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Josephine BuzzoneWritten by: Patrimonio

UR Museum of Urban and Lifestyle, l’occidentalizzazione della vita domestica a Tokyo

UR Museum of Urban and Lifestyle, l’occidentalizzazione della vita domestica a Tokyo

Aperto nel quartiere di Akabane il museo che racconta la rivoluzione dell’abitare giapponese negli anni del boom economico

 

TOKYO. Il 15 settembre nel quartiere di Akabane, l’UR Museum of Urban and Lifestyle (URまちとくらしのミュージアム) ha aperto al pubblico per raccontare una parte significativa della storia abitativa del Giappone. Il museo ripercorre principalmente l’impegno della Japan Housing Corporation (JHC) nella produzione su scala nazionale e in serie dei danchi (団 dan – group, 地 chi – land), complessi di appartamenti di quattro o cinque piani d’ispirazione modernista che, tra gli anni cinquanta e settanta, hanno rivoluzionato l’abitare giapponese.

 

Uno stile di vita per la classe media del miracolo economico

I danchi hanno contribuito a definire uno stile di vita – come sottolinea anche il nome del museo – associato alla classe media emergente del miracolo economico. Transizione da floor-sitting a chair-sitting, separazione dining-sleeping e introduzione del concetto di privacy, sono infatti alcune delle specificità che hanno concorso alla modernizzazione e occidentalizzazione della vita domestica e della società giapponese.

Complici le crisi energetiche, economiche e demografiche, nel tempo sono emerse le complesse questioni architettoniche, tecnologiche e sociali che li hanno resi una tipologia residenziale controversa. Dal 2005 l’agenzia semi-governativa Urban Renaissance Agency (UR), erede della JHC, gestisce lo stock rimanente dei danchi e, in collaborazione con i privati, sviluppa piani volti a rigenerare questa eredità moderna, ancora oggi nostalgico ricordo di un’epoca di crescita e prosperità.

La visita inizia in un ambiente attiguo alla hall d’ingresso al primo piano, in cui in video-mapping sono anticipati alcuni contenuti del museo. A proiezione terminata, tramite un ascensore, i visitatori raggiungono il quarto e ultimo piano per poi scendere progressivamente. Per tre livelli, apparati espositivi eterogenei si alternano in modo equilibrato alle ricostruzioni accessibili delle unità di Daikanyama apartment, Hasune, Harumi e Tamadaira danchi (complessi residenziali oggi totalmente o parzialmente demoliti).

La narrazione inizia dai Dōjunkai apartment, primi complessi di abitazioni in cemento armato sviluppati dall’omonima società per la ricostruzione dopo il grande terremoto del Kantō del 1923. Alle unità di Daikanyama apartment si contrappone quella di Hasune danchi, tra i primi condomini di appartamenti 2DK (circa 45 mq), costruiti a Tokyo dalla JHC dopo la sua fondazione nel 1955. Come rivelano le parti riprodotte, l’innovazione era definita da quel “DK”, una dining-kitchen attrezzata con tavolo, sedie e un lavello in pietra (poi sostituito da uno in acciaio inossidabile).

Un’ultima sala al quarto piano è dedicata ai progressi nello sviluppo di tecniche e tecnologie di costruzione, esemplificati dall’edificio n. 15 di Harumi danchi. La struttura di dieci piani è stata progettata dall’architetto giapponese Kunio Maekawa (1905-97) per la JHC su modello skip-floor della lecorbusieriana Unité d’habitation, che ha determinato il layout di appartamenti di tipo “corridoio” e “non-corridoio”, ricostruiti rispettivamente al terzo e secondo piano dell’UR Museum.

In tutti i suoi dettagli, interni ed esterni, è stata invece ricollocata una porzione dell’edificio n. 19 di tipo low-rise di Tamadaira danchi. Detta anche terrace house per la presenza di un giardino privato, questa tipologia era composta da unità abitative che si sviluppavano su due livelli per un totale di tre stanze e cucina.

