’immaginario viene spesso a reclamarne i vuoti silenzi in una metropoli sovrappopolata, afflitta dal problema della carenza di alloggi, ambita meta di milioni di persone da tutto il mondo. Lo stesso collettivo che occupò il Tacheles nel 1990, eleggendolo a luogo simbolo della lotta contro la censura, nasceva dalle ceneri dell’ultimo regime. Gli artisti che gli diedero vita, reduci della dittatura, potevano finalmente dichiarare in modo schietto il loro mai più: “Mai più guerre! Mai più censura!”. La scena alternativa berlinese anni novanta si voleva libera da ogni coercizione ideologica perché libere devono essere l’arte e la cultura. Ma in quello stesso lasso di tempo la capitale appena riunificata veniva svenduta agli investitori, terra di conquista per gli esperimenti di un sedicente progressista laboratorio di architettura contemporanea senza pari al mondo. Che ne sarebbe stato della controcultura e della sua arte liberata se private di luoghi come il Tacheles, ovvero di quegli spazi che si eran prese quando la politica guardava altrove? Proprio lì Berlino, nel ciclo continuo di distruzioni e ricostruzioni, ferite e protesi di guerra e dopoguerra che l’hanno da sempre martoriata, era riuscita a mantenere fede senza soluzione di continuità alla sua fama di ewig junge Stadt, cristallizzandosi nei suoi vuoti urbani, non luoghi sospesi nel paradosso temporale – per l’appunto – di un’eterna giovinezza in costante divenire.

Quello dietro la Kunsthaus Tacheles era uno dei vuoti più iconici in città; con questa sua specificità il progetto di H&dM ha voluto confrontarsi, dicendo di volergli ridare ordine e dignità: “Prima riempiendolo e poi scavandovi una sequenza di piazze, cortili e percorsi, per aprirlo infine verso l’esterno e l’interno, ospitandovi un mix vivace di diversi usi e attività”. Ma non basta; la loro costruzione rimane controversa: si parla già di prezzi folli per appartamenti (40.000 euro/mq), uffici e negozi. Chi può permetterseli in città? E non è osceno che proprio dietro il vecchio Tacheles sia stato aperto uno showroom della Porsche?

Meglio concentrarsi sull’architettura: 11 edifici consecutivi abbracciano la nuova piazza e i cortili e passaggi che li attraversano come nel tipo urbano storico della Berlino degli Hinteröfe (cortili interni), ancora molto presente a Mitte. La Kunsthaus restaurata e nuova sede del concept museale svedese “Fotografiska”, salvate la vecchia struttura e la babele di graffiti che come in un horror vacui di tatuaggi ne ricoprivano ogni cm quadrato, si propone come nuovo polo culturale nel cuore della capitale. Forse in quest’epoca di centri commerciali non è poi così male.

Immagine di copertina: Vista aerea di Mitte con in primo piano lo Stadtquartier Am Tacheles davanti all’Isola dei Musei e sullo sfondo il Tiergarten. Foto Courtesy Herzog de Meuron

 

 

Stadtquartier Am Tacheles: un nuovo modo d’intendere i luoghi d’arte a Berlino

Tacheles: La conservazione della Kunsthaus era obbligatoria al momento della vendita del sito, così come il suo utilizzo culturale. Pwr ha messo a segno un bel colpo politico-culturale affittando la proprietà all’azienda culturale Fotografiska, attiva a livello mondiale con filiali a Stoccolma, New York, Shangai e Tallinn. Le sale espositive di OranienburgerStraße non ospiteranno collezioni o mostre permanenti ma conferenze, feste, corsi di cucina e yoga secondo un nuovo modo d’intendere i luoghi per l’arte a Berlino.

Fotografiska: dei 5.500 mq di superficie, 1.100 sono destinati alle 4 sale espositive dei 3 piani superiori; il resto è condiviso da bookshop, panetteria, caffetteria, sale conferenze, ristorante e due bar (uno dei 2 attualmente in allestimento sotto il nuovo tetto piramidale che sovrasta il massiccio arco ribassato basandosi sull’originale storico.

Restauro: H&dM hanno ristrutturato le facciate e i percorsi pubblici attraverso l’edificio, comprese le scale, gli elementi architettonici e il nuovo ponte di collegamento sopra il grande arco di OranienburgerStraße; hanno inoltre preservato le varie tracce storiche e i graffiti che un tempo caratterizzavano la Kunsthaus. Fotografiska si è occupata dell’arredamento delle sale espositive, mentre le strutture gastronomiche e il bookshop sono stati progettati dallo Studio Aisslinger (Berlino).

Tacheles è stato dal 1909 in poi: grande magazzino, Haus der Technik AEG, sede NSDAP e SS e poi di uffici DDR, cinema/teatro e infine Kunsthaus occupata fino al 2012 (il più conosciuto esempio di controcultura della Berlino riunificata). Nel 1998 è stato acquistato da Fundus group che ne ha commissionato il primo masterplan a DPZ CoDesign Miami nel 2003. Fundus ha poi venduto l’intero isolato (150 milioni) a Perella-Weinberg-Real-Estate che ha ingaggiato nel 2014 Herzog & de Meuron. Del 2019-23 sono la ristrutturazione del nucleo storico e la costruzione di 11 edifici per uffici, abitazioni e spazi commerciali. Nell’estate 2023 è stata inaugurata la Aaron-Bernstein-Platz che collega FriedrichStraße con OranienburgerStraße e JohannisStraße e l’invitante zona pedonale arricchita da 50 alberi. Nel settembre 2023, durante la Art Week Berlin, è stato inaugurato il nuovo museo Fotografiska.

Masterplan: Herzog & de Meuron (Basilea)
Committente: Perella Weinberg Real Estate/pwr (Londra/NY)
Sito: 25.000 mq
Progetto: Herzog & de Meuron (Basilea); Grüntuch Ernst, Muck Petzet e Brandlhuber+ (tutti a Berlino)

Autore

  • Francesca Petretto

    Nata ad Alghero (1974), dopo la maturità classica conseguita a Sassari si è laureata all'Istituto Universitario di Architettura di Venezia. Ha sempre affiancato agli aspetti più tecnici della professione la passione per le humanae litterae, prediligendo la ricerca storica e delle fonti e specializzandosi in interventi di conservazione di monumenti antichi e infine storia dell'architettura. Vive a Berlino, dove esegue attività di ricerca storica in ambito artistico-architettonico e lavora in giro per la Germania come autrice, giornalista freelance e curatrice. Scrive inoltre per alcune riviste di architettura e arte italiane e straniere

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Last modified: 30 Ottobre 2023