Su progetto di OBR con Lombardini22, il Museo Internazionale del Tappeto Antico espone 1.300 manufatti tessili nel recupero di un’ex fonderia
BRESCIA. La facciata trasparente e la piazza gradonata sono due catalizzatori urbani e filtri di collegamento fra l’interno e l’esterno. Ma è il ricco patrimonio del contenitore MITA – Museo Internazionale del Tappeto Antico ad attrarre l’attenzione anche estera con gli oltre 1.300 manufatti tessili provenienti dalla Cina all’India, dal Medioriente al Caucaso, fino al Nord Africa e all’ambito ispano-moresco e databili dalla fine del XV all’inizio del XX secolo.
Un segno sobrio per un’area in rigenerazione
Il nuovo centro culturale della Fondazione Tassara a Brescia, costituita nel 2008 da Romain Zaleski, è un edificio dalla geometria essenziale, realizzato sull’area di soli 1.300 mq di un’ex fonderia, che ruota attorno allo spazio centrale coperto a tutt’altezza. Un segno architettonico che risulta poco invasivo per la facciata vetrata, la collocazione arretrata rispetto alla cortina edilizia esistente e ben al di sotto del piano strada. Un luogo di produzione, conservazione e cultura importante per la città che coinvolge il multietnico quartiere Don Bosco al confine con il centro e la stazione. Una posizione strategica, interessata da un profondo processo di rigenerazione di cui l’insediamento della sede di LABA (Libera Accademia di Belle Arti) Production è stato il primo tassello.
In questo contesto in evoluzione il progetto dello studio OBR (Paolo Brescia, Tommaso Principi e Andrea Casetto) in collaborazione con Lombardini22 per la parte strutturale, impiantistica e di sostenibilità (è in corso la certificazione secondo il protocollo LEED) promuove attraverso la stretta connessione fra facciata e piazza gradonata un museo aperto alla città, all’inclusione e alla multiculturalità, come indicato dal bando “Spazi in trasformazione 2022” di Fondazione Cariplo, di cui MITA è stato assegnatario con il partner Associazione Amici del FAI.
Museo realizzato in solo un anno di lavori per essere consegnato alla città in occasione di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023. La facciata, inquadrata da una leggera struttura metallica di colore bianco, una sorta di portico su tre livelli, si presenta come un insieme di schermi riflettenti e trasparenti che sovrappongono frammenti di paesaggio alle opere della collezione e tali da costituire la quinta multimediale della piazza attrezzata per le iniziative all’aperto. La profonda scalinata verso la piazza leggermente inclinata verso il portico compensa la notevole differenza di quota fra strada ed edificio, inglobando una rampa nello stesso colore grigio che risulta però difficoltosa nella discesa: i gradini di diversa altezza infatti sono poco distinguibili dall’alto verso il basso e il rischio d’incespicare è frequente. Risultano meglio risolte le connessioni fra la piazza e la lobby, che a sua volta introduce nello spazio centrale balconato in cui le opere antiche dialogano con video installazioni, gli interni nei toni grigio, nero e bianco, l’allestimento e l’illuminazione che valorizzano i colori e i formati dei tappeti anche di notevoli dimensioni, oltre a favorire la stretta interazione tra opere, architettura e visitatori.
L’oculata collocazione della scala di collegamento dietro la parete-display favorisce la lettura omogenea dello spazio. Al piano superiore il percorso di visita a U si conclude nel grande terrazzo affacciato sul cortile del lotto adiacente dove, al piano terra dell’edificio di fondo, è collocato il deposito del museo. Da questo caveau sono state scelte alcune tra le opere più importanti della collezione Zaleski per la mostra “Masterpieces” curata da Giovanni Valagussa (fino al 10 dicembre).
Immagine di copertina: © Leo Torri STUDIO, postproductione Nicola Colia
About Author
Tag
brescia , dismissione industriale , musei , rigenerazione urbana
Last modified: 17 Ottobre 2023