L’allestimento museale, curato da Nitto Architects & Engineers Inc. e Totalmedia Development Institute Co. Ltd, si conclude al secondo piano. Qui un’area centrale mette in sequenza planivolumetrici, altri modelli e grafici, raffrontati ad elementi tecnologici e di arredo disposti lungo una parete a tutt’altezza, mentre una postazione interattiva centrale mostra il prima e il post di alcuni iter di rigenerazione. In un ambiente immersivo, invece, un media wall riassume la storia della JHC fino alle recenti sfide di sviluppo urbano ed edilizia residenziale affrontate da UR.

 

La sede: un museo in un museo a cielo aperto

Un grande parallelepipedo, firmato dallo studio ADH degli architetti Makoto Shin Watanabe e Yoko Kinoshita, ha il compito di custodire questo tassello della storia del Giappone. La struttura è avvolta in una facciata ventilata in legno mentre una vetrata, che impegna tre quarti del prospetto est, incornicia delle viste che dall’esterno permettono di scorgere le riproduzioni delle unità residenziali e dall’interno il parco circostante. L’UR Museum sorge nell’area in cui era stato edificato nel 1962 Akabanedai danchi, complesso residenziale di cui oggi, grazie all’intervento dell’Architectural Institute of Japan, si conservano quattro edifici registrati come Proprietà culturali tangibili nel 2019.

Immagine di copertina: © Urban Renaissance Agency | UR都市機構

Akabanedai 2.0

La demolizione quasi totale del complesso residenziale di Akabanedai fa parte di un ambizioso piano di riqualificazione e sviluppo urbano avviato nel 2000 che ha visto la costruzione dei condomini Nouvelle Akabanedai e del campus universitario e dormitorio della Toyo University destinato alla Faculty and Graduate School of Information Networking for Innovation and Design. Nouvelle Akabanedai ha preso forma in più fasi, con l’UR che ha coinvolto un ampio quanto eterogeneo gruppo di progettisti. Torna il nome di studio ADH, che ha guidato lo sviluppo dell’intero complesso sin dall’inizio. I complessi residenziali che compongono Nouvelle Akabanedai appaiono organicamente integrati tra loro: un’oasi urbana, contrapposta alla città caotica che si estende sotto la collina nell’area della stazione di Akabane.

La metamorfosi di Akabanedai culminerà nel 2028 con il completamento di Akabanedai Gateway per la riqualificazione della parte est. L’area è stata assegnata nel 2022 tramite concorso pubblico, organizzato dalla città di Kita e dall’UR, alla Mitsubishi Estate Residence Co., Ltd, Suitomo Construction e Kintetsu Real Estate. Oltre a una torre di appartamenti, sarà realizzato un complesso di strutture di servizio per la vita quotidiana che si sviluppa su più livelli sul modello delle tanada (棚田), le risaie terrazzate. Questi percorsi gradonati consentiranno così di superare il dislivello di dieci metri tra l’area di Nouvelle Akabanedai e la zona vicina alla stazione. Un tassello strategico che vuole attrarre una comunità multigenerazionale in un luogo che lega passato e futuro.

Quello di Akabenai è, infatti, un vasto progetto di sviluppo urbano che guarda avanti ma che, in un contesto come quello del Giappone in cui predomina la pratica della demolizione-ricostruzione (scrap & build), ha anche tentato di non rompere completamente con il passato. Il piano, e dunque l’UR e gli attori coinvolti, hanno dimostrato anche una flessibilità e ampiezza di vedute che in corso d’opera ha portato alla conservazione dei quattro danchi. Un riconoscimento ufficiale del valore culturale degli immobili storici che, con la realizzazione dell’UR Museum e con la riqualificazione dell’intera area, consacra Akabanedai come luogo sacro della JHC, come lo ha definito il critico d’architettura Makoto Ueda.

 

Autore

  • Josephine Buzzone

    Dottoranda in Architettura, Storia e Progetto presso il Politecnico di Torino, dove ha conseguito la laurea magistrale in Architettura per il Restauro e Valorizzazione del Patrimonio. La sua ricerca indaga la storia e le trasformazioni dell'architettura del dopoguerra in Giappone, con particolare attenzione ai processi di valorizzazione del patrimonio. Vive tra Italia e Giappone, dove ha trascorso un periodo come Visiting Research Associate presso l'Institute of Industrial Science dell'Università di Tokyo

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Last modified: 11 Ottobre 2023