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Alessandro ColomboWritten by: Città e Territorio

Le Olimpiadi Milano-Cortina 2026? Una questione di accoglienza

Le Olimpiadi Milano-Cortina 2026? Una questione di accoglienza

*** A meno di 900 giorni dai Giochi invernali, il ciclo d’incontri organizzato da Welcoming Gate ha fatto tappa a Cortina per verificare visioni, progetti e strategie

 

CORTINA D’AMPEZZO (BELLUNO). Il maestoso anfiteatro dolomitico che abbraccia la conca ampezzana ci accoglierà nel 2026, a 70 anni dall’edizione del 1956 e a 20 anni dai Giochi di Torino, immutato nella sua bellezza e unicità per celebrare i XXV Giochi Olimpici Invernali. Così sarà per gli altri scenari alpini coinvolti, mentre il tessuto urbanizzato delle valli ha subito grandi processi di trasformazione e nello stesso modo la struttura sociale ed economica di ospitalità. Ma come sarà questa accoglienza? A meno di 900 giorni dal debutto del 6 febbraio 2026, è giusto chiedersi quale sia lo stato dell’arte e l’avanzamento della riflessione progettuale sul campo.

La tappa di Cortina a fine settembre del ciclo Welcoming Gate, organizzata da MC International in partnership con DOC-COM dopo quella di Sondrio a giugno e prima di quella di Milano (in programma a novembre) ha affrontato di petto la questione mettendo sul campo visioni, progetti, strategie e problematiche che sono state esposte al numeroso pubblico di addetti ai lavori.

All’insegna del vietato sbagliare, i milioni di turisti dal mondo, che si aggiungeranno in occasione delle Olimpiadi a quelli già presenti in Veneto e in Italia, dovranno trovare una nuova montagna e una nuova accoglienza: questo almeno l’obiettivo. Se i paesaggi mozzafiato delle Dolomiti non basteranno più, o almeno non dovranno essere lasciati i soli ad accogliere, emerge forte il tema della ricettività e del Design for all, legati certamente alle Paralimpiadi ma, soprattutto, all’inclusività del sistema. In questa prospettiva gestione dei flussi turistici, sostenibilità, rigenerazione e marketing del territorio sono i temi toccati dai relatori, coordinati da Francesco Scullica del Politecnico di Milano, per reinventare un contesto turistico di eccellenza.

Due le facce della medaglia: da una parte i grandi investimenti nell’hotellerie che punta ad attrarre il grande pubblico internazionale pur sempre in nome della sostenibilità e della continuità di una grande tradizione; dall’altra i gravi problemi legati allo spopolamento della montagna, aggravato da processi di gentrificazione che devono essere risolti guardando oltre il 2026 per attrarre non solo pubblico, ma anche residenti e lavoratori. L’identità territoriale, l’inclusione e l’ospitalità for all, con al centro il design e l’architettura senza barriere, sono così acclamate come il nuovo riferimento per il futuro del turismo montano.

A seguire, emergono nuovi trend e tramontano le fruizioni stagionali, proiettandosi oltre la storica dipendenza dalla neve: nascono nuovi soggetti come tur-insta, un viaggiatore evoluto di nuova generazione (giovane e social) che non si accontenta delle bellezze paesaggistiche ma punta a un’accoglienza d’alta gamma. Il controcanto è rappresentato da chi ricorda che l’Italia dovrebbe essere una Repubblica fondata sul turismo che guarda al futuro sulla base di una ricetta basata su data analysis, imprenditoria smart, offerta luxury e un trattamento premiante della forza lavoro.

Punto dolente sembrano essere le infrastrutture, che non sono solo impianti a fune e strade, comunque di fondamentale importanza, ma anche in una visione più ampia a livello regionale per quanto riguarda i collegamenti aeroportuali. In una strategia al 2037, ad esempio, l’aeroporto Marco Polo di Venezia ha in cantiere l’intermodalità con la ferrovia, prevista entro il 2026, e la sharing mobility in vista di Advanced Air Mobility, con droni e altri mezzi elettrici che, speriamo, possano arrivare fino a Cortina e alle altre località montane.

Tornando allo sport, comunque il motore alla base di tutto, sono di viatico le parole di Stefano Longo, presidente Fondazione Cortina che, ricordata l’antica vocazione ampezzana sempre più protagonista della rinascita della località, auspica una perla delle Dolomiti come “hub sportivo internazionale al massimo livello”.

Tutti al lavoro, dunque, per non mancare un 2026 che è ormai alle porte.

 

Immagine di copertina: credits  cortina.dolomiti.org

*** articolo sponsorizzato

Autore

  • Alessandro Colombo

    Nato a Milano (1963), dove si laurea in architettura al Politecnico nel 1987. Nel 1989 inizia il sodalizio con Pierluigi Cerri presso la Gregotti Associati International. Nel 1991 vince il Major of Osaka City Prize con il progetto: “Terra: istruzioni per l’uso”. Con Bruno Morassutti partecipa a concorsi internazionali di architettura ove ottiene riconoscimenti. Nel 1998 è socio fondatore dello Studio Cerri & Associati, di Terra e di Studio Cerri Associati Engineering. Nel 2004 vince il concorso internazionale per il restauro e la trasformazione della Villa Reale di Monza e il Compasso d’oro per il sistema di tavoli da ufficio Naòs System, Unifor. È docente a contratto presso il Politecnico di Milano e presso il Master in Exhibition Design IDEA, di cui è membro del board. Su incarico del Politecnico di Milano cura il progetto per il Coffee Cluster presso l’Expo 2015

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Last modified: 6 Ottobre 2